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La polizia tedesca attacca il corteo in sostegno alla Palestina nel giorno della Nakba

Il 15 maggio di ogni anno i palestinesi commemorano la Nakba – la pulizia etnica del 1948 dalla loro terra natìa da parte delle milizie sioniste, prima e dopo la creazione dello stato di Israele. Una ricostruzione della gravissima repressione della polizia berlinese che ha arrestato centinaia di manifestanti

di Ali Abunimah

Domenica [15 maggio 2022 – ndt], la polizia di Berlino ha caricato e arrestato chiunque vedesse manifestare in sostegno alla Palestina. Tra coloro che sono stati arrestati c’era Ramsy Kilani, un palestinese la cui famiglia è stata massacrata in un bombardamento israeliano su Gaza nel 2014.

Majed Abusalama, un palestinese che vive nella capitale tedesca, ha detto di essere stato attaccato dalla polizia.

«Ho lasciato l’ospedale appena un’ora fa, con il braccio fasciato per tenermi la spalla immobilizzata dopo che la polizia razzista tedesca me l’ha quasi lussata reagendo violentemente soltanto perché indossavamo delle kefiah palestinesi» ha twittato Abusalama domenica.

Gli attacchi contro i manifestanti sono arrivati dopo che le autorità della capitale tedesca hanno vietato a un gruppo ebraico di tenere una veglia in memoria di Shireen Abu Akleh, la corrispondente di Al Jazeera assassinata la scorsa settimana, con tutte le prove che indicano la responsabilità diretta di Israele.

«Il raduno in memoria di Abu Akleh era stato organizzato dalla Jüdische Stimme, un gruppo ebraico che sostiene i diritti dei palestinesi [“Voce Ebraica”, associazione tedesca appartenente alla rete “Ebrei europei per una pace giusta”, di cui fa parte anche la rete italiana “Ebrei contro l’occupazione” – ndt]», ha riportato Al Jazeera. «Ma la polizia ha detto al gruppo che l’evento, previsto per venerdì sera, rientrava sotto il divieto di manifestazione in vista del Nakba Day».

Il 15 maggio di ogni anno, che questa volta è caduto di domenica, i palestinesi commemorano la Nakba – la pulizia etnica del 1948 dalla loro terra natìa da parte delle milizie sioniste, prima e dopo la creazione dello stato di Israele.

«La loro posizione ufficiale è che la Germania ha una responsabilità speciale nei confronti di Israele a causa dell’Olocausto», ha detto Wieland Hoban, presidente della Jüdische Stimme, a proposito del divieto da parte del governo di Berlino.

«Le persone come noi, in quanto ebree, devono continuamente spiegare ai tedeschi che sostenendo l’oppressione dei palestinesi non ci stanno aiutando».

Dalla fine di aprile, per ben due volte le autorità di Berlino hanno imposto forti divieti alle manifestazioni legate alla Palestina, con il pretesto che in appuntamenti precedenti i partecipanti avevano fatto affermazioni “antisemite”.

I funzionari tedeschi spesso equiparano qualsiasi dimostrazione di sostegno ai diritti dei palestinesi al bigottismo antiebraico.

Gli organizzatori affermano che a quanto pare c’è stato un incidente documentato di un adolescente che ha utilizzato un insulto razzista durante una manifestazione a metà aprile.

Questo fatto è stato poi gonfiato a dismisura dai media e dai politici e utilizzato come pretesto per imporre efficacemente punizioni collettive e una censura indiscriminata nei confronti dei sostenitori dei diritti dei palestinesi.

Tenuti al caldo

Secondo quanto riferito, domenica [15 maggio – ndt] le autorità hanno schierato più di 1.000 agenti per far rispettare il divieto alle manifestazioni di solidarietà con la Palestina.

Quando i manifestanti pacifici si sono presentati comunque, la polizia li ha accerchiati e limitato i loro movimenti (una tattica repressiva chiamata kettling [tecnica di contenimento e isolamento totale dei manifestanti. Il nome viene dall’inglese kettle, bollitore –  ndt]) «in base a caratteristiche fisiche, come l’indossare la kefiah», secondo quanto riportato da un giornalista.

«Le persone fuori dal kettling del cordone ci venivano trascinate da agenti di polizia».

«La situazione a Berlino è estremamente tesa», ha twittato domenica la giornalista Hebh Jamal. «La polizia sta letteralmente arrestando chiunque veda per strada che dica anche solo “Palestina libera” o che indossi una kefiah.»

«Un’ora fa la polizia tedesca ha arrestato uno dei più importanti attivisti palestinesi in Germania, Ramsy Kilani», ha aggiunto Jamal.

Kilani ha confermato a The Electronic Intifada [“L’Intifada Elettronica”, testata online palestinese fondata a Chicago nel 2001 – ndt] di essere stato fermato insieme ad altri e sottoposto a kettling dalla polizia a Hermannplatz.

«Ci hanno tenuto per un’ora e mezza sotto il caldo, finché non ci hanno preso i documenti per denunciarci tutti per una presunta manifestazione non autorizzata, anche se non avevamo organizzato nessuna manifestazione ma ci limitavamo ad indossare i colori palestinesi o la kefiah», ha aggiunto Kilani.

Il padre di Kilani e cinque suoi fratelli, cittadini tedeschi, sono stati uccisi nel 2014 in un attacco aereo israeliano a Gaza.

«La polizia tedesca a Berlino che vieta qualsiasi manifestazione collegata alla Palestina e reprime chiunque indossi i colori palestinesi o la kefiah nei luoghi pubblici rappresenta un preoccupante passo in avanti nella repressione», ha twittato lunedì Kilani.

«È antipalestinese», ha aggiunto. «Ora si discute su come rendere più facile vietare le manifestazioni in generale».

Ritorno sulla strada della democrazia

Nell’ultimo anno, l’intensificarsi degli sforzi per cancellare dall’opinione pubblica in Germania la persecuzione dei palestinesi da parte di Israele ha comportato anche l’epurazione di giornalisti palestinesi e arabi da parte dell’emittente pubblica Deutsche Welle.

Nonostante la censura e la repressione da parte della polizia e dei politici, recentemente i sostenitori dei diritti dei palestinesi hanno ottenuto numerose vittorie in tribunale riaffermando il diritto alla libertà di parola.

Ciononostante, questo divieto indiscriminato e applicato violentemente da parte di Berlino, e confermato da un tribunale locale, è una grave battuta d’arresto nel lungo e tortuoso cammino dell’ex stato nazista verso la democrazia.

 “Il tempo dei Calunniatori”

Sebbene si stia intensificando, questa repressione non rappresenta una novità: le élite tedesche cospirano da tempo per mettere a tacere le critiche verso Israele. Considerano il sostegno incondizionato alla brutalità di Israele contro i palestinesi una forma di espiazione per l’assassinio sistematico di milioni di ebrei da parte del governo tedesco durante l’Olocausto.

Un film che sarà lanciato in anteprima su YouTube il 22 maggio metterà in evidenza la repressione tedesca della libertà di parola e di pensiero e verso l’attivismo pro-Palestina, oltre alle relazioni complici della Germania con Israele. Il nuovo documentario, The Time of Slanderers [“Il Tempo dei Calunniatori – ndt], di Dror Dayan e Susann Witt-Stahl, nasce da una conferenza nel 2018 che aveva riunito a Berlino ebrei e palestinesi critici verso Israele e verso il sionismo.

«La deriva verso destra del mondo occidentale si manifesta in modi bizzarri», avevano osservato gli organizzatori della conferenza, «Le persone di sinistra vengono denigrate come “naziste”» e «gli antifascisti ebrei come “traditori”».

«Gran parte della sinistra tedesca, nel migliore dei casi, tace su questi allarmanti sviluppi, commettendo così un tradimento che equivale a una capitolazione alle aspirazioni tedesche di grande potenza, alla politica bellicosa di regime change della NATO e all’aggressione omicida verso rifugiati e altri migranti», dichiarano i registi.

Nel film, in tedesco e inglese con sottotitoli in inglese, sono presenti Moshe Zuckermann, Rolf Becker, Jackie Walker, Moshé Machover, Judith Bernstein e l’autore di questo articolo. È dedicato alla musicista e sopravvissuta ad Auschwitz Esther Bejarano, divulgatrice del sostegno verso i diritti dei palestinesi, che aveva lasciato un messaggio alla conferenza nel 2018 ma che è morta l’anno scorso all’età di 96 anni.

È possibile vedere il trailer qui sopra e l’intero film sarà disponibile su questo canale YouTube per 24 ore domenica 22 maggio. Successivamente, il film verrà proiettato su richiesta.

L’articolo è stato pubblicato su electronic intifada il 16 maggio 2022. Traduzione a cura di Michele Fazioli per DINAMOpress

Ali Abunimah è co-fondatore di The Electronic Intifada e autore di The Battle for Justice in Palestine, uscito recentemente per Haymarket Books. Ha scritto anche Un Paese: una proposta coraggiosa per porre fine all’impasse israelo-palestinese. Le opinioni sono unicamente a carattere personale.

Immagine di copertina di Michael Kuenne ZUMAPRESS. Corteo in sostegno dei palestinesi a Berlino il 23 aprile. In seguito a questa protesta, le autorità della capitale tedesca hanno imposto forti restrizioni verso qualsiasi manifestazione a sostegno dei diritti dei palestinesi, compreso il 15 maggio, anniversario della Nakba.

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