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I magistrati: “Troppi arresti per reati minori”

Lo studio promosso da Area Dg che ha coinvolto 60 tra pm e giudici del Piemonte: “Concentrare le forze su arresti facoltativi per fatti meno gravi distoglie le indagini da quelli complessi”.

La premessa è d’obbligo ed è anche politically correct: “Non è una polemica, ma un’analisi che vuole costruire un miglioramento generale del sistema”. C’è ancora, prima di entrare nel merito, una richiesta esplicita: “Non creiamo contrapposizioni con la polizia giudiziaria, Non è né l’intento né lo spirito di questo lavoro”.

E però è destinato ad aprire un profondo dibattito nel mondo della giustizia lo studio stilato da una sessantina di magistrati (pm, giudici, gip etc..) del Distretto, proposto e sviluppato dalla corrente di magistratura “Area”. Che pone l’accento su un dato: “Negli ultimi anni si è registrato un progressivo aumento degli arresti a Torino e il lockdown del 2020 non ha ridotto la tendenza per quanto ci si potesse attendere in linea teorica, Tutt’altro. “É aumentato il numero di arresti in flagranza soprattutto per fatti non connotati da particolare gravità”.

“Le insicurezze sociali reali o percepite – ha detto Roberto Arata, del coordinamento nazionale di Area – non vanno sottovalutate: la credibilità della giurisdizione passa anche attraverso la capacità di fornire risposte serie e tempestive a reati che tutti i giorni quelle insicurezze alimentano. Le risorse però non sono infinite, e concentrare le forze su arresti in flagranza per fatti meno pericolosi implica distogliere le indagini da fenomeni criminali più complessi”.

Chiaramente non ci si riferisce ai reati da “Codice Rosso” pur quadruplicati negli ultimi quattro anni (82 nel 2016, 253 nel 2019, 308 nel 2020)., tantomeno a quelli legato agli stupefacenti (passati da 977 a 1415).

Il tema è sul totale degli arresti in flagranza “su cui hanno spiegato il pm Enrico Arnaldi di Balme, il gip Maria Francesca Abenavoli e il giudice Giulia Maccari – vogliamo stimolare una riflessione fra tutte le parti coinvolte per migliorare il servizio in un settore che viene troppo sbrigativamente liquidato come giustizia “minore”. Operazione resasi necessaria, per non dire indifferibile, anche dai numeri sul totale degli arresti e dei fermi passato dai 2.466 del 2014 ai 3.538 del 2019. Durante l’emergenza sanitaria del 2020 sono scesi nel complesso a 3.285, anche se sono aumentati in maniera netta quelli per resistenza a pubblico ufficiale (370 nel 2016, 540 nel 2020).

Dal 2016 al 2020 nel circondario giudiziario di Torino so o invece calati gli arresti per furto e rapina, che nel 2014 erano 1.032 e nel 2020 si fermano a 825, 74 in meno del 2019 nonostante la pandemia da Covid-19 e i conseguenti lockdown. C’è una tendenza dunque che è già riscontrabile dalle prime comunicazioni tra la polizia operante e il magistrato di turno: “con maggiore frequenza rispetto a quanto avveniva in passato gli operanti insistono nella volontà di eseguire l’arresto anche davanti a forti perplessità manifestate dal pm”. Questo genera criticità frequenti. Tra di esse gli arresti per furto per particolare tenuità del fatto (“La professoressa incensurata arrestata perché in coda all’Ikea passa dritta alle casse rubando un mestolo”) o gli arresti per false dichiarazioni sull’identità personale”.

Tra gli arresti facoltativi sempre più in aumento vanno segnalati quelli per resistenza a pubblico ufficiale “di ubriachi o sofferenti psichici che reagiscono con violenza ai controlli delle forze dell’ordine chiamati a interrompere le loro condotte moleste”. Sembra ragionevole – spiegano i promotori della ricerca di Area Dg – “ipotizzare che un approccio diverso, magari con un maggiore coinvolgimento di autorità sanitarie o altri enti, o con l’applicazione di protocolli specifici, in alcuni casi permetterebbe di evitare misure così estreme”.

Giuseppe Legato

da La Stampa

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