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Lettera aperta a Prodi. Caro Presidente, partiamo dai fatti.

Signor Presidente,
in vista della firma del «piano per la sicurezza», qualche riflessione, partendo dal punto di arrivo di alcuni dei nostri vicini europei. Si può sempre peggiorare o migliorare, secondo la vostra prospettiva della lotta alla criminalità. A Sarkozy ha sicuramente giovato la sua campagna «tolleranza zero» contro gli immigrati, che ha portato all’espulsione di migliaia di bambini e di adulti, legandoli ai sedili degli aerei e ciò ha provocato le proteste di politici, sindacati e persino degli azionisti della compagnia aerea di bandiera. Il Presidente «compagno» Zapatero prevede la camicia di forza durante le espulsioni, ovviamente «per il loro bene» (quello degli espulsi legati). In Italia non siamo ancora arrivati a questi eccessi, tuttavia se continuiamo per la strada di assecondare il fastidio degli elettori di fronte agli emarginati, non ci vorrà molto per superare i nostri sopracitati vicini. La retorica sulla neutralità ideologica della lotta alla criminalità è una banalizzazione del problema. Tutti vorremmo, per un naturale istinto, essere assolutamente inviolabili. Sta alla politica ed alle istituzioni individuare i soggetti e le circostanze che minacciano tale inviolabilità del corpo e della proprietà.Visto che dai rapporti delle forze di polizia, più volte citati dal ministro dell’Interno, risulta che non esiste un aumento della criminalità e che anzi vi è una notevole diminuzione negli ultimi anni, a quale problema risponde questa spinta sicuritaria? Non voglio qui scomodare la criminalità organizzata. Non Le dirò di fare tutto il possibile per colpire la mafia o l’ndrangheta, lo sa già. Non metto le due questioni in alternativa; ma se il problema è la minaccia di essere colpiti, i dati della polizia ci dicono che ogni donna, per esempio, ha 7 volte più probabilità di essere uccisa o aggredita in ambito familiare o, comunque, vicino a sé, da parte di amici e conoscenti, che da parte di qualche immigrato o emarginato. Allora la domanda viene spontanea: come si sta attrezzando il governo per proteggere la vita e il corpo delle potenziali vittime dai raptus delle persone per bene? Come intende agire il governo per arrestare la spirale di violenza di gruppo da parte di adolescenti maschi contro coetanee?Anche l’aumento dei reati strumentali è sostanzialmente modesto. Se i dati ed i fatti citati hanno un valore reale, da dove emerge la priorità di rispondere ad un crescente aumento di insicurezza del paese che non ha nessuna relazione con quanto realmente accade? Le paure sono politicamente costruite e su questo, signor Presidente, concorderà con me che il passato governo è stato molto efficace. Sbattere in prima pagina quelli che rappresentano la «faccia sporca» della società non è soltanto ingiusto ma è anche fortemente fuorviante. Capisco però che facilita la creazione di consenso. Un consenso in realtà effimero, perché, Le ripeto, alla fine gli elettori da conquistare con queste campagne, potrebbero scegliere l’originale. Visto che appare evidente lo smarrimento della bussola, preoccupa la crociata per affermare e garantire la certezza della pena. Venti mesi fa, ci siamo presentati insieme al paese, promettendo cambiamenti sostanziali nella vita dei cittadini e delle cittadine. Siamo stati molto efficaci nel denunciare i mali che cinque anni di governo di destra avevano arrecato al paese. Oggi, il solo tentativo di richiedere coerenza con gli impegni presi viene apostrofato in modo dispregiativo come massimalismo. Oggi le priorità sono il risanamento dei conti e la politica sicuritaria. Ogni richiamo alla redistribuzione, alla giustizia sociale, alla coerenza con gli impegni del programma, sembra un attentato contro l’unità della nazione. Una nazione che, in realtà, sempre di più vive e prospera anche grazie al lavoro (e spesso alla morte nei cantieri, quelli sì spesso illegali e criminali) di donne e di uomini immigrati.
Le invio i miei più cordiali saluti.
Mercedes Frias Deputata del Prc

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