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La sanguinosa repressione contro i manifestanti in Iraq

Dopo le 149 vittime di inizio ottobre, altro bagno di sangue a Baghdad e nel Sud del Paese: almeno 73 morti e 3.500 feriti.
Sale a 73 uccisi e 3.500 feriti in due giorni il bilancio della sanguinosa repressione governativa in Iraq della seconda ondata di proteste popolari contro il carovita e la corruzione tra venerdì 25 ottobre e domenica 27 ottobre a Baghdad e in diverse città del Sud del Paese. Lo riferisce l’Osservatorio iracheno per i diritti umani. Molte persone sono state uccise con spari di bombole di gas lacrimogeni esplosi dai poliziotti a distanza ravvicinata alla testa dei manifestanti, stando a foto diffuse dall’Osservatorio.

LA REPRESSIONE DI INIZIO OTTOBRE AVEVA FATTO 149 MORTI

Già ai primi di ottobre, in una settimana erano stati uccisi 149 civili dalla repressione delle forze di sicurezza e da non meglio precisati uomini armati. Dal 1 al 6 ottobre anche sei poliziotti erano stati uccisi nelle violenze tra Baghdad e le città del Sud sciita dominate da milizie filo-iraniane. Ai manifestanti di venerdì 25 e sabato 26 ottobre si sono aggiunti il 27 gli studenti delle scuole secondarie e delle università che hanno chiuso i loro battenti domenica, normale giorno feriale in Iraq (il venerdì è il giorno di riposo settimanale).

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