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Maja T. inizia lo sciopero della fame

Ungheria, l’antifascista Maja T. inizia lo sciopero della fame. Un anno fa l’estradizione illegale dalla Germania dell’attivista che ora chiede di tornare nel proprio paese e seguire da lì il processo. Le accuse sono analoghe a quelle contro Ilaria Salis. Mercoledì il tribunale magiaro ha rinviato la decisione sui domiciliari

di Giansandro Merli da il manifesto

«Chiedo di tornare in Germania e partecipare al processo ungherese da casa». Con queste parole l’antifa tedesca Maja T. ha iniziato ieri lo sciopero della fame. Mercoledì il tribunale di Budapest aveva rinviato al 20 giugno la decisione sui domiciliari: la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Nel suo appello T. descrive condizioni detentive che hanno l’unico scopo di piegarla come persona: isolamento continuativo, videosorveglianza costante, ispezioni corporali giornaliere, assenza di luce solare, cella piena di cimici e scarafaggi.

Il problema principale resta l’impossibilità del giusto processo in un paese in cui l’indipendenza della magistratura è compromessa e le autorità politiche hanno già stabilito che gli antifascisti coinvolti nella vicenda sono tutti colpevoli. L’attivista è in carcere a Budapest con accuse analoghe a quelle mosse contro Ilaria Salis, uscita di prigione grazie all’immunità da europarlamentare (ora a rischio). Per le presunte aggressioni contro militanti neonazisti a ridosso del Giorno dell’onore 2023 T. potrebbe ricevere oltre 25 anni di carcere. Anche in assenza di prove che dimostrino la sua partecipazione agli attacchi (dai video proiettati in aula non ne sono emerse).

Maja T. è stata estradata in Ungheria un anno fa, con un blitz notturno della polizia di Dresda. Mesi dopo la Corte costituzionale di Karlsruhe ha giudicato l’azione illegale. Maja è una persona non binaria, ostaggio di un regime che calpesta sistematicamente i diritti della comunità LGBTQI+ e che, da quest’anno, è persino arrivato a mettere al bando il Pride.

Nel processo è sostenuta dal padre, dalla sinistra europea di The Left e dai suoi compagni antifascisti. Questi hanno manifestato dentro e fuori il tribunale anche nell’ultimo round di udienze, tra mercoledì e oggi. Ieri si sono svolti cortei in sei città tedesche. Dal governo di Berlino, nuovo e vecchio, non sono mai arrivati segnali. La sentenza è attesa dopo l’estate.

Sulle frequenze di Radio Onda d’Urto il contributo di Mattia Tombolini, della campagna “Free all Antifas” e collaboratore di Ilaria Salis.  Ascolta o scarica

Di seguito la traduzione e lettura in italiano della dichiarazione di Maja con la quale annuncia l’inizio dello sciopero della fame Ascolta o scarico

Trascrizione della dichiarazione di sciopero della fame

Mi chiamo Maja. Quasi un anno fa sono stata estradata illegalmente in Ungheria. Da allora, sono trattenuta qui in un isolamento disumano e prolungato. Ieri, 4 giugno 2025, si sarebbe dovuta prendere una decisione in merito alla mia richiesta di trasferimento agli arresti domiciliari. Questa decisione è stata rinviata. Le precedenti richieste di trasferimento agli arresti domiciliari sono state respinte. Non sono più disposta a sopportare questa situazione insopportabile e ad attendere le decisioni di una magistratura che ha sistematicamente violato i miei diritti negli ultimi mesi. Pertanto, oggi, 5 giugno 2025, inizio uno sciopero della fame. Chiedo di essere trasferita nuovamente in Germania, di poter tornare dalla mia famiglia e di poter partecipare al procedimento in Ungheria da casa.

Non sopporto più le condizioni di detenzione in Ungheria. La mia cella è stata sottoposta a videosorveglianza costante per oltre tre mesi. Per più di sette mesi, mi è stato imposto di indossare le manette ogni volta che uscivo dalla cella, a volte anche all’interno, che si trattasse di fare la spesa, di fare chiamate Skype o di ricevere visite. Gli agenti effettuano ispezioni visive della mia cella ogni ora, anche di notte, durante le quali accendono sempre la luce. Sono sottoposto a perquisizioni intime che mi costringono a spogliarmi completamente. Le visite si svolgono in stanze separate, dove sono separato dai miei familiari, avvocati e rappresentanti ufficiali da una parete di vetro. Dopo le ispezioni in cella, gli agenti lasciano tutto in completo disordine. Le condizioni architettoniche mi impediscono di ricevere abbastanza luce naturale. Il piccolo cortile è di cemento e coperto da una grata metallica. La temperatura dell’acqua della doccia non può essere regolata. La mia cella è costantemente infestata da cimici e scarafaggi. Non c’è un’adeguata fornitura di cibo fresco ed equilibrato.

Sono anche in isolamento a lungo termine. Per quasi sei mesi non ho avuto contatti con altri detenuti. Ancora oggi, vedo o sento altre persone per meno di un’ora al giorno. Questa continua privazione del contatto umano è finalizzata a causare danni psicologici e fisici. Ecco perché le Regole Penitenziarie Europee del Consiglio d’Europa richiedono “almeno due ore di contatto umano significativo al giorno”. Ecco perché l’”isolamento a lungo termine” – l’isolamento di un detenuto per più di 22 ore al giorno per più di 15 giorni – è considerato trattamento disumano o tortura ai sensi delle Regole Nelson Mandela delle Nazioni Unite. Qui in Ungheria, sono sepolto vivo in una cella di prigione e la custodia cautelare può durare fino a tre anni.

Per questi motivi, non avrei mai dovuto essere estradato in Ungheria. Il Tribunale Regionale Superiore di Berlino e la commissione speciale “Linx” dell’Ufficio di Polizia Criminale dello Stato della Sassonia hanno pianificato ed eseguito l’estradizione, ignorando deliberatamente i miei avvocati e la Corte Costituzionale Federale. Il 28 giugno 2024, poche ore dopo la mia estradizione frettolosa, la Corte Costituzionale Federale ha stabilito che non dovevo essere estradato per il momento. Il 6 febbraio 2025, ha stabilito che la mia estradizione era illegale. Da allora, nessuno dei responsabili è stato ritenuto responsabile. Non ho ricevuto alcun risarcimento.

Attraverso il mio sciopero della fame, voglio anche sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che nessun altro dovrebbe essere estradato in Ungheria. Al momento, questo vale in particolare per Zaid di Norimberga, che è seriamente minacciato di estradizione in Ungheria. Dichiaro la mia solidarietà a tutti gli antifascisti perseguitati nel caso di Budapest.

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