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Napoli: Risvegliato dalla pistola della Digos

Il racconto di Elia, studente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, che è stata occupata per 35 giorni e sgomberata martedi 30 marzo dalla Digos. Con metodi violenti e provocatori.

Ieri (martedi 30 marzo), al 35esimo giorno di occupazione in cui dormivo in Accademia, siamo stati svegliati da 40 Digos che hanno fatto irruzione in accademia, attuando uno sgombero coatto.

Sono stato circondato da 10 Digos attorno al letto dove dormivo, puntandomi telecamere e torce in faccia e chiamandomi per nome e cognome.

Quando ho aperto gli occhi, la prima cosa che ho visto è stata la fondina con la pistola e la telecamera.

Lì ho realizzato che, a differenza delle altre mattine, non erano i compagni a svegliarmi.

Sveglia Gargiulo, mani in alto, spostati.

Mi alzo da letto ed alzando le mani rispondo “sono innocuo, mi sono appena svegliato, proviamo a fare gli artisti qua dentro… E sono in mutande!.

La mia risposta tragicomica non lascia trasparire la crisi che stavo avendo in quel momento: dovermi rivestire con una telecamera addosso, sentire la pressione di 10 Digos che sai benissimo cosa stanno per fare, sei consapevole di quello che sta per succedere e tremi, ti immobilizzi, non riesci a mettere i vestiti.

Gargiulo, il telefono grazie“, mi dice uno degli ufficiali.

Mi viene impedito qualsiasi contatto con l’esterno che in quel momento mi sarebbe stato fondamentale.

Scendo scortato e mi rendo conto che l’Accademia era piena di forze dell’ordine che seguivano i miei compagn* per l’identificazione.

Vengo filmato contro un muro documento alla mano e mi viene fatta firmare la copia della denuncia.

I reati di cui vengo accusato sono gli articoli 633, 635, 639 bis e 170: Occupazione, uso improprio di bene culturale, danneggiamento e vandalismo.

Abbiamo occupato un bene culturale, un bene culturale che dovrebbe essere fruibile e comune, al cui interno vi sono una gipsoteca e la sala Palizzi, chiusi ormai da anni.

Uno spazio chiuso da un anno che veniva negato all* student* a causa di ritardi nella gestione della pandemia.

Uno spazio dove ci è stato detto che il giardino non era agibile, il teatro non era agibile, i laboratori necessitavano di un piano rientri non esistente ed infine aule chiuse non fruibili come aule studio.

La Digos ha anche preteso le chiavi dell’Aula Giuliani, che è stata di fatto sgomberata anch’essa, probabilmente l’unica certezza che avevamo ottenuto in questi 35 giorni di occupazione.

“Uso illecito di un bene culturale” perché abbiamo riaperto un bene culturale per (appunto) farlo tornare ad essere uno spazio in cui si fa arte, cultura, politica ed autoformazione.

Questa accusa è gravissima ed in alcuni casi prevede anni di carcere.

Non vi sembra assurdo ed anche incoerente accusarci di tutto ciò?

Danneggiamento e vandalismo per aver riaperto un teatro che verte in condizioni strutturali pessime e per aver eseguito un’opera al terzo piano che vede protagonisti i corpi delle studentesse molestate.

Opera eseguita su un muro su cui erano presenti scritte decennali di Casapound, Forza Nuova, frasi goliardiche a sfondo sessuale, insulti sessisti e disegni di vario tipo.

Vi fanno davvero così paura quei corpi? Vi fa davvero così paura l’arte quando non è bella (perché, parliamoci chiaro, smettiamola di dire che l’arte è solo bello perché non lo è)?

Vi fa paura quando vi si incide sulle mura di un’istituzione la violenza che avete perpetuato per 10 anni? Allora beh, siamo tutt* vandal*.

Non saranno le denunce a fermarci, non saranno le intimidazioni subite a farci fare passi indietro, non sarà la direzione che non ci ascolta ma anzi saranno motivo in più per alzare la posta in gioco, per farci sentire e per portare avanti un percorso di lotta che è appena iniziato.

DENUNCIAT* PER AVER DENUNCIATO LA VIOLENZA!

Elia Gargiulo

da Contropiano

 

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