La lotta di un padre per rivendicare la per la libertà di scelta terapeutica alla figlia Alice
- febbraio 05, 2021
- in psichiatria
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Sotto trovate una nuova lettera di Antonio Di Vita con gli ultimi aggiornamenti sulla vicenda di Alice. Antonio da tempo lotta per la libertà di scelta terapeutica, contro l’obbligo di cura e per il rispetto delle volontà di sua figlia Alice. Vi chiediamo di pubblicare la storia di Antonio e Alice sui vostri canali e siti, nella speranza che altri si uniscano alla sua battaglia per la liberazione di Alice.
Il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud-Pisa
Alice da tempo esprime la volontà di venire a vivere da me e di essere curata presso strutture specializzate per ciò che concerne il problema della tracheostomia. Questa volontà è stata negata più volte dal giudice tutelare. Le istanze della mia avvocatessa dott.ssa Malune non sono mai state prese in considerazione.
In seguito ad un’istanza presentata dal corrente Amministratore Di Sostegno (ADS), la giudice tutelare dott.ssa Colombo ha disposto che Alice sia collocata in una struttura lontana da me, l’Istituto La Consolata di Bibbiena (AR) e che io non possa avvicinarmi a tale struttura. Cosa molto ingiusta, senza ragionevoli motivazioni e senza mai essersi presa la briga di ascoltarmi, come da mio diritto. Perché??? Mi domando se questo modo di operare dell’autorità giudiziaria rispetti i principi della nostra Costituzione.
Alice si è molto preoccupata dal fatto che io non andassi più a trovarla, quando prima ci andavo tutti i giorni per almeno otto ore. Alice, con la quale ho un contatto telefonico quotidiano, per qualche tempo non ha creduto alle mie spiegazioni, non capacitandosi delle motivazioni della giudice che mi tengono lontano da lei.
Il 14 luglio 2020 Alice è stata ricoverata di urgenza al Pronto Soccorso di Arezzo per seri problemi respiratori dovuti ad un cercine creatosi a causa dell’infiammazione generata dalla permanenza prolungata della cannula tracheostomica. È stato in seguito deciso di procedere con un intervento chirurgico, che però – nonostante l’urgenza – ad oggi non è stato ancora eseguito ed i problemi, ovviamente, si sono aggravati. Considerate che la cannula poteva e doveva essere rimossa già tre anni e mezzo fa.
Mi chiedo perché, nonostante io abbia informato gli organi istituzionali preposti al riguardo (Difensore Civico ed il Garante dei Detenuti e delle persone private della libertà) questo intervento non sia stato ancora eseguito. È necessario ricordare che loro stessi avevano contattato il primario otorino dell’ospedale di Arezzo, dott. Ciabatti, il quale aveva dato piena disponibilità per l’intervento ad agosto 2020. La disponibilità da parte del dott. Ciabatti era stata già confermata e l’operazione poteva essere fatta a breve termine quando il rischio covid-19 era molto inferiore che nei mesi di fine settembre – ottobre 2020.
A mia figlia vengono tuttora somministrati pesanti psicofarmaci: sta nuovamente perdendo la memoria recente e ha difficoltà a esprimersi. I suoi denti si sono affossati all’interno delle gengive e sono diventati neri, probabilmente proprio a causa dei farmaci. A oggi nulla è ancora stato fatto Non è stato fatto per risolvere questi problemi.
Essendoci stati casi di covid-19 nell’Istituto La Consolata (che è anche una Residenza Sanitaria Assistita), ho presentato subito un’istanza per riportare a casa mia figlia e farla curare, a mie spese, dai migliori specialisti.
La giudice tutelare ha negato la mia richiesta, non tenendo conto della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, fatta a New York il 13/12/2006, ratificata dall’Italia con legge n. 18 del 03 marzo 2009 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 61 del 14 marzo 2009) e nello specifico:
Art. 12: “..…… Tutte le persone con disabilità, indipendentemente dal tipo e grado di disabilità, hanno il diritto inalienabile di godere della capacità legale su base di eguaglianza con gli altri. – Il diritto degli adulti di esercitare pienamente la capacità giuridica in ogni area della vita.”
Art. 19: …”riconoscono il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e adottano misure efficaci ed adeguate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e la loro piena integrazione e partecipazione nella società, assicurando che: le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere iin una particolare sistemazione”.
Al contrario, sia la giudice che il Consulente Tecnico di Ufficio (CTU) sembrano aver tenuto in alta considerazione, ed in pratica assecondato, quanto indicato dal direttore dell’istituto Agazzi, dott. Lapini, che precedentemente aveva in carico Alice. Il CTU ha infatti riportato le seguenti indicazioni nella relazione “il dott. Lapini ribadisce la necessità e la volontà di non rompere con il padre, ma di inviargli un messaggio chiaro, di maggior rispetto delle regole”. Su questo bisognerebbe che ci chiedessimo “quali regole?”. Infatti, io vorrei sapere il reale motivo per il quale il giudice ha preso il provvedimento di divieto nei miei confronti di avvicinarmi alla struttura dove Alice è ricoverata, senza avermi mai convocato per sentire la mia versione dei fatti e le mie ragioni riguardo alle così dette “regole” del dott. Lapini, delle quali ho appreso l’esistenza solo leggendo tale relazione.
Chi è che dovrebbe decidere? Il direttore di un istituto privato o la giudice tutelare?
A fronte di altri casi di covid-19 verificatesi nell’Istituto La Consolata di Bibbiena, il giorno 11 gennaio 2021, ho appreso con mio stupore che Alice era stata affidata a sua madre, sig.ra Rossella Bonistalli, la quale aveva fatto anche lei un’istanza per richiedere il temporaneo affidamento di Alice e nel frattempo aveva già affittato una casa a Montevarchi e aveva preso aspettativa.
Perché ancora una volta è stata ignorata la volontà di Alice di tornare a vivere a casa mia, dove aveva vissuto e ha la residenza? A detta della direzione dell’Istituto La Consolata, Alice era risultata negativa al Covid-19 dopo aver fatto due tamponi. Purtroppo però, Alice si è sentita male dopo soli due giorni trascorsi con la madre a Montevarchi, ed è risultata positiva al covid-19. Per fortuna le sue condizioni di salute sono migliorate e attualmente è casa della madre.
Avendovi detto tutto questo e avendo constatato che attraverso le vie legali non sono riuscito ad ottenere giustizia, ma solo la consapevolezza di un muro di gomma costruito ad arte e con lo scopo di perseguire interessi privati a spese dei contribuenti. Vi chiedo di aiutarmi a far si che la volontà di mia figlia sia rispettata che non venga più rinchiusa in strutture private convenzionate e che le vengono tolti gli psicofarmaci che la stanno danneggiando. Sono disposto a fornirvi tutte le documentazioni, chiarimenti e dettagli che riterrete necessari. Devotamente riconoscente, e ringraziandovi per il Vostro aiuto,
cordiali saluti
Antonio Di Vita
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