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La repressione colpisce i militanti di “Firenze Antifascista”

Ancora repressione contro l’antifascismo. Lo scorso 8 ottobre sono state notificate a 11 antifascisti fiorentini altrettante denunce e 3 misure cautelari. I reati contestati sono resistenza pluriaggravata, lesioni, adunata sediziosa, danneggiamento e porto d’arma, a cui fanno seguito due obblighi di firma e un obbligo di dimora.
I fatti risalgono allo scorso 06 dicembre, quando Forza Nuova organizzò un presidio contro il “degrado” della città, nel quartiere popolare Piagge. A questa provocazione rispose “Firenze Antifascista“, coordinamento di tutte le forze e gli attivisti antifascisti della città, che organizzò un contro-predisio e tentò poi di proseguire in corteo per raggiungere i fascisti protetti e blindati in piazza Garibaldi. Il corteo spontaneo, però, venne bloccato dalle forze di polizia. Oltre le denunce il PM ha richiesto 3 arresti in carcere e 7 ai domiciliari.
Gli antifascisti denunciano come le ultime notifiche e le misure cautelari non siano casuali, ma sono arrivate a ridosso della manifestazione nazionale di Forza Nuova dello scorso 17 ottobre.

Abbiamo sentito Alfredo, compagno della Firenze Antifascista colpito dall’obbligo di firma, per approfondire la vicenda e capire com’è la situazione fiorentina sul fronte dell’antifascismo.

Ascolta l’intervista di Alfredo a Radio Onda d’Urto

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Riportiamo di seguito il comunicato della “Firenze Antifascista” in risposta alle misure repressive.

SOLIDARIETÀ AGLI ANTIFASCISTI FUORI I FASCISTI DA FIRENZE!
Ieri, in relazione ai fatti delle Piagge di un anno fa, la digos ha notificato a 11 antifascisti fiorentini altrettante denunce e 3 misure cautelari contestando i reati di resistenza pluriaggravata, lesioni, adunata sediziosa, danneggiamento e porto d’arma: un obbligo di dimora, due obblighi di firma e otto compagn* denunciati a piede libero a fronte di una richiesta del PM di addirittura 3 arresti in carcere e 7 ai domiciliari. Il compagno per cui non erano state chieste misure cautelari invece è stato denunciato per manifestazione non autorizzata in quanto “organizzatore” del presidio e che, come tale, avrebbe dovuto impedire a tutti gli altri di partire in corteo!
I fatti. Era il 6 dicembre dell’anno scorso.I fascisti di Forza Nuova avevano convocato un presidio “contro il degrado” nella periferia delle Piagge con l’intento di cavalcare i recenti fatti di Tor Sapienza.
Il loro presidio però fu spostato e blindato a Peretola. Il presidio antifascista infatti era riuscito a prendersi la piazza impedendo il loro concentramento.
Quando il presidio antifascista si trasformò in un corteo che avrebbe voluto percorrere via Pistoiese polizia e carabinieri bloccarono la strada: una scelta che produsse poi i tafferugli oggetto dell’indagine.
Queste denunce arrivano a poco più di una settima da una nuova mobilitazione convocata proprio da Forza Nuova. Infatti per il prossimo 17 ottobre i fascisti hanno indetto due manifestazioni: nel mattino a Bologna, nel pomeriggio a Firenze.
Il tempismo ci pare quantomeno sospetto e sembra un chiaro monito nei confronti di chi in questa città, lontano dalle solite litanie sul “diritto di tutti a parlare e manifestare” che tanto hanno contribuito allo sdoganamento dei neofascisti, non si è mai rassegnato a vederli sfilare, anche se sempre pochi e tristi, standosene con le mani in mano. Un tempismo che allo stesso tempo rassicura i fascisti, se mai ne avessero avuto bisogno, che la loro compatibilità e l’asservimento a questo sistema è premiato con protezione e agibilità politica, specialmente in questa fase in cui fingono di sbraitare contro banche e austerità ma nella pratica agiscono solo ed unicamente per impedire che i lavoratori italiani e immigrati si uniscano nella lotta contro lo sfruttamento.
Tutto ciò dopo che nell’ultimo mese 11 militanti di Firenze Antifascista erano già stati raggiunti da altrettante denunce per travisamento in relazione al corteo del 16 novembre 2013 organizzato dopo un’aggressione di Casa Pound ai danni di due compagni in piazza Repubblica.
Per questo la Firenze Antifascista fa appello a tutte le forze che si richiamano ai valori della Resistenza e alla pratica dell’antifascismo perché sin da subito sia chiara ed esplicita la solidarietà nei confronti dei compagn* colpiti dalla repressione e si mobilitino per impedire che questi sporchi figuri tornino a insozzare le strade della nostra città.
Ora e sempre Resistenza
Firenze Antifascista

Di seguito anche il contributo pubblicato dalla rete “Noi Saremo Tutto” sulla vicenda in questione.

Firenze: liberiamoci dal fascismo, liberiamoci dal capitalismo

Firenze è città medaglia d’oro della Resistenza contro il Nazi-fascismo. La sua storia nell’Italia repubblicana è impregnata della lotta partigiana con cui si ribellò dall’oppressione fascista. Una storia scritta dal sangue di uomini e donne fiorentini come Senigaglia, Ballerini, Lorenzoni e molti altri che combatterono e morirono armi in pugno.

Ma purtroppo, si sa, il tempo passa e l’antifascismo non ha più, se mai l’ha avuto nell’Italia repubblicana, il valore di pregiudiziale per essere ammessi a pieno titolo alla comunità politica e civile. La memoria sfuma, le scuole decostruiscono, mattone per mattone, tutto il valore storico della Resistenza, la sterilizzano, la rendono un episodio scollato da un contesto storico, ma sopratutto, rendono a parole il fascismo, il suo autoritarismo, il suo razzismo, un pericolo non più riproponibile, un fenomeno storico chiuso. E se sappiamo bene che lo Stato difende i camerati perché all’occasione sono utili (a fomentare la guerra tra poveri, a fronteggiare i compagni, a riversare la droga nei quartieri popolari, ecc.), allo stesso tempo e in modo più preoccupante, l’opinione pubblica ha subito la propaganda governativa e s’è diffusa l’illusione che tutti abbiano diritto di parlare, anche i fascisti.

Così oggi a Firenze, la “democratica” Firenze che dà a tutti diritto di parola, esistono la sede di Casapound Italia (diffuso anche nel circondario), di Casaggì (giovanile di Fratelli d’Italia), della sezione fiorentina di Lealtà e Azione (famosi ultimamente per aver accoltellato un giovane milanese in metropolitana) e un paio di locali di ritrovo spesso gestiti direttamente da fascisti, oltre alla presenza di qualche militante di Forza Nuova in qualche quartiere periferico.

In questo contesto, il 13 Dicembre 2011 Firenze si sveglia bruscamente e scopre che la tanto sbandierata libertà di parola ha allevato un cancro nel suo grembo. Gianluca Casseri, noto fascista pistoiese, spara e uccide due venditori ambulanti senegalesi, Samb Modou e Diop Mor e ne lascia a terra paralizzato un terzo, Moustapha Dieng. Non contento, si sposta al Mercato Centrale di San Lorenzo e spara ancora ferendo gravemente Sougou Mor. Un corteo numeroso e spontaneo parte da Dalmazia e attarversa il Centro di Firenze, fino ad arrivare in Prefettura. Renzi e Rossi sono già arrivati e comincia la solfa dei finti democratici: “Firenze è una città di accoglienza e antirazzista, Casseri era solamente un pazzo accecato dall’odio razziale.” Il Presidio si agita, “chiudere Casapound” il motto urlato con rabbia dai partecipanti. Perchè Casseri, nonostante Renzi e Rossi siano stati i primi a cercare di descriverlo come un pazzo isolato, era fino alla sua morte un militante attivo di Casapound. Nonostante le evidenti prove documentali, le istituzioni continuano istericamente ad affermare il contrario: Comune e Regione difendono a spada tratta l’organizzazione neofascista, la piazza si surriscalda e la polizia carica.

Il seguito lo sappiamo: gli agenti accorsi a casa di Casseri per la perquisizione di rito trovano la casa ripulita da cima a fondo. E’ vuota. Le indagini vengono chiuse poco dopo con un verdetto purtroppo prevedibile: Casseri era un folle razzista che ha agito da solo; Casapound non c’entra nulla. Laddove non bastasse la difesa di Renzi e Rossi, il gerarca Iannone riceve prontamente l’invito ad andare in prima serata su Rai Tre (e non solo) a difendersi dall’accusa di essere il mandante morale della strage. La Targa commemorativa posta dal Comune iscrive questa “verità” nella storia (la loro, non la nostra): “a ricordo di Diop Mor e Samb Modou, vittime della follia razzista”. La parola fascismo non è neppure nominata. Nessuno si domanda più chi ha ripulito la casa oppure come mai la sede di Casapound sia stata chiusa pochi giorni prima della strage e poi riaperta, alla chetichella, vicino alla Questura di viale Zara pochi giorno dopo il pluriomicidio.
Si addossa la colpa al morto, così i vivi potranno continuare ad agire indisturbati.

E questi vivi infatti continuano a muoversi: il 16 Marzo 2012 l’ennesimo “pazzo” attenta alla vita del Parlamentare di Forza Italia Brunetta a margine di un convegno in un hotel fiorentino. Alessandro Giusti, ex Guardia Giurata, viene fermato dalla Digos mentre si avvicina all’ex Ministro armato di una pistola scacciacani, un coltello a serramanico, un pugnale da sub e un paio di manette. La sua casa viene perquisita: l’arsenale rinvenuto si compone tra l’altro di una carabina M-16 corredata di cinque caricatori, un fucile di precisione, manganelli, pugnali, tirapugni, centinaia di proiettili, una baionetta della seconda guerra mondiale, un giubbotto antiproiettile, spille e medaglie con simboli nazisti e fascisti. Un pugnale col simbolo della svastica era nascosto sotto il cuscino nel suo letto.

Palmisani, il segretario provinciale di Forza Nuova, si straccia le vesti pur di prendere le distanze dalla situazione: una valanga di denunce per diffamazione parte dall’avvocato di Palmisani dirette verso ogni giornale che abbia legato il suo partito all’episodio. Eppure Alessandro Giusti è pubblicamente un militante di Forza Nuova, come dimostra la sua partecipazione a varie iniziative forzanuoviste, che storicamente non sono mai pubbliche per timore della risposta antifascista. Così solo chi è “del giro” sa dove e quando i camerati si incontreranno per un volantinaggio o un corteo. Il Giusti finisce in carcere, ma della rete clandestina tramite il quale un fascista s’è costruito un arsenale in casa, non si sa nulla ne nessuno se ne interessa.

Tra una commemorazione a Trespiano ai caduti della Rsi e ai suoi franchi tiratori, tra un corteo revanscista in ricordo del “genocidio di italiani in Istria e Dalmazia” e un volantinaggio contro gli stranieri “ladri e stupratori”, continuano i pestaggi.

Nel Marzo 2013 Casaggì, giovanile dichiaratamente fascista legata a Fratelli d’Italia, tenta di fare un banchino informativo al Polo delle scienze sociali di Novoli: la risposta degli studenti è immediata. Via i fascisti dall’Università (la stessa istituzione che già aveva dovuto subire la presenza del killer fascista Casseri, mentre volantinava insieme al segretario locale di Casapound Italia Saverio di Giulio e altri camerati) è il grido degli studenti antifascisti. Altrettanto immediata è la reazione dei fascisti: di fronte ai loro volantini cestinati e all’accerchiamento del loro banchino reagiscono tentando di colpire con catene e tirapugni portati per l’occasione alcuni studenti che li stavano contestando.

Quattro sono le denunce comminate ad altrettanti antifascisti: i camerati infatti chiamano subito la polizia e molti di loro, sopratutto allo scopo di tutelare i dirigenti formali di Casaggì, depongono in Questura raccontando una versione distorta dei fatti e identificando vari compagni. Al solito la destra fascista e criptofascista fiorentina commenta l’evento lamentandosi su quanto essi siano stati aggrediti, vittime indifese di quel “fascismo rosso” che impedisce loro di legittimarsi in città. Eppure ancora una volta, poco tempo dopo, siamo nel Novembre 2013, tre compagni del Partito comunista dei lavoratori hanno l’ardire di transitare da Piazza della Repubblica mentre lo storico locale “Giubbe Rosse” ospita una iniziativa di Casapound su Speziale (tentativi miseri di ingraziarsi il mondo ultras fiorentino): l’aggressione è improvvisa. I tre compagni vengono presi a calci e pugni da dieci fascisti mentre la Digos, abbondantemente presente in piazza, non interviene che a pestaggio finito, quando i coraggiosi camerati sono già ben protetti dentro il locale o si sono dileguati. In Questura finiscono, come sempre, i compagni aggrediti.

Perchè sì, a Firenze, la Questura nella guerra contro il fascismo ha deciso di schierarsi in difesa dei figliocci del Duce: da una parte omicidi, pestaggi e interi arsenali, ma la per la Questura fiorentina il vero pericolo è il movimento fiorentino, che nel 2011 subisce una doppia ondata di arresti (4 Maggio-13 Giugno): inizia il cosiddetto “processo al movimento fiorentino”. 86 compagni e compagne finisco alla sbarra in un processo che, costruito intorno ad una presunta associazione a delinquere, mette insieme fatti di vari anni di mobilitazione antifascista, in difesa della scuola pubblica ecc.

Più di recente, abbiamo assistito al dispiegamento di camionette della celere e volanti della Digos impegnata a difendere 24 ore su 24 la sede di Casapound, nel quartiere di Coverciano, dalle contestazioni degli abitanti del quartiere, organizzatisi in una assemblea antifascista permanente di Quartiere. Fior fior di migliaia di euro spesi per accerchiare con un grande spiegamento di camionette, celerini e agenti Digos la sede fascista (spacciata per una libreria) ad ogni iniziativa da loro organizzata. E ancora, abbiamo dovuto registrare come per la Digos non costituisca nessun pericolo l’apertura della sede dell’associazione “la Fenice” nel Quartiere delle Cure. Anche in questo caso la difesa della sede dalle manifestazioni antifasciste è stata garantita, nonostante si stia parlando di un gruppo legato direttamente a Lealtà e Azione, notoriamente movimento di fascisti amanti di coltello, parte a sua volta del movimento suprematista bianco “Hammerskin”, evoluzione dello statunitentse Ku Klux Klan e con non pochi sospetti legami con la Ndrangheta .

Ultimamente, Casapound ha cercato di cavalcare la vicenda rifugiati per trovare consensi nel quartiere di Novoli, storicamente quartiere popolare in cui sorgono moltissime occupazioni abitative. Qualche tempo fa infatti il Movimento di Lotta per la casa ha occupato uno stabile di proprietà dell’Asl fiorentina e al centro di una grossa inchiesta per truffa essendo stata comprata ad un prezzo molto superiore a quello di mercato. Lo sgombero è arrivato il giorno dopo e il Comune, per togliersi dall’imbarazzo della situazione, ha deciso di destinare la palazzina, nuova e mai utilizzata, all’ospitalità dei rifugiati.

Puntualmente nei giorni successivi spunta in quartiere un volantino, senza firma, che chiama un’assemblea di cittadini contro la presenza dei rifugiati in quartiere. La presenza organizzata dal Movimento di Lotta per la casa all’assemblea diventa immediatamente presidio antifascista quando risulta chiaro a tutti che gli organizzatori sono la “ducetta” dei Forconi fiorentini—una palazzinara ben nota per gli alti affitti e il numero di sfratti—e Casapound. Il presidio antifascista costringe i fascisti e i tre abitanti del quartiere accorsi alla loro iniziativa a spostare la sede dell’”assemblea di quartiere” nell’attico della palazzinara, mentre la polizia immediatamente circonda e si pone a difesa dei fascisti.

In questo clima generale, l’ultima ondata di denunce contro chi in questa città si batte affinché ai fascisti non venga concessa nessuna legittimazione né agibilità politica, risale a mercoledì 7 Ottobre 2015 e si lega ai fatti delle Piagge accaduti il 6 Dicembre del 2014. C’erano da poco stati i gravi fatti di Tor Sapienza (http://www.militant-blog.org/?p=11330) e Forza Nuova, nonostante i fascisti nella vicenda romana non abbiano giocato nessun ruolo se non cercare di cavalcare l’onda dell’intolleranza, decide di provare a fomentare l’odio razzista anti-immigrato anche a Firenze, chiamando un presidio nel popolarissimo (perchè multietnico e abitato prevalentemente da proletari) quartiere fiorentino de “le Piagge” (http://www.gonews.it/wp-content/uploads/2014/11/unnamed22.jpg). Perchè le Piagge? Le ragioni che i fascisti vogliono sfruttare sono due: la prima è che qui purtroppo risiedono una manciata di simpatizzanti fascisti; la seconda è che alle Piagge si vive una situazione di abbandono da parte delle istituzioni locali e di degrado vero (non quello propagandistico!) fatto di assenza di servizi, povertà, assenza di spazi di socialità, fatta eccezione per il centro sociale di Don Santoro.

Il Quartiere si presenta militarizzato fin dalla prima mattina, ma gli antifascisti fiorentini riescono a prendersi la piazza richiesta alla questura dai fascisti. La Digos relega così i 20 forzanuovisti (giunti da fuori città) in piazza Garibaldi, a un paio di chilometri dalla piazza degli antifascisti, circondati e difesi da camionette, mentre alcuni abitanti li contestano dalle finestre. Il nutrito presidio antifascista chiede di poter partire in corteo, ma, dopo aver mosso i primi passi, la polizia carica dapprima con una carica di alleggerimento da cui gli antifascisti riescono a difendersi indietreggiando di alcuni metri in moto compatto, e poi con una seconda carica a disperdere le prime file del corteo che gli antifascisti non riescono a reggere, riuscendo a strappare dalle mani della Digos alcuni compagni evitando in questo modo che venissero fatti dei fermi.

Le richieste del PM sono pesanti: 8 arresti domiciliari e 3 in carcere per adunata sediziosa, oltraggio a pubblico ufficiale, travisamento, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni, manifestazione non autorizzata, danneggiamento, porto d’armi pluri aggravati. A questo si aggiunge una denuncia a piede libero per il compagno che chiese l’autorizzazione della manifestazione, colpevole di manifestazione non autorizzata per non aver impedito la partenza del corteo.

Il Gip rigetta tutte le richieste di arresto, ma commina 3 obblighi di firma, di cui uno con l’obbligo di dimora, e denuncia a piede libero gli altri 8. Se di per se l’operazione repressiva risulta pesante, a renderla ancor di più è la tempistica niente affatto casuale. Tutto questo accade infatti circa una settimana prima dell’ennesima manifestazione annunciata, senza luogo e orario, da Forza Nuova, nel dettaglio un corteo nazionale di Lotta studentesca, la giovanile del partito. Un chiaro avvertimento agli antifascisti fiorentini, un tentativo di far capire che l’antifascismo in questa città non è tollerato e i fascisti devono essere liberi di agire.

da Radio Onda d’Urto

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