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La Turchia continua gli attacchi al Rojava, Israele occupa un altro pezzo di Golan

La Turchia sguinzaglia i suoi. Curdi assediati a Manbij. Israele occupa un altro pezzo di Golan e bombarda più di cento volte in 36 ore. Hts e Sna – “ribelli” o jihadisti?

«In Siria stiamo vivendo momenti storici, in quanto assistiamo alla caduta del regime autoritario di Damasco. Questo cambiamento rappresenta un’opportunità per costruire una nuova Siria basata sulla democrazia e sulla giustizia che garantisca i diritti di tutti i siriani», ha dichiarato il comandante generale delle Forze siriane democratiche Mazloum Abdi in seguito alla caduta di Bashar al-Assad.

PRIMA ANCORA che il regime cadesse, migliaia di persone si erano radunate per festeggiare il ritiro delle truppe di Damasco che occupavano l’aeroporto internazionale di Qamishlo. Come in altre città della Siria, le statue e i ritratti di Hafez e Bashar al-Assad che decoravano le poche strade in cui il regime era asserragliato a Qamishlo ed Heseke, nei territori della Daanes, sono stati distrutti dalla folla festante. Seppure l’avanzata di Hts abbia da subito destato enormi preoccupazioni nel Nord-Est, specialmente nelle minoranze, la fine di trent’anni di oppressione del partito Ba’ath è stata celebrata in tutta l’Amministrazione autonoma.
I festeggiamenti non sono durati molto, mentre Hay’at Tahrir al-Sham raggiungeva le porte di Damasco, infatti, il 6 dicembre l’Esercito nazionale siriano ha lanciato un’offensiva volta ad occupare Manbij, città parte dell’Amministrazione Autonoma Democratica della Siria del Nord Est dal 2016.

«VOGLIAMO RISOLVERE i problemi con la Turchia attraverso il dialogo ma c’è una minaccia per il cantone di Manbij e siamo pronti a difendere la nostra gente» aveva dichiarato appena poche ore prima il comandante generale delle Forze siriane democratiche Mazloum Abdi, nel corso di una lunga conferenza stampa.
Al contrario di quanto avvenuto a Tall Rifaat e Shebah, il Consiglio Militare di Manbij (Mmc) ha preso la decisione di resistere ad oltranza agli attacchi che si succedono incessantemente su tre fronti da parte dei miliziani Sna con il supporto di aerei e droni turchi che, colpendo anche in aree lontane dagli scontri, hanno provocato almeno 24 vittime civili in tre diversi raid sulle campagne di Manbij, Ain Issa e Kobane. L’Sna ha annunciato la cattura della città tre volte tra sabato e lunedì, salvo poi essere smentito dalle Sdf.

«MENTRE CRESCEVA la speranza tra i siriani di una soluzione politica, la Turchia l’ha interrotta con un pesante attacco di droni, supportato dalle sue milizie, mirato a occupare Manbij. Ha causato vittime civili e danni alle infrastrutture. Noi chiediamo alla comunità internazionale di agire e fermare l’aggressione della Turchia», ha scritto su X Elham Ahmad, Copresidente del Dipartimento delle relazioni estere della Daanes.

In effetti Hts non si è ancora pronunciata sugli scontri in corso a nord, ma la nomina di Mohammed al-Bashir, già primo ministro del “Governo di salvezza” di Idlib, non è sicuramente un segnale promettente verso l’inclusione dell’Amministrazione autonoma in un processo di ricostruzione del paese. All’ambiguità di Hts si aggiunge l’aperta ostilità dell’Sna e della Turchia, che per voce del ministro degli Esteri Fidan ha dichiarato che «Qualsiasi estensione del Pkk non può essere considerata una parte legittima nei negoziati in Siria», ribadendo la posizione del governo turco che non fa differenza tra Amministrazione autonoma, Sdf e Partito dei lavoratori del Kurdistan.

LUNEDÌ LA DAANES ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché venga avviato un cessate il fuoco generale in tutta la Siria che ponga le basi per «la creazione delle condizioni che consentano un dialogo costruttivo e proficuo, al fine di condurre il paese alla stabilità e ponendo le basi per una struttura statale su cui tutti i siriani possano essere d’accordo, sia nella forma che nel contenuto». E che attribuisce la responsabilità dei nuovi combattimenti a «interventi di attori locali e la manipolazione di alcune parti della popolazione siriana affinché combattano tra di loro» .

Erano passate poche ore dall’annuncio della caduta di Bashar Assad, domenica, quando il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu è apparso sulle Alture del Golan occupato per celebrare e rivendicare la fine del regime Baath.

NE HA APPROFITTATO per fare altro: annunciare il collasso dell’accordo di disimpegno siglato con la Siria nel marzo 1974 e che disegnava la cosiddetta Linea Alpha, a separare il territorio siriano da quello occupato da Israele. Il ritiro dell’esercito siriano e la caduta della dinastia che ci aveva messo la firma a Tel Aviv basta e avanza, l’accordo è «nullo». Immediatamente le truppe israeliane – già schierate in abbondanza alla frontiera – hanno «sfondato» e occupato la zona cuscinetto, fino a spingersi ieri verso la città siriana di Quneitra. A pubblicare le immagini dei carri armati in terra siriana è stato lo stesso esercito, mentre gruppi di paracadutisti il giorno prima si erano fatti immortalare in cima al lato siriano del Monte Hermon, a ben dieci chilometri di distanza dalla Linea Alpha. Ieri il ministro della difesa Israel Katz ha ordinato alle forze armate di completare l’assunzione del controllo della buffer zone e di creare «una zona di sicurezza libera da armi strategiche e infrastrutture terroristiche».

Domenica Netanyahu aveva tenuto a precisare che l’occupazione è una misura temporanea (ma da queste parti alla «temporaneità» delle azioni israeliane non crede nessuno) e difensiva, volta a impedire a gruppi ostili di avvicinarsi alla frontiera. Stesso obiettivo avrebbero avuto, secondo le dichiarazioni israeliane, i pesanti raid che domenica e di nuovo ieri hanno di nuovo colpito la Siria, da Damasco a Daraa.

Domenica è toccato alla capitale, con i raid incuranti della gente in strada a festeggiare la caduta di Assad. Israele ha centrato la sede dell’intelligence siriana, provocando un incendio che ha alzato su Damasco una densa colonna di fumo nero. Colpiti anche la sede della dogana (un edificio civile, dunque) e un centro di ricerca.

I BOMBARDAMENTI israeliani hanno causato danni ingenti, secondo la Reuters, anche alle palazzine vicine. Nelle ore precedenti era stata bombardata la base aerea di Sweida. Ieri mattina è stata la volta di Daraa, nel sud, e in serata del porto occidentale di Latakia, dove è di stanza la principale base russa: anche in questi casi le autorità israeliane hanno giustificato l’azione con l’intenzione di impedire a soggetti ostili di impossessarsi delle armi del fu esercito siriano. A confermarlo è il ministro degli esteri Gideon Sa’ar, che ha parlato di raid su sistemi d’arma e sistemi lancia-missili. In meno di 48 ore, Israele ha bombardato la Siria più di cento volte.

Insomma, Israele avanza via terra e via aria (è l’unico paese che da giorni bombarda la Siria), riscrive confini e calpesta il diritto internazionale, con interpretazioni surreali: la Siria coincide con il suo regime, come il Libano con un partito-milizia, nessuna sovranità riconosciuta agli Stati, tanto meno ai popoli.

E se il presidente statunitense Joe Biden domenica sera è arrivato a dire che è grazie all’alleato israeliano e alla brutale e sanguinaria guerra scatenata contro il Libano se Assad è caduto, i ministri di Tel Aviv e le opposizioni al governo danno un’identica lettura degli eventi: quanto sta accadendo in Siria è parte di una più ampia trasformazione degli equilibri (o meglio, squilibri) mediorientali. Il ministro Sa’ar parla di un avanzamento nella soluzione negoziale per gli ostaggi israeliani a Gaza, quello delle finanze Smotrich va oltre rivendicando il collasso del Baath («i nemici vengono distrutti grazie al potere dell’Idf») e chiedendo di più, «approfittare della disintegrazione dell’asse del male per colpire con forza l’Iran…e completare l’occupazione di Gaza».

LA MUSICA non cambia sul fronte delle opposizioni. L’ex capo di stato maggiore ed ex ministro della difesa Benny Gantz, allo stesso modo, ha descritto la fuga di Assad come «un’opportunità di proporzioni storiche» e puntato alla preda più succosa, l’Iran, suggerendo di creare «un anello di fuoco» israeliano nella regione attraverso la normalizzazione con i futuri – come spera – Siria e Libano. Non troppo lontano dalla visione di Netanyahu che ieri sera, in conferenza stampa, ha sentenziato: «Stiamo trasformando la faccia del Medio Oriente».

Guerra in Siria: Hts e Sna – “ribelli” o jihadisti?

I media occidentali hanno reagito alla velocità della luce ai nuovi combattimenti in Siria: “ribelli” o “insorti” stavano entrando ad Aleppo, hanno scritto la maggior parte dei giornali come la bbc, la cnn o la faz. Altri giornali come süddeutsche o le monde scrivono di “jihadisti” o “islamisti”. È necessario uno sguardo più attento.

Due gruppi rivestono particolare importanza:

1. il gruppo terroristico “Hayat Tahrir al-Sham” (HTS) , che è la propaggine siriana di al-Qaeda ed era chiamato il fronte di Al-Nusra.

2. L’esercito per procura “Esercito Nazionale Siriano” (SNA) , che è fedele alla Turchia. Mentre l’HTS sta attualmente invadendo Aleppo, l’SNA si sta preparando per un grave attacco all’auto-amministrazione a Tel Rifat (Efrîn-Zehba) . Nel frattempo, l’aviazione e l’artiglieria turche stanno bombardando la regione. Anche i mercenari jihadisti sono attualmente trasferiti dalla Turchia alla Siria settentrionale.

Il portavoce delle Forze Democratiche Siriane (QSD) ha recentemente dichiarato:

“Il piano di attacco è stato elaborato dallo Stato turco e la Turchia vuole attuarlo con Al-Nusra. L’attacco segue un concetto ed è guidato passo dopo passo dalla Turchia. Per una migliore comprensione di questa operazione, occorre vedere il ruolo della Turchia. La Turchia non vuole che la pace ritorni in Siria. Per occupare la Siria a lungo termine, i nomi delle bande vengono cambiati, ma è lo Stato turco che li coordina”.

La confusione di termini nei media occidentali deriva dalla strategia dello Stato turco di utilizzare e coordinare organizzazioni jihadiste di diversi orientamenti ideologici e politici per i propri piani di occupazione. Mentre l’HTS è considerato a livello internazionale come un gruppo terroristico, l’SNA è tollerato come un presunto “gruppo ribelle” moderato. Questo perché l’SNA è più direttamente subordinata alla Turchia. Inoltre, in passato le forze occidentali hanno ricevuto il sostegno dei membri e delle organizzazioni precedenti dell’SNA. La Turchia sta sfruttando questo comportamento ambivalente da parte dell’Occidente per attuare i propri piani di occupazione. E anche i media occidentali stanno reagendo in modo ambivalente.

Da un lato, va sottolineato chiaramente che l’HTS e l’SNA sono chiaramente terroristi-jihadisti. D’altra parte, tutti dovrebbero essere consapevoli di come il regime AKP/MHP abbia già sostenuto gruppi jihadisti come lo Stato islamico (IS) dal punto di vista logistico e finanziario – ed è ideologicamente vicino a loro attraverso i Fratelli Musulmani. Non dobbiamo dimenticare, per esempio, che i giornalisti turchi Can Dündar e Erdem Gül hanno pubblicato immagini a Cumhuriyet il 29 maggio 2015, che hanno dimostrato che i servizi segreti turchi del MIT stavano fornendo armi agli islamisti in Siria. Va inoltre sottolineato che i jihadisti dell’SNA e dell’esercito turco hanno commesso e continuano a commettere innumerevoli crimini di guerra a Efrîn, nella Siria nord-occidentale, occupata dal 2018.

Il Centro europeo per i diritti costituzionali e umani scrive: “I gruppi armati sostenuti dalla Turchia che operano sotto l’egida dell’Esercito nazionale siriano (SNA), che aveva già commesso crimini in molti luoghi, hanno imposto un governo arbitrario ad Afrin. Con la conoscenza di Türkiye, commettono sistematicamente atrocità, tra cui arresti arbitrari di civili, violenze sessuali, torture, nonché saccheggi e uccisioni sistematici”. La popolazione prevalentemente curda è stata cacciata dalle loro terre e case. In sei anni, più di diecimila persone sono state rapite dai jihadisti dell’SNA. Secondo l’avvocato Rosîn Hido, copresidente dell’Unione degli avvocati nel cantone di Efrîn-Zehba, essi chiedono riscatti o costringono donne e ragazze a sposarsi e abusano di loro come schiavi.

La situazione storica e ideologica dell’HTS e dell’SNA diventa chiara nelle seguenti parole di Rosîn Hido: “Naturalmente, [i crimini di guerra dell’HTS e dell’SNA] riguardano anche la vendetta per l’IS, nella cui caduta le donne curde sono state in gran parte coinvolte”.

Uno sguardo più attento alle organizzazioni che ne fanno parte rivela anche che non sono i ribelli o i ribelli ad essere in anticipo, ma i gruppi terroristici jihadisti che non sono in alcun modo inferiori allo Stato islamico (IS) .

Per citare solo alcuni esempi:

a) HTS è l’organizzazione che succede al Fronte Al-Nusra, la propaggine siriana di al-Qaeda. È stato l’ex leader dell’IS Abu Bakr al-Baghdadi a portare in Siria il signore supremo della guerra di HTS Abu Mohammad al-Cholani, che attualmente sta conducendo l’attacco ad Aleppo, in modo che al-Qaeda possa stabilirsi in Siria. Successivamente, sono scoppiate lotte di potere tra Al-Baghdadi e Al-Cholani per la leadership del movimento jihadista in Siria. Al-Cholani ha vinto di fatto questa lotta di potere dopo la distruzione territoriale dell’IS. In questo senso non c’è da meravigliarsi che molti ex combattenti dell’IS partecipino alla guerra in corso.

Anche in Europa questi gruppi terroristici sono attivi: l’autore dell’ultimo attacco terroristico a Monaco il 5 settembre 2024 è stato un sostenitore di questo stesso Fronte Al-Nusra ed è stato osservato dalle autorità di sicurezza austriache perché avrebbe diffuso propaganda per l’HTS.

b) Secondo un rapporto di Amnesty International (maggio 2016) e della Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sulla Siria, le Brigate sultano Murad, fasciste turkmene, hanno commesso numerosi crimini di guerra contro i residenti del distretto curdo di êx Meqsûd ad Aleppo dopo che Fatah Halab, un’alleanza di organizzazioni terroristiche jihadiste, non è riuscita a conquistare êx Meqsûd. I bombardamenti arbitrari del distretto della città curda hanno causato cause civili dirette. Le Brigate Sultan Murad e altre organizzazioni terroristiche sono ora membri dell’SNA e stanno tentando di conquistare Aleppo e il curdo êx Meqsûd per la seconda volta, per così dire.

c) Nel 2016, è circolato su internet un video in cui i combattenti di Nour al-Din al-Zinki decapitavano un ragazzino palestinese di 12 anni. Il video è diventato uno scandalo in quanto questo gruppo terroristico aveva precedentemente ricevuto sostegno militare e finanziario da Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Turchia e alcuni stati del Golfo come “gruppo ribelle”. Elementi di questa organizzazione terroristica sono stati successivamente integrati nell’SNA sotto l’influenza della Turchia.

Questi esempi non sono neanche lontanamente esaustivi per comprendere appieno la portata e la realtà di queste organizzazioni terroristiche sostenute dalla Turchia e in parte dall’Occidente. Tuttavia, aiutano a visualizzare che ci sono poche o nessuna differenza ideologica e politica tra IS, HTS e SNA. Ciò rende ancora più bizzarra l’incapacità dei media occidentali di sviluppare reportage chiari e inequivocabili sulla nuova escalation della guerra civile in Siria. È importante chiamare l’HTS e l’SNA per quello che sono: gruppi terroristici jihadisti fedeli alla Turchia.

Mahîr, per Ronahî – Centro Giovanile per le Relazioni Pubbliche.

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