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La “manovra per ripartire” del M5S: Nuove assunzioni nelle forze dell’ordine

Il Movimento 5 stelle, annuncia che nella “manovra per ripartire” ci sarà un rafforzamento degli organici delle nostre Forze dell’Ordine con 4535 nuove unità.

Nonostante, una delle maggiori evidenze emerse durante la fase critica dell’epidemia da Covid-19 è stato il collasso del sistema sanitario, con i bilanci sanitari insufficienti ad affrontare la pandemia, con i vaccini antinfluenzali che mancano in molte regioni e in moltissime città; con gli ospedali e terapie intensive tornati in emergenza, per posti, strumenti e, soprattutto per mancanza di personale, con la medicina territoriale non potenziata, e resa più efficiente, per fare da reale filtro pre-ospedaliero; per i pentastellati la priorità risulta essere non è quello di assumere medici, infermieri e personale sociosanitario ma bensì quello di rafforzare il personale delle forze dell’ordine. Tutto questo, nonostante, negli ultimi dieci anni sono stati sottratti 37 miliardi di euro alla sanità[1], mentre le spese militari e per la sicurezza hanno segnato un aumento del 26% rispetto alle ultime tre legislature[2]

Ma sono davvero necessarie queste nuove assunzioni? Secondo il rapporto: “Osservatorio sui conti pubblici” dell’Università Cattolica di Milano in Italia abbiamo circa 306mila agenti (appartenenti alle varie forze dell’ordine) ossia 453 ogni 100mila abitanti, cifra che colloca il nostro Paese ben oltre la media continentale, ferma a 355 agenti ogni 100mila abitanti.

Il confronto con Paesi simili al nostro è molto eloquente: Regno Unito 211 agenti, Germania 297, Francia 320, Spagna 361. Un simile apparato comporta ovviamente una spesa notevole, 22,6 miliardi di euro, ossia l’1,3% del Pil, assai al di sopra della media europea dello 0,9%.

L’Osservatorio della Cattolica nel suo rapporto si preoccupa soprattutto dell’eccesso di spesa pubblica e non manca di sottolineare l’incomprensibile sovrapposizione (a volte addirittura concorrenza) fra le diverse forze dell’ordine.

Quindi l’Italia è il paese europeo che in proporzione spende di più per la sicurezza pubblica e privata. Moltissime risorse che si perdono negli sprechi dell’amministrazione della giustizia, e vanno a garantire i privilegi di pochi, a fronte di alcune carenze anche molto gravi, alimentando una speculazione sull’insicurezza che porta a situazioni drammaturgiche e a una sorta di neofascismo in cui si invoca solo la tolleranza zero e un regime di autorità. Mai in questi anni si è valutato la produttività e l’efficienza di alcuni dei mezzi più usati per “la sicurezza”, spesso costosissimi, come gli strumenti di videosorveglianza. Tecnologie che, andrebbero sostituite piuttosto con operatori sociali sul territorio. Secondo le statistiche, dal ’90 ad oggi il numero dei reati commessi in Italia è rimasto sostanzialmente lo stesso, mentre è aumentato il numero delle denunce, e a finire in carcere sono sempre di più i cittadini stranieri. Secondo la relazione della Corte dei conti, l’80 per cento dei soldi spesi per i migranti va alla repressione, e solo il 20 per cento alle politiche di sostegno.

Nel frattempo, nessuno sembra accorgersi che ben poco fanno le nostre polizie per contrastare il lavoro nero, le neo-schiavitù, l’insicurezza sul lavoro, i gravissimi attentati alla salute pubblica derivanti dall’inquinamento provocato dalle attività sommerse o semi-legali, le stesse ecomafie e le tanto citate evasione fiscale e corruzione. Un universo di reati – cioè di insicurezze – che restano ignorati perché, dalle polizie locali a quelle nazionali, la priorità assoluta è attribuita alla repressione.

Il commento a Radio Onda d’Urto di Italo di Sabato, dell’Osservatorio Repressione  Ascolta o scarica

Note:

[1] https://www.gimbe.org/pagine/1229/it/report-72019-il-definanziamento-20102019-del-ssn

 

[2] https://www.retedellapace.it/category/approfondimenti/disarmo/spese-militari-disarmo/

 

 

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