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L’attivista curdo-iraniana Maysoon Majidi è stata assolta

Maysoon Majidi è innocente. Il tribunale di Crotone l’ha assolta: non è una «scafista» di migranti. È un’artista e un’attivista, in fuga dall’Iran e tenuta in carcere per dieci mesi. In un Paese come il nostro, dove i veri trafficanti tornano a casa con il volo di Stato

Dopo 300 giorni di carcere, la revoca della misura cautelare e più di un anno di processo, Maysoon Majidi è stata assolta. È stato il collegio del tribunale di Crotone a pronunciare l’assoluzione dell’attivista e regista curdo-iraniana dal reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per non aver commesso il fatto. «Per favore non giudicate le persone che vengono in cerca di un’altra vita, soprattutto i rifugiati politici. Scappano da un dittatore, vengono in Italia e vedono la propria libertà calpestata», ha detto Maysoon Majidi dopo la decisione del collegio. «Persone come me, rifugiati politici, non scappano per avere una vita migliore», ha aggiunto, «Fuggono dalla propria terra per cercare un posto sicuro e continuare il proprio attivismo. C’è una lotta da portare avanti».

La procura di Crotone l’aveva accusata di essere «l’aiutante del capitano», cioè d’aver avuto il compito di distribuire acqua e cibo e di mantenere la calma sull’imbarcazione, sulla base delle testimonianze di due persone, delle oltre settanta a bordo. Majidi si è sempre dichiarata innocente, e in carcere aveva più volte protestato con scioperi della fame per chiedere di essere liberata.

Majidi, che ha 29 anni, era stata arrestata al termine di un viaggio iniziato nel 2019 con la sua fuga dall’Iran, dove la minoranza curda di cui fa parte è perseguitata dal regime. Aveva lasciato l’Iran dopo essere stata arrestata per via del suo attivismo e, secondo il suo avvocato, dopo aver subìto maltrattamenti e violenze in carcere. Insieme al fratello, come lei vittima di discriminazioni, Majidi si era rifugiata per qualche anno nel Kurdistan Iracheno, dove aveva continuato a fare attivismo in difesa dei diritti umani. Era partita verso l’Europa dopo che le era stato rifiutato il rinnovo del permesso di soggiorno in Iraq. Durante il processo aveva sostenuto di essersi imbarcata insieme al fratello in Turchia, con un viaggio costato migliaia di euro e pagato dal padre, professore in Iran, e di essere arrivata dopo cinque giorni di navigazione a Crotone. Qui è stata subito arrestata perché accusata di aver aiutato il capitano dell’imbarcazione, distribuendo cibo e acqua. «Hostess», l’ha definita nella requisitoria la pm Rosaria Multari, che ha chiesto la condanna a due anni e quattro mesi e oltre un milione di euro di multa.

Il collegio presieduto dal giudice Edoardo D’Ambrosio ha pronunciato la sentenza nel pomeriggio dopo la richiesta di condanna a due anni e quattro mesi avanzata dalla pm Rosaria Multari.

La giovane regista, in carcere aveva portato avanti uno sciopero della fame. E’ diventata, nel frattempo, cittadina onoraria di Riace: il sindaco, ed europarlamentare, Domenico Lucano, è sempre stato presente alle udienze.

Majidi si è vista tolta la propria libertà nel paese in cui sperava di ritrovarla, con accuse che dal primo giorno ha definito ingiuste. «Non mi aspettavo che in Italia si cercasse un trafficante su una barca di rifugiati»

Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’avvocato difensore Giancarlo Liberati Ascolta o scarica

Ai microfoni di Radio Onda Rossa, Francesco del Comitato Free Maysoon Ascolta o Scarica

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