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L’europarlamento contro la sorveglianza di massa nei luoghi pubblici

Il Parlamento europeo chiede alla commissione di proibire la ricerca e l’utilizzo di tutti gli strumenti di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici dell’Unione europea. Sconfitti popolari e destre

Si contano i voti, con molta tensione. Ma alla fine l’”emendamento distopico” – come lo chiamavano – è respinto. I no della sinistra, dei socialisti, dei verdi e di qualche “indipendente” prevalgono. E si può così votare a grande maggioranza il rapporto Vitanov sull’intelligenza artificiale. Meglio e più nel dettaglio: si può così votare il rapporto che vieta il riconoscimento facciale da parte delle forze di polizia.

Anche a non voler seguire l’entusiasmo del verde-pirata tedesco Patrick Breyer – “è un momento storico” – il documento approvato dall’assemblea dei deputati europei, il 4 ottobre, è destinato ad incidere profondamente nelle prossime scelte della Commissione sull’argomento.

Il parlamento di Strasburgo ha infatti chiesto che la regolamentazione del settore “escluda qualsiasi trattamento di dati biometrici, comprese le immagini del volto”. Li escluda in “qualsiasi luogo pubblico”, ne vieta l’uso anche alle forze di polizia.

L’obiettivo? Esplicito: evitare nel vecchio continente la sorveglianza di massa, che penalizza le minoranze, il dissenso, le comunità svantaggiate. Di più: il Parlamento chiede alla “Commissione di bloccare i finanziamenti per la ricerca biometrica e di bandire la diffusione di programmi che potrebbero comportare una sorveglianza indiscriminata negli spazi pubblici”.

Questo è il mandato che il Parlamento assegna alla Commissione quando dovrà varare l’Artificial Intelligence Act. Non era scontato, perché proprio all’ultimo, pochi giorni fa, i popolari e le destre avevano presentato un emendamento al rapporto. Al posto del divieto chiedevano solo che le forze dell’ordine adottassero “cautela nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale per fare previsioni comportamentali”. Sarebbe stato, di fatto, il via libera alla “polizia predittiva”, quell’applicazione dell’intelligenza artificiale che i movimenti sociali e quelli per i diritti civili stanno provando a sconfiggere negli States.

A Strasburgo non è passato.

La questione, ovviamente, anche in Europa è tutt’altro chiusa, spesso è successo che la Commissione non tenga conto del voto parlamentare. Ma il fronte dei diritti ha segnato un punto.

Stefano Bocconetti

da il manifesto

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