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Nogara (VR): Cariche della polizia sul presidio contro la privatizzazione dell’acqua

Cariche della polizia sulle proteste  di fronte alla fabbrica della Coca cola di Nogara contro la privatizzazione dell’acqua

Sabato 9 luglio ci siamo trovatx davanti ai cancelli della Coca Cola di Nogara per denunciare le politiche di privatizzazione di un bene comune che in piena emergenza siccità rimane monopolio delle aziende private mentre la popolazione è costretta al razionamento.

Lo stabilimento della Coca Cola di Nogara (VR) è uno dei più limpidi esempi di estrattivismo nel nostro Paese. La fabbrica – già nota per condizioni di sfruttamento e precarietà a cui sono sottoposti lx lavoratorx – ogni anno utilizza quasi un miliardo e mezzo di litri d’acqua dalla vicina falda acquifera, pagando un prezzo poco più che simbolico alla Regione Veneto.

Tutto grazie a concessioni che la stessa regione non ha mai voluto rinegoziare: meno di due anni fa un decreto del direttore della Direzione Ambiente rinnovava a tempo indeterminato l’uso delle derivazioni di acque sotterranee.

E mentre in un quadro di “nuova normalità” legata alla siccità prodotta dalla crisi climatica governo e istituzioni locali pensano a misure di razionamento idrico per la popolazione, la Coca Cola continua a estrarre, sfruttare, produrre e incassare. Nulla di più iniquo e diseguale, eppure si continua a non prendere alcun provvedimento. È la medesima logica “dell’emergenza”, che scarica verso il basso costi e responsabilità della crisi, che abbiamo visto palesarsi più volte negli ultimi anni, dalla pandemia alla guerra, passando per il “cambio” di modello energetico. Forse è questa la “transizione” che hanno in mente i governi e le multinazionali: un nuovo grande terreno di accumulazione, a discapito di quella fetta di popolazione povera che si è fatta sempre più grande.

E questo avviene nonostante 11 anni fa un referendum ha sancito che non ci potesse essere più alcun margine di business per l’acqua e che qualsiasi scelta sul servizio idrico dovesse passare attraverso il pieno controllo democratico. Non solo questo non è mai avvenuto, ma il trand a cui stiamo assistendo è l’esatto opposto: l’acqua sta diventando il simbolo della negazione della democrazia.

GIÙ LE MANI DALL’ ACQUA BENE COMUNE!

 

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