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Il mistero della morte di Luca Ventre, soffocato da un poliziotto nell’ambasciata italiana in Uruguay

Sono tanti i dubbi che aleggiano intorno alla morte dell’italiano Luca Ventre, avvenuta il 1° gennaio 2021, a Montevideo in Uruguay. Quel giorno il 35enne di origini lucane si introduce nell’ambasciata italiana dove viene ripreso dalle telecamere di video sorveglianza: le immagini mostrano Luca mentre viene fermato da un poliziotto uruguaiano che lo immobilizza tenendolo per il collo con una tecnica chiamata ‘chiave di judo’ per almeno 14 minuti. Il 35enne non riprende più conoscenza: verrà dichiarato morto in ospedale poco dopo.

Almeno 14 minuti con il braccio di un poliziotto premuto sul collo. E poi la morte. La mattina del 1 gennaio 2021, a Montevideo, in Uruguay, un cittadino italiano, Luca Ventre, 35 anni, incensurato, muore dopo essere stato fermato da un poliziotto uruguaiano che lo immobilizza a terra tenendolo per il collo con una tecnica chiamata ‘chiave di judo’. Il tutto accade all’interno dell’ambasciata italiana: proprio così, il poliziotto uruguaiano era all’interno della nostra ambasciata. E sotto le telecamere di sorveglianza i cui filmati Fanpage è in grado di mostrare in esclusiva.

Ma andiamo con ordine, perché la vicenda è alquanto complessa.

Origini lucane, e una figlia di soli otto mesi, Luca Ventre si era trasferito a Montevideo otto anni fa, affiancando il padre Mario, che tutt’ora risiede in Uruguay. Con l’emigrazione italiana degli anni ’50, il ramo paterno della famiglia di Luca si è sviluppato lì, integrandosi perfettamente nel tessuto economico del paese. Arrivato in Uruguay, Luca apre prima un bar poi una pizzeria e collabora con la Camera di commercio della città nel settore dell’import-export di alimentari, in particolare della cioccolata.

La sua morte è una vicenda segnata da violenza, omissioni e incongruenze, resa ancora più incredibile dalla cornice dentro la quale è iniziata: il cortile dell’ambasciata italiana di Montevideo.

il video esclusivo

L’ingresso in ambasciata

Alle 7.04 (ora locale di Montevideo) del 1° gennaio 2021. Lo si vede dai video. Luca parcheggia il suo pick-up davanti alla porta dell’ambasciata, in via Josè Ellauri, come ripreso dalla telecamera di video sorveglianza. Alle 7.05 suona, ma nessuno gli apre. Così scavalca la cancellata all’ingresso ed entra in ambasciata, all’apparenza tranquillo. Indossa jeans e maglietta, in mano ha una cartella porta documenti. In Uruguay è piena estate e nonostante sia mattino presto ogni cosa è ben visibile.
Il tentativo di andarsene dall’ambasciata

Nonostante prassi voglia che il territorio dell’ambasciata sia presidiato da guardie italiane, una volta entrato, Luca trova in cortile una guardia privata e un agente di polizia locale armato, entrambi uruguaiani. Tra le 7.05 e 7.07 non sappiamo cosa accade perché Luca esce dal campo visivo della telecamera (l’ambasciata non ha fornito i filmati interi), ma poi Luca riappare nel video della sorveglianza mentre cammina verso l’uscita. Alla sua destra si intravede la guardia privata che lo segue a distanza. Alle 7.06 Luca tenta di scavalcare il cancello per uscire, la guardia lo rincorre, lo afferra per i pantaloni e lo riporta a terra. Luca cade in piedi, viene immobilizzato dalla guardia e raggiunto dal poliziotto. Dai filmati si capisce che gli uomini si scambiano qualche parola.

Luca si inginocchia

Alle 7.07:15 Luca si inginocchia con le mani dietro la schiena, come a dire “fate pure”. Alle 7.07 il poliziotto lo scaraventa a terra e ancora, in segno di resa, Luca alza l’unico braccio libero, quello destro, senza opporre alcuna resistenza. A questo punto il poliziotto gli mette un braccio attorno al collo mentre la guardia continua a tenerlo fermo. Luca tenta invano di divincolarsi dalla presa. Resterà così, con il braccio sul collo, fino al termine del filmato. Alle 7.08 la guardia entra in guardiola e telefona, a chi non lo sappiamo. Poi si avvicina a Luca e prende la pistola dell’agente di polizia.

Alle 7.18 Luca smette di muoversi

Dal minuto 7.09 al minuto 7.18 Luca prova a liberarsi dalla stretta ma non ci riesce e alle 7.18 smette di muoversi. Dalle 7.18 e fino alle 7.29 Luca è a terra, completamente immobile, steso sul fianco, un braccio sotto il corpo, l’altro disteso, e il braccio del poliziotto ancora attorno al collo. Alle 7.30 il poliziotto si alza, va in guardiola e dopo pochi minuti esce portando radio e telefono alla guardia la quale inizia una lunga serie di telefonate. In tutto ciò le manette del poliziotto non sono mai state utilizzate.

Le lunghe telefonate della guardia e i tabulati negati

Considerato il breve tempo in cui si svolge la vicenda, la guardia passa molto tempo al telefono. Effettua una chiamata, ne riceve un’altra, parla per sei minuti con qualcuno, poi compone un altro numero e procede con un’altra telefonata, e di nuovo telefona a qualcuno. A chi telefona il poliziotto? Non si sa. La Procura non ha risposto a nessuna delle richieste da parte dei legali della famiglia Ventre di acquisire i tabulati telefonici. Luca è a terra immobile da ormai 13 minuti: ciò nonostante il poliziotto non molla la presa.

Il corpo di Luca trascinato in auto

Alle 7.40 si apre il cancello dell’ambasciata ed entrano tre persone: un uomo in camicia e cravatta e due agenti che ammanettano Luca ancora a terra. Nemmeno in questo caso Luca ha un segno di reazione. La guardia torna in guardiola e consegna agli agenti la cartellina porta documenti di Luca. La vittima viene così sollevata di peso dai due, il corpo non dà segni di vita. Viene girato verso l’uscita e trascinato di peso nell’auto della polizia, che parte in direzione dell’ospedale che dista dall’ambasciata poco più di 4 km. L’auto procede senza sirene né lampeggianti accesi e arriva all’ospedale in quattro minuti.

I due agenti in auto danno versioni discordanti. Uno dice che Luca, dopo essere apparso negli ultimi venti minuti in ambasciata inerme, improvvisamente si sveglia ed è violento, un vero e proprio “uragano”, mentre il secondo agente dirà che Luca durante il tragitto è semi cosciente, ha le convulsioni e presenta i sintomi di un arresto cardiaco in corso, questo li induce a portarlo in ospedale, dove, stando alle loro dichiarazioni, morirà di lì a poco.

L’autopsia sul corpo di Luca Ventre

L’autopsia effettuata dal medico legale non evidenzia cause apparenti di morte dovuta a traumi o lesioni, ma il cervello presenta uno stato edematoso compatibile con la morte da asfissia. Da strangolamento. Il viso e il corpo di Luca riportano ferite superficiali, e in prima battuta gli ematomi sul collo vengono giustificati con le iniezioni di farmaci. Il cuore è sano e in perfetta forma. Nessun segno evidente di infarto. Campioni di cuore e cervello sono stati inviati per l’analisi patologica e lo stesso è stato fatto con campioni di sangue, urine e organi per l’esame tossicologico, ma i risultati ancora non sono arrivati.

Cosa non torna in questa vicenda

Sono molti gli aspetti e i dubbi da chiarire: perché Luca la mattina del 1° gennaio 2021 si introduce in ambasciata? Ha paura? Cerca rifugio o protezione? E cosa lo spinge a volersene andare subito? Perché subisce quell’aggressione nonostante le immagini restituiscano un uomo assolutamente tranquillo, disarmato, e che anzi cede al suo arresto? Perché quel poliziotto lo tiene per il collo per 14 minuti?

E ancora, cosa ci faceva un poliziotto uruguaiano nella nostra ambasciata? Perché l’ambasciata, nonostante sia stata prontamente messa al corrente dell’accaduto, non ha contattato prontamente i familiari di Luca? Perché i video arrivano alla famiglia tagliati e manomessi? Ma soprattutto: perché Luca Ventre è morto?

Stela Xhunga

da fanpage.it

 

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