Livorno: sei anni dopo non c’è verità sulla morte di Marcello Lonzi

Da subito emergono inquietanti discrepanze tra il referto del medico legale che esegue l’autopsia in cui si parla di morte per cause naturali (arresto cardiaco per aritmia cardiaca , che procurerà al giovane una fulminea perdita di conoscenza con successiva caduta contro lo stipite della porta della cella e ferita lacerocontusa in sede frontale sinistra che si approfondì sino al piano osseo con fuoriuscita continua e abbondante di sangue) e le testimonianze che propongono altri scenari. Tanti minuti di incertezza per una morte così immediata da non aver lasciato a Marcello Lonzi – si legge nell’autopsia – neppure il tempo “di mettere in atto alcun meccanismo di difesa prima di cadere a terra”. L’avvocato Vittorio Trupiano dice: “In quelle foto ci sono i segni di vere e proprie vergate, striature viola sulla pelle gonfia e rialzata… ecchimosi che possono essere state fatte solo con un bastone, un manganello. Certo, non sono i segni di una caduta”. Grazie al costante impegno della madre di Marcello, degli amici, dei conoscenti e di tutti coloro che hanno a cuore la verità e la giustizia, il 28 agosto 2006 viene riaperto il caso della morte di Marcello Lonzi. Il corpo viene riesumato e sottoposto a una nuova perizia medico-legale da cui si evince che nessuna ferita è compatibile con la versione ufficiale della sua morte : l’arresto cardiaco non è avvenuto per cause naturali. Da allora Maria Ciuffi continua a chiedere giustizia: “Voglio sapere la verità su come è morto mio figlio”. La sua è una legittimo richiesta e appartiene anche a tutti noi che la sosteniamo”. Ed è per questo che adesso Maria Ciuffi si è rivolta al prefetto, attendendo una risposta scritta. Certa che arriverà in tempi brevi.
fonte: Corriere di Livorno
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