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Contro Luigi Spera accuse politiche

È stato disposto il rinvio a giudizio al 6 novembre dinanzi alla seconda sezione della corte d’assise per Luigi Spera e gli altri due imputati nel processo. Le contestazioni riguardano un’azione contro la società produttrice di armi Leonardo: il 26 novembre 2022 la sua sede palermitana è stata attaccata con fumogeni e materiale incendiario in solidarietà con il popolo curdo, vittima dei bombardamenti della Turchia, importante partner commerciale dell’azienda italiana. Ilaria Salis: «Il reato contestato è sproporzionato rispetto ai fatti. Vogliono intimidire le lotte sociali».

di Giansandro Merli da il manifesto

È stato disposto il rinvio a giudizio al 6 novembre dinanzi alla seconda sezione della corte d’assise per Luigi Spera e gli altri due imputati nel processo. Le contestazioni riguardano un’azione contro la società produttrice di armi Leonardo: il 26 novembre 2022 la sua sede palermitana è stata attaccata con fumogeni e materiale incendiario in solidarietà con il popolo curdo, vittima dei bombardamenti della Turchia, importante partner commerciale dell’azienda italiana.

Luigi Spera, pompiere di 32 anni difeso dall’avvocato Giorgio Bisagna, è accusato di attentato con finalità terroristiche, gli altri due di reati minori. L’azione di protesta si era conclusa con un piccolo incendio in un’area esterna agli uffici. La presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell’Interno si sono costituiti parte civile.

Il rinvio a giudizio era atteso. Da capire, invece, cosa deciderà la Cassazione il prossimo 12 settembre. Dovrà pronunciarsi sulla qualificazione del reato duramente contestata dalle difese. A causa dell’ipotesi di terrorismo Spera è stata trasferito ad aprile scorso nella sezione di alta sicurezza del carcere di Alessandria. Da quest’estate gli viene applicata la censura della posta.

«Esprimiamo profonda preoccupazione per le condizioni detentive e la situazione giudiziaria di Luigi», hanno scritto diversi esponenti di Avs lunedì. In testa la firma di Ilaria Salis. L’eurodeputata risponde al telefono da Bruxelles, «martedì sono ripresi i lavori parlamentari». Prima di raggiungere la capitale belga, mentre molti colleghi erano ancora in ferie, ha visitato il carcere di San Vittore a Milano e quello della cittadina piemontese. Dove ha incontrato Spera.

Come sta?
L’ho trovato bene. Sono potuta entrare nella sua cella. Era sorridente, a testa alta. Mi ha raccontato delle sue sensazioni in un posto come quello. Ci siamo soprattutto conosciuti. Sa chi sono perché legge i giornali, ma non ci eravamo mai incontrati prima.

Lei ha dichiarato che Spera è accusato di terrorismo «in modo pretestuoso e con evidenti ragioni politiche». La qualificazione del reato formulata dal pm è stata confermata del tribunale del riesame. Perché parla di motivazioni politiche?
È accusato di aver compiuto un’azione dimostrativa contro la Leonardo. Gli viene contestato un reato sproporzionato rispetto ai fatti. È un modo per lanciare un messaggio a chiunque possa pensare di protestare contro determinati soggetti.

A causa del tipo di reato contestato, Spera è stato trasferito a mille chilometri di distanza. Cosa significa essere detenuto così lontano da casa?

È un ulteriore problema, che grava molto sulla persona e sulle sue relazioni sociali. Per esempio ha effetti sulla frequenza dei colloqui: quando bisogna fare mille chilometri ci sono spese di viaggio da affrontare, serve tempo, non sempre è possibile. Per me a Budapest è stata molto più dura di come sarebbe stata a Milano, anche per la distanza.

Cosa è successo con la corrispondenza di Spera?
Nella prima metà di agosto Luigi ha ricevuto la notifica della censura sulla posta. Significa che le lettere in ingresso e in uscita devono essere controllate da un ufficio preposto. Non conosciamo il motivo. Anche perché ormai era in carcere da diversi mesi.

Crede davvero che sia possibile una «società senza carcere» come ha dichiarato di recente?
Certo. Ovviamente l’abolizione del carcere è un traguardo da raggiungere, non accadrà da un giorno all’altro. Ma ci sono dei passaggi che si possono fare già da adesso. Per esempio favorire le misure alternative. Tante persone che ho incontrato non riescono ad accedervi per problemi burocratici. Nei penitenziari che ho visitato più di un terzo dei reclusi erano dentro con condanne inferiori ai tre anni.

La sua posizione è stata tacciata di scarso realismo.
Chi ironizza vuole solo svilire il discorso sull’abolizionismo. Eppure è ormai chiaro che concentrare nello stesso luogo tante persone che hanno problematiche sociali non funziona. Non dà la possibilità di reinserimento sociale. Infatti le percentuali di recidiva sono altissime. Il carcere non funziona e va superato. Invece questo governo sta andando in direzione opposta: aumenta i reati e le pene. Così la situazione diventa esplosiva. Quest’estate, tra rivolte e suicidi, sono arrivati segnali chiari.

Sotto i suoi post c’è chi critica e insulta. Ma c’è anche tanta gente che la ringrazia per il lavoro che sta facendo e afferma di essere soddisfatta, per la prima volta, della propria scelta elettorale. Come se lo spiega?
Io dico le cose in cui credo. Avere questo tipo di riscontri mi rende felice perché mostra che ci sono tante persone che la vedono in modo simile al mio. In generale credo che a sinistra ci sia un vuoto. Spero che in questi anni si possa riempire.

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