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Magistrati accaniti contro i NoTav: sbattuti in carcere per i fumogeni

Continua la guerra santa della Procura torinese contro il popolo della Val di Susa. Il movimento NoTav convoca una conferenza stampa per smentire fratture interne: “Narrazione tossica”  “Vogliono dividerci in buoni e cattivi”

di Frank Cimini

La magistratura è sempre di più in prima fila per tutelare l’affare dell’alta velocità. Due militanti NoTav sono finiti in carcere, altri 2 ai domiciliari e in 9 sono destinatari di obbligo di firma con divieto di risiedere nei comuni della Val di Susa accusati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e violenza privata in relazione a sit-in e manifestazioni sia davanti ai cantieri sia a Torino città. “Utilizzo di artifici pirotecnici” si legge nella misura cautelare. Cioè nell’Italia del governo dei migliori si finisce in galera per quattro fumogeni mentre si protesta legittimamente contro un’opera che da 30 anni sta devastando un territorio un tempo tra i più incontaminati del paese.

Il movimento NoTav in un comunicato fa osservare: «In Val di Susa abbiamo vissuto anni di pandemia in cui mentre chiedevamo risorse per affrontare la crisi sul territorio, mentre cercavamo di prenderci cura della nostra comunità e dei nostri affetti il sistema del Tav occupava intere porzioni del nostro territorio con migliaia di uomini, idranti e lacrimogeni per installare cantieri che servono solo a drenare denaro pubblico. Il nostro è un movimento con decenni di storia alle spalle, abbiamo visto passare governi, questori e prefetti. Abbiamo sempre deciso collettivamente come portare avanti la nostra resistenza, come affrontare la violenza istituzionale che nonostante la contrarietà popolare all’opera ha militarizzato senza remore un’intera valle. Non ci faremo certo intimorire da questa operazione, consapevoli che in questi tempi di guerra, crisi climatica e sociale la nostra lotta, nel nostro piccolo, è uno spiraglio per costruire una speranza per il futuro».

Il movimento denuncia il tentativo con questa operazione di arrivare a una divisione tra buoni e cattivi. È stato perquisito il centro sociale Askatasuna del quale politici particolarmente zelanti insistono a chiedere la chiusura. Il problema è politico ma come al solito viene presentato come questione primaria di ordine pubblico. Nel caso specifico magistratura e politica appaiono sempre più unite nella lotta a tutelare tra l’altro appalti e lavori sulla cui trasparenza si è sempre fatto a meno di indagare in profondità. Sarebbero in sintesi gli unici appalti puliti in un paese che spesso viene presentato come un enorme tangentificio. Insomma si tratterebbe della classica eccezione che conferma la regola. Invece ogni energia investigativa è concentrata su chi si oppone all’opera forzando le procedure fino a contestare nel recente passato la finalità di terrorismo poi caduta in Cassazione dove alcuni giudici facevano notare che evidentemente “il troppo è troppo”.

Si trattava del famoso teorema Caselli una sorta di teorema Calogero del terzo millennio dove l’allora procuratore generale Marcello Maddalena era arrivato a paragonare le molotov che avevano bruciacchiato un compressore del cantiere di Chiomonte al rapimento di Aldo Moro. Fosse passata una linea del genere a livello giurisprudenziale qualsiasi manifestazione con azioni violente sarebbe stata contestata come “terrorismo di piazza” ipotesi già più volte ventilata da alcuni sindacati di polizia insieme a loro “agganci” parlamentari. La procura di Torino però non demorde: per chi accende fumogeni c’è persino la galera. E l’operazione di ieri vuole avere un significato forte di deterrenza nei confronti di chi continua a contestare la realizzazione di un’opera di cui si parla da decenni e che non appare molto lontana dalla conclusione. Probabilmente non è solo merito/colpa dei NoTav, ma esistono incertezze e dubbi pure a livello di potere soprattutto in relazione ai costi.

Procura, Magistratura e Mass media hanno tentato da sempre di sporcare questa lotta con una narrazione falsa che tenta di dividere tra buoni e cattivi – afferma Nicoletta Dosio, storica No Tav – di riproporre la solita retorica legata alla distinzione tra “buoni e cattivi – all’interno del Movimento No Tav, cercando di ricostruire fantomatiche regie dietro ad ogni iniziativa o manifestazione. “Quando il potere è ingiusto la resistenza è diritto e dovere di tutti – continua Nicoletta Dosio – Non basteranno i tribunali, il carcere e le fandonie sul nostro conto per farci tornare a casa. Solidarietà dal movimento No Tav ai nostri compagni che stanno subendo queste misure cautelari”.
Inoltre, ieri le forze dell’ordine, senza grandi risultati, hanno perquisito anche i Presidi No Tav dei Mulini e di San Didero, da tempo vissuti dal movimento, all’interno dei quali sono state realizzate numerose iniziative popolari e varie azioni di monitoraggio e disturbo dei cantieri.
L’operazione di ieri è stata di uno squallore universale – tuona Alberto Perino, No Tav di vecchia data – ed è la dimostrazione che il movimento No Tav è estremamente forte e fa paura a tutti. Se essere sovversivi significa opporsi a questo sistema e a questo governo inutile, che punta solo a garantirsi la pensione e che può decidere qualsiasi cosa, allora noi continueremo ad essere “sovversivi” e a resistere come facciamo da 30 anni e continueremo a farlo per altrettanti se necessario”. Facendo poi eco alla Dosio “questo perché, al di là della narrazioni tossiche dei mass media rispetto al Tav, ormai si è svelata quale è la vera utilità di questi corridoi ferroviari che ormai sono diventati corridoi di guerra e morte” ha concluso Alberto Perino.
La finalità è lampante – afferma Andrea Bonadonna – continuano ad essere utilizzati strumenti atti a silenziare e reprimere qualsiasi dimensione di dissenso sociale, e questo è molto grave. Ogni capo di imputazione è inserito in una cornice posta lì per tentare di delegittimare e silenziare quello che è il movimento più longevo della storia del nostro Paese, che da 30 anni si batte contro la costruzione della linea ad Alta Velocità Torino – Lione, con il solo e unico obiettivo di salvaguardare la salute del territorio, di chi lo vive e del futuro delle nuove generazioni”

Il presidio annuncia domani un presidio al carcere in solidarietà agli arrestati e domenica, una fiaccolata.

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