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L’Occidente accontenta Erdogan sulla pelle del popolo Curdo e dei dissidenti

La Turchia «ha avuto quello che chiedeva» ha fatto sapere Erdogan. Cosa voleva? L’estradizione dei ricercati curdi rifugiati in Finlandia e Svezia e la revoca delle restrizioni sulle armi imposte dopo l’incursione militare della Turchia nel 2019 nel nord-est della Siria.

In nome dell’antiterrorismo e con la benedizione di Biden e del G7, Finlandia, Svezia e Turchia hanno firmato un memorandum trilaterale che apre la strada all’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia. Ingresso fin qui ostacolato proprio da Ankara.

In testa all’elenco dei ricercati di Erdogan ci sono gli esponenti del Partito dei lavoratori del Kurdistan, (Pkk) e della sua estensione siriana (Ypg).

Ora la Svezia per entrare in una organizzazione crimanale mondiale, accetta il ricatto di Erdogan e molti dei quasi 85mila curdi presenti in Svezia (16mila nella vicina Finlandia), rischiano l’estradizione: il che significa, nel migliore dei casi, la galera a vita a regime carcerario duro. Nel peggiore torture e assassinio politico. Tanto per capirci: è come se negli anni ’70 i paesi europei avessero estradato i profughi cileni, argentini e delle dittature latinoamericane, consegnandoli ai campi di concentramento e ai plotoni d’esecuzione.

Ma è d’obbligo chiedersi che ne sarà dei giornalisti curdi e degli esponenti dell’opposizione rifugiati in Svezia e Finlandia. Quando glielo ha chiesto una giornalista, Stoltenberg ha risposto che lo leggeremo presto sul sito della Nato.

Garantiscono che l’estradizione avverrà esclusivamente su accuse provate e secondo quanto previsto dalla convenzione europea. Ci possiamo fidare? Bisognerebbe chiederlo alle migliaia di dissidenti, giornalisti, oppositori politici, attivisti LGBTQ incarcerati in questi ultimi anni.

Lo scorso 26 giugno, nel centro di Istanbul, centinaia di persone sono state arrestate (senza contare quelle picchiate e perquisite) per aver marciato con l’Istanbul Pride Parade nonostante il divieto delle autorità.

Fino al 2014 la Turchia è stata uno dei pochi paesi a maggioranza musulmana a consentire la Marcia dell’Orgoglio. Poi, con l’arrivo di Recep Tayyip Erdogan, le marce sono state bandite. E chi osa scendere in piazza deve affrontare violenze, lacrimogeni, proiettili di plastica e arresti.

L’associazione degli avvocati MLSA ha denunciato che tra i detenuti c’è anche Bülent Kilic, un fotografo di Agence France-Presse.

Ora per fare il lavoro sporco al posto nostro con i migranti, ora per trattare con Putin, ora per allargare il raggio atlantista, l’Occidente continua a riconoscere il regime osceno di Erdogan come se niente fosse.

Tiziana Barillà

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da Radio Onda d’Urto

Siglato intanto tra Svezia, Finlandia e Turchia un memorandum sull’ingresso nella NATO dei due paesi scandinavi che prevede la ripresa dell’ export di armi, l’estradizione dei rifugiati curdi in Svezia, repressione degli attivisti e politici curdi, supporto incondizionato alle operazioni turche in caso di “Minaccia alla sicurezza nazionale” , la formula che lo stato turco usa per giustificare ogni operazione militare, comprese le invasioni in Rojava e in nord Iraq, ma anche le operazioni contro l’opposizione interna.

Quale è il messaggio più forte che parte da Madrid? Cosa si intende per “Nuovo concetto strategico” della Nato?

Fulvio Scaglione Lettere da Mosca Ascolta o scarica

Antonio Mazzeo giornalista e attivista contro la guerra Ascolta o scarica
Achille Lodovisi analista esperto di strategie e politica internazionale Ascolta o scarica

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