Linea dura contro le occupazioni: puniti 14 studenti del liceo Virgilio di Roma
- marzo 07, 2025
- in lotte sociali
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Al liceo Virgilio di Roma puniti 14 studenti dopo l’occupazione. Gli studenti contestano l’arbitrarietà delle sanzioni e convocano una manifestazione davanti l’istituto: «Subiamo la lotta alla partecipazione e alla democrazia nelle scuole»
di Michele Gambirasi da il manifesto
Dopo aver conquistato le cronache a dicembre, nel corso di un’occupazione da parte degli studenti, per la fermezza espressa dalla dirigente scolastica Isabella Palagi, che aveva ricevuto in quell’occasione le lodi anche del ministro dell’Istruzione (e merito) Giuseppe Valditara, il liceo Virgilio di Roma è tornato nuovamente al centro del dibattito sulla scuola italiana. A tenere banco sono stati gli strascichi dell’occupazione e la linea dura tenuta dalla preside dell’istituto, che mostra di riflesso gli effetti della controriforma repressiva che il governo e il ministro Valditara stanno mettendo in campo per la scuola italiana.
NEGLI SCORSI GIORNI la dirigente scolastica ha deciso di prendere provvedimenti a seguito dell’occupazione, allora definita dal ministro un rito «stanco, dannoso e illegittimo». Sono state identificate 14 persone ritenute responsabili di fatti di «rilevanza penale». Per loro le accuse sono di effrazione e danneggiamento dei beni della scuola. Variabili sono stati anche i criteri attraverso cui i 14 si sono trovati al banco degli imputati: quattro di loro sono stati convocati in quanto rappresentanti di istituto, nove perché riconosciuti dagli insegnanti mentre un altro è accusato per logica deduzione, in quanto identificato come «membro di spicco del collettivo Virgilio». Per loro sono scattati altrettanti consigli disciplinari, mentre oggi il consiglio di istituto stabilirà quali saranno le pene inflitte. In tre hanno già deciso di lasciare la scuola, perché certi di essere bocciati alla fine dell’anno.
IN RISPOSTA ieri pomeriggio gli studenti hanno convocato una manifestazione davanti alla scuola, «per mostrare solidarietà ai 14 compagni accusati», hanno scritto, mentre all’appuntamento erano invitati anche genitori, professori e la stessa dirigente scolastica. Una dinamica simile a quanto visto alcuni mesi fa nel corso dell’occupazione: allora la preside Palagi convocò una manifestazione «per riavere indietro la scuola» a cui parteciparono non più di trenta persone, di risposta gli studenti organizzarono un’assemblea nel cortile dell’edificio invitando genitori e professori a partecipare, raccogliendo la partecipazione di circa trecento persone.
Altrettanti si sono presentate ieri, mentre i ragazzi esibivano le proprie motivazioni: «La scuola ci ha voluto mandare un messaggio: non esporti, non partecipare. Questa non è una persecuzione a 14 studenti ma una lotta alla partecipazione nelle scuole. È il modello della loro scuola del merito» ha detto uno di loro al megafono, tra quelli che hanno lasciato l’istituto. Dietro di lui uno striscione recitava: «Punirne 14 per educare tutti». Quello che gli studenti contestano è l’arbitrarietà delle accuse, oltre ai metodi punitivi esibiti dalla preside: «I rappresentanti di istituto sono stati incolpati perché non hanno dato seguito alla richiesta della dirigente scolastica di mediare le sue richieste durante l’occupazione, quindi ritenuti responsabili di averla prolungata», spiegano, «ma c’è anche un ribaltamento dell’onere della prova: ora dobbiamo provare un’innocenza partendo da una presunta colpevolezza». Sugli studenti, inoltre, pesa la riforma del voto in condotta varata a settembre su iniziativa di Valditara: in caso di 5 in condotta sarà automatica la bocciatura, con un 6 arriverà un debito in educazione civica. Sospensioni superiori a due giorni invece comporteranno lavori socialmente utili in strutture convenzionate con il ministero, per promuovere «senso di responsabilità e comunità, oltre alla consapevolezza delle conseguenze dei propri atti».
LA PRESIDE intanto reclama i danni causati all’edificio: inizialmente stimati in 60mila euro, ora l’ammontare si è ridotto a 24mila, dopo che gli studenti hanno dimostrato che gran parte di questi preesisteva all’occupazione. Per ottenere la cifra potrebbe essere necessario un difficile processo penale oppure, come accaduto negli anni passati, chiedere un risarcimento alle famiglie. Due anni fa versarono venti euro ciascuna, e oggi molte di queste si lamentano di non aver mai visto rendicontato il denaro.
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