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Migranti: Almeno 180 i morti dell’ultima strage nel Canale di Sicilia

Sul barcone affondato venerdì c’erano 190 migranti originari del Corno d’Africa

Il sospetto di trovarsi di fronte all’ennesima strage del Mediterraneo, la prima del 2017, gli uomini impegnati nella missione europea Triton intervenuti sabato per soccorrere un barcone affondato al largo della Libia, l’hanno avuto subito. Quattro corpi recuperati e altrettanti scampati alle acque gelide del mare. Troppo pochi per non temere il peggio.

La conferma che i timori erano più che fondati è arrivata puntuale ieri, una volta ascoltate le testimonianze che i sopravvissuti, una donna e tre uomini di origine eritrea ed etiope, hanno fatto nel porto di Trapani agli operatori dell’Unhcr e di Medici senza frontiere . E dai loro racconti è emerso che a bordo dell’imbarcazione di legno a due piani si trovavano circa 195 persone. Il che farebbe salire il numero delle vittime a più di 180. Una strage. «Un uomo ha perso la moglie senza neanche poter recuperare il corpo», ha raccontato Andrea Ciocca, coordinatore del team primo soccorso psicologico di Mfs a Trapani. «Quando siamo arrivati al molo le persone che abbiamo assistito erano molto scosse dall’esperienza orribile alle quale sono sopravvissute».
Ai soccorritori i tre uomini e la donna hanno detto di essere partiti venerdì scorso dalla Libia. Il barcone di legno era stracolmo di persone originarie del Corno d’Africa. I problemi sono cominciati dopo cinque re di navigazione, quando il motore si è rotto e la barca ha cominciato a imbarcare acqua e ad affondare. Chi si trovava a bordo non ha avuto altra possibilità che cadere in acqua dove è rimasto almeno undici ore prima di essere soccorso da una nave francese impegnata nella missione Triton dell’agenzia europea per il controllo delle frontiere Frontex.

Gli ultimi due tragici naufragi di migranti nel Mediterraneo confermano, secondo Carlotta Sani, portavoce dell’Unhcr per il Sud Europa, che «l’instabile situazione libica viene sfruttata a fini di lucro dai trafficanti, che spingono i migranti a partire in qualsiasi condizione: già sono oltre duemila gli arrivati in questi primi giorni dell’anno e oltre duecento i morti».

Cifre che sono in linea, superandoli, con gli arrivi registrati nel 2016, anno che ha avuto il triste record di morti in mare: «oltre cinquemila», ricorda l’Unhcr, mentre «vanno aumentando anche i morti di terra: si pensi alla frontiera di Ventimiglia con la Francia, a quella del Brennero con l’Austria, ai morti di freddi sulla rotta balcanica, ad esempio in Serbia».

La portavoce dell’Unhcr ha sottolineato anche il fatto che ci sono Paesi africani che gestiscono l’arrivo sul proprio territorio di milioni di persone. «Ci chiedono: e l’Europa cosa fa? – ha osservato Sami – In Uganda, in Sud Sudan, in Ciad non si sente mai parlare di invasione. In Uganda nel solo mese di giugno l’anno scorso sono entrate 150 mila persone dal Sud Sudan. In Italia in tutto l’anno 180 mila».

E di migranti ieri ha parlato anche Sergio Mattarella durante il viaggio compiuto ieri in Grecia. Visitando il campo profughi di Eleonas, ad Atene, il presidente della repubblica ha ricordato come quello di pensare ad accogliere i migranti e alla loro integrazione sia «un dovere che grava su tutta l’Europa, non soltanto sulla Grecia o sugli altri paesi di arrivo dei profughi».

da il manifesto

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