Il militarismo invade le scuole: gli studenti invitati a sfilare il 2 giugno
- maggio 31, 2023
- in misure repressive
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Non siamo ancora al «libro e moschetto fascista perfetto», ma il percorso pare avviato.
A inizio maggio nelle caselle di posta di tutte le scuole italiane è infatti arrivata una nota del neonato Ministero dell’Istruzione e del Merito guidato da Giuseppe Valditara – sul cui nuovissimo logo che richiama le grandi lettere “M” del ventennio sarebbe anche interessante aprire una riflessione – relativa alle «Celebrazioni per la Festa della Repubblica del 2 giugno» (in particolare nel Lazio con protocollo in uscita n. 24490, del 9 maggio 2023), con una richiesta singolare: un invito alle scuole a presentare la propria candidatura non solo per assistere alla parata militare del 2 giugno lungo via dei Fori imperiali a Roma, ma anche per sfilare insieme ai vari reparti delle forze armate.
«Gli Istituti scolastici selezionati assisteranno alla manifestazione dalla tribuna coperta avendo garantito il posto assegnato», si legge nella nota. «Le scuole selezionate verranno contattate dalla Direzione generale per la progettazione organizzativa, l’innovazione dei processi dell’amministrazione, la comunicazione e i contratti per ricevere indicazioni sulle modalità organizzative e di accesso alla tribuna e prenderanno parte alla celebrazione, in rappresentanza degli studenti e di tutto il personale scolastico, con una delegazione d’istituto, una parte della quale sfilerà alla manifestazione del 2 giugno». Studentesse e studenti potrebbero così ritrovarsi, armati di penne, quaderni – per gli istituti maggiormente obbedienti al verbo dell’innovazione tecnologia applicata alla didattica – e tablet, a marciare lungo la ex via dell’Impero insieme ai paracadutisti della Folgore e agli incursori del Battaglione San Marco, truppe speciali per operazioni di guerra ad alto rischio.
Contro questa proposta si schiera l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole – a cui aderisce anche Pax Christi –, che da tempo monitora i rapporti sempre più stretti tra forze armate e scuole denunciandone l’assoluta incompatibilità (v. Adista Notizie n. 11/23). «Chiediamo con forza che le scuole intenzionate a partecipare alla rivista militare del 2 giugno a Roma ritirino, o non inoltrino, la propria candidatura», si legge in una comunicazione dell’Osservatorio inviata alle scuole. «Il 2 giugno deve rimanere la festa della Repubblica democratica antifascista che ripudia la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti internazionali. Chiediamo che gli studenti, le famiglie e i docenti convinti della necessità di un’educazione alla pace intervengano e risparmino alle loro scuole una giornata che si profila come l’ennesima occasione di contatto tra forze militari e istituti scolastici. In un contesto simile la partecipazione a una sfilata in mezzo alle divise militari finirebbe con il mettere in secondo piano quanto di buono quotidianamente viene portato avanti all’interno delle nostre aule. Siamo fermamente convinti che non sia possibile per docenti, genitori, dirigenti scolastici, studenti e studentesse farsi rappresentanza di tutto il personale scolastico all’interno di una parata militare, e crediamo che far sfilare dei ragazzi e delle ragazze insieme all’esercito, mentre nel cuore dell’Europa assistiamo a una progressiva escalation militare, sia un messaggio molto pericoloso e in lampante contraddizione con la funzione stessa della scuola».
Inoltre, aggiunge l’Osservatorio, «crediamo che smilitarizzare le scuole e l’educazione significhi rendere gli spazi scolastici veri luoghi di pace e di accoglienza; allontanare dai processi educativi le derive nazionaliste, i modelli di forza e di violenza e l’irrazionale paura di un “nemico” (interno ed esterno ai confini nazionali) creato ad hoc come capro espiatorio; opporsi al razzismo e al sessismo di cui sono portatori i linguaggi e le pratiche belliche. Smilitarizzare la scuola vuol dire restituirle il ruolo sociale previsto dalla Costituzione italiana come luogo di formazione e crescita delle persone, laboratorio di relazioni di cui l’educazione alla pace è presupposto indispensabile; non contribuire a promuovere presso i nostri studenti e le nostre studentesse la carriera militare in Italia e all’estero come normale sbocco lavorativo per il futuro; rifiutarsi di pensare le forze armate e le forze di sicurezza come risolutive di problematiche che pertengono alla società?civile». Non resta ora che attendere il 2 giugno per vedere se nella parata di via del Fori imperiali, fra mimetiche e anfibi comparirà anche qualche grembiule.
da Adista
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