Menu

Maja T. ricoverata in ospedale dopo 27 giorni di sciopero della fame

Maja T. da quasi un mese è in sciopero della fame. Ora, la sua salute è peggiorata a tal punto che è stato necessario il ricovero in ospedale. Questa mattina, Maja è stat* trasferit* a 260 km da Budapest, in un ospedale vicino al confine con la Romania, tra dubbi sul trattamento sanitario e timori di un ulteriore isolamento. Intanto cresce la mobilitazione in Germania: il padre è partito a piedi da Jena per consegnare 100mila firme al ministro degli esteri e chiedere un intervento del governo

di Marco Colombo da il domani

Dopo 27 giorni di sciopero della fame, il corpo di Maja T. inizia a cedere. L’attivista antifascista e queer tedesc*, imputat* nello stesso processo che vede coinvolta l’europarlamentare Ilaria Salis, è stat* trasferit* d’urgenza in un ospedale carcerario al confine con la Romania a causa di un aggravarsi delle sue condizioni di salute. Una decisione che però rischia di rappresentare un ulteriore pericolo per Maja, in un paese dove Viktor Orbán da anni erode lo stato di diritto, limita la libertà di stampa e perseguita attivisti e oppositori. Proprio questo weekend, oltre 200mila persone hanno sfilato a Budapest in un Pride non autorizzato, sfidando il divieto imposto dal governo per rivendicare diritti e libertà.

Intanto, in Germania cresce la mobilitazione: movimenti in fermento, appelli pubblici e presidi davanti ai palazzi del governo. E suo padre ha deciso di mettersi in marcia, a piedi, verso Berlino per chiedere un incontro diretto con il ministro degli Esteri.

Il ricovero

Da ventisette giorni Maja rifiuta il cibo che le propongono all’interno del carcere di Budapest. In quella cella, ha trascorso oltre un anno in stato di isolamento, 23 ore al giorno trascorse in 8 mq, senza contatti significativi con altri detenuti e sotto sorveglianza costante. Il digiuno ha portato a un graduale ma rapido deperimento fisico che ha costretto le autorità ungheresi, che fino a qualche giorno fa minimizzavano sostenendo si trattasse di una messinscena, ad ammettere il peggioramento del suo stato di salute e disporre il ricovero in una struttura a 260 chilometri da Budapest.

Un trasferimento che, tuttavia, solleva più dubbi che rassicurazioni. La scelta di una struttura così lontana e in un’area difficilmente raggiungibile, quasi al confine con la Romania, è indicativa della volontà di isolare ancor di più Maja. Proprio nel momento in cui le sue condizioni richiedono massima attenzione e trasparenza, le autorità sembrano voler rendere più difficile ogni forma di controllo esterno, ostacolando l’accesso dei familiari, dei legali e rendendo più difficile il reperimento di informazioni sulle sue condizioni.

«Le sue condizioni sono gravi – ha dichiarato Wolfram Jarosch, padre di Maja – Ogni giorno di detenzione è un rischio per la sua vita. Sono molto preoccupato. L’inazione dei politici sta mettendo gravemente in pericolo Maja». Stando a quanto riportato dal padre, avrebbe perso oltre dieci chilogrammi dall’inizio del suo digiuno e il suo corpo appare stanco e provato.

L’appello alle autorità

Una situazione divenuta ormai insostenibile per Maja e insopportabile per i suoi familiari e amici che da mesi portano avanti una mobilitazione per chiedere l’intervento del governo tedesco. Nei giorni scorsi Jarosch Wolfram è partito a piedi da Jena, la città natale di Maja, per raggiungere Berlino con l’obiettivo di incontrare il ministro degli Esteri, Johann Wadephul. Un viaggio di oltre 250 chilometri per sensibilizzare sulle sue condizioni di salute, raccontando la sua storia lungo tutto il tragitto. Nello zaino che lo accompagna in questo viaggio Jarosch porta le oltre 100mila firme di cittadini tedeschi che chiedono un intervento deciso del governo per riportare Maja in Germania. Un tentativo, l’ennesimo, di chiedere l’intervento urgente delle autorità in un momento più che mai delicato e cruciale.

Richieste che fino ad ora sono cadute nel vuoto nonostante l’attenzione di diversi esponenti delle opposizioni. L’eurodeputato Martin Schirdewan ha chiesto che la Germania renda «immediatamente prioritario un suo trasferimento» per evitare che le sue condizioni possano peggiorare ulteriormente. «Cosa deve accadere di più perché Spd e Cdu si sveglino? – ha dichiarato – La sua estradizione è stata illegittima. Ora è tempo di risolvere questo torto». Parole a cui ha fatto eco la deputata dei Verdi, Katrin Göring-Eckardt, che ha definito «una catastrofe in mezzo all’Europa» la situazione di Maja chiedendo che venga concesso all’attivista «un processo impeccabile dal punto di vista dello stato di diritto» in Germania.

Solidarietà è arrivata anche dall’europarlamentare Ilaria Salis. «Maja ha scelto lo sciopero della fame per protestare contro un processo ingiusto e politico» ha scritto in un longo post su Instagram. Nel suo appello Salis chiede che le cure siano fornite da medici indipendenti e che venga concesso a Maja di tornare in Germania: «Il processo deve svolgersi in un paese democratico, dove i diritti fondamentali siano pienamente garantiti».

Gli aggiornamenti ai microfoni di Radio Onda d’Urto con un compagno del Comitato anti repressione Milano, legato al gruppo Free All Antifas. Ascolta o scarica

Maja T. resta in carcere a Budapest

 

Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi sostenerci donando il tuo 5×1000 

News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp