Fatima Karim è stata condannata a due anni di reclusione per un post sui social. E’ accusata di “attacco alla religione islamica” per aver commentato in tono satirico sulla sua pagina Facebook i versetti del Corano e gli hadith del profeta Maometto, considerati sacri nella tradizione musulmana

Fatima ha 39 anni, è una blogger che si definisce “una persona laica che sostiene la separazione tra religione e stato o potere politico” ed è in detenzione da metà luglio.

Il suo approccio anti-fondamentalista si riferisce soprattutto al ruolo della donna nella società

Davanti ai giudici ha rivendicato il suo diritto alla libertà di espressione, garantito dalla Costituzione marocchina, e si è scusata pubblicamente con “chiunque si fosse sentito offeso”, assicurando che non intendesse mai minare l’Islam, la religione di stato in Marocco. Non è stata ascoltata.

Quel che ha scritto è stato ritenuto offensivo e lo scorso 13 settembre, la Corte d’Appello di Khouribga ha confermando la sentenza di primo grado (del 15 agosto) che la aveva condannata a due anni di reclusione.

Fatima è stata condannata attraverso l’articolo 267-5 del codice penale marocchino, che punisce da sei mesi a due anni di reclusione “chiunque violi la religione musulmana”, con pena aumentata a 5 anni di reclusione se il reato è commesso in pubblico, “anche per via telematica”. Si tratta di una legge generica ed evasiva, la cui formulazione non specifica quali fatti costituiscono una violazione e che di fatto ostacola la libertà di espressione. Sotto il motto nazionale “Dio, nazione, re”, il codice marocchino punisce con prigione o multe il libero pensiero e la libera parola.

L’avvocato di Fatima sta preparando il ricorso in cassazione, possiamo fare la nostra parte con la nostra attenzione.

Tiziana Barillà