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No Tav: per Caselli terrorista è chi resiste

Attentato per finalità terroristiche: decine di perquisizioni nella notte. Ma di militare c’è solo il cantiere e l’occupazione della valle. A impostare il teorema è Giancarlo Caselli

 

 “Attentato per finalità terroristiche o eversione“. Il capo di imputazione è stato contestato ad alcuni esponenti del movimento No Tav nei confronti dei quali la Digos sta eseguendo decine di perquisizioni in Val Susa e a Torino ai danni di divers* compagn* del Comitato di Lotta Popolare. Perquisiti anche i locali dell’Osteria La Credenza di Bussoleno. 

A impostare il teorema è Giancarlo Caselli, sopravvalutata icona antimafia ma che da tempo si dedica anima e cuore a inseguire uno straordinario movimento popolare che contesta una grande, inutile, costosa, devastante opera. I cui cantieri sono infiltrati da aziende in odore di mafia che qui lascia tracce visibilissime tanto che nel comune più a nord della valle, Bardonecchia, arrivò lo scioglimento del consiglio nel 1995. Non solo: La Direzione nazionale Antimafia nella sua relazione annuale del 2011 ha dato al Piemonte la medaglia di bronzo della penetrazione della criminalità organizzata calabrese: «In Piemonte la ‘ndrangheta ha una sua consolidata roccaforte, che è seconda, dopo la Calabria, solo alla Lombardia». La sentenza n. 362 del 2009 della Corte di Cassazione ha riconosciuto definitivamente «un’emanazione della ‘ndrangheta nel territorio della Val di Susa e del Comune di Bardonecchia».

Ma Caselli, all’indomani della manifestazione del 10 luglio, quella cui si riferiscono i capi d’accusa di stanotte, ebbe a dire: «Ieri notte c’è stato un salto di qualità preoccupante: si è assistito a una vera azione di guerra. Un’azione militarmente organizzata nei dettagli, con un lancio di una quantità industriale di molotov. Non si può far finta di niente. Solo per un caso non c’è scappato il ferito o addirittura il morto. Bisogna intervenire, non può essere solo un problema della magistratura. Devono essere messi in campo interventi adeguati».

Secondo le cronache di uno dei giornali del mainstream si trattò di un fitto lancio di bombe carta, molotov, bengala e razzi. I No Tav, entrando in azione simultaneamente in più punti della recinzione, hanno poi cercato di bloccare con alcuni cavi d’acciaio tre cancelli e hanno dato alle fiamme un motocompressore. Due molotov sono state gettate anche verso i poliziotti di guardia al cantiere col rischio di colpire qualcuno. Poi sono stati però respinti con idranti e lacrimogeni dalle forze dell’ordine che presidiavano l’area e si sono dileguati nei boschi. Tutto è durato una ventina di minuti.

Se c’è qualcosa di militare è l’occupazione della valle con migliaia di uomini e la reazione cilena con queste accuse terrificanti a poche ore dall’ennesima manifestazione popolare che ha attraversato sabato la valle con la partecipazione di alcune migliaia di persone.

«Dovremo metterci intelligenza, organizzazione, pazienza e costanza perché di fronte a noi abbiamo sempre di più un apparato compatto che cerca ogni nostro fianco scoperto per tentare di assestare colpi, convinto di indebolirci con qualche metro di scavo o qualche recinto in più – scrive il sito NoTav.Info – Sono convinti dall’altra parte di essere compatti, granitici, ma conosciamo bene quante crepe esistano in chi si dichiara imbattibile, in chi si convince di esserlo. In tutti questi anni abbiamo imparato che nulla è così scontato come sembra, e ne abbiamo fatto tesoro proprio per oggi, dove i tempi sono decisamente cambiati da quando il Tav era solo una minaccia, ed era più semplice ottenere risultati concreti.

Tutto è cambiato dalla Libera Repubblica della Maddalena, dove dopo lo sgombero – in cui abbiamo scricchiolato, ma tenuto bene! – il cantiere ha preso la forma del fortino, di quella caserma a cielo aperto che ancora oggi, nonostante svolga la sua funzione, tale rimane.(…)

Man mano la fortificazione del cantiere è proseguita e ha raggiunto il suo obbiettivo, quello di erodere più spazio fisico possibile al movimento, mangiandoci parte del territorio, tentando di metterci nella situazione più difficile possibile per essere incisivi».

Allora i capi d’accusa diventano la risposta alla costruzione dell’immaginario creato ad arte dai giornali. Il sito ricorda come «Fermare il Tav non è qualcosa di mediabile, non esiste un punto di caduta, esiste una vittoria, ed esiste una sconfitta, null’altro… Significa fare le manifestazioni, fare i convegni, i volantinaggi, appendere una bandiera al balcone, regalarne una ad un amico cittadino. Significa anche andare al cantiere a vigilare, a dare fastidio, o supportare le scelte del movimento nel momento in cui decide di danneggiarlo, dimostrare determinazione (come abbiamo fatto nella battaglia per il Ponte del Clarea venerdì scorso), e compiere atti di sabotaggio diretti a inceppare gli ingranaggi della macchina sitav. E’ una lotta, questa, la nostra, a 360 gradi, che non può permettersi di non ingaggiare il conflitto e sedersi al tavolo della mediazione, pena la sconfitta. (…) dare battaglia in ogni campo propostoci, che questo sia un tribunale amministrativo o il web, che sia la Clarea o Susa, che sia il Parlamento o la pubblica piazza». Sono indicazioni precise sul ruolo di supporto che altri movimenti (a cominciare da quello che sta lanciando la vertenza per l’amnistia sociale) possono fornire in altre valli e città, ovunque sia possibile attivarsi con gesti solidali e coerenti con una battaglia ventennale che dura proprio perché non segue le logiche militari e guerresche dei governi che violentano persone e boschi per fare un treno inutile.

Checchino Antonini da popoff
OGGI POMERIGGIO (lunedì 29 luglio) ALLE ORE 16.00 IN COMUNITA’ MONTANA A BUSSOLENO SI TERRA’ LA CONFERENZA STAMPA DEL MOVIMENTO. 
 
Sarà un momento comune in cui tutto il movimento nelle sue varie parti (saranno presenti sindaci e parlamentari) proverà a dare una prima risposta ai gravi fatti accaduti questa mattina in Valle di Susa.

Il movimento, nella sua parte popolare , ribadisce ancora una volta che non si fa certamente intimidire da queste folli accuse, rilanciando come sempre le mobilitazioni e la lotta.

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