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La lotta per l’abolizione della tortura del 41 bis non tornerà indietro per alcune denunce giudiziarie

In questi giorni una decina di militanti comunisti e attivisti antagonisti di Napoli, Firenze, La Spezia e Roma, hanno ricevuto avvisi di garanzia da parte del Pubblico Ministero della procura generale presso il Tribunale de L’Aquila, Dott.ssa Simonetta Ciccarelli, per il reato di “manifestazione non autorizzata” tenutasi in data 24 novembre 2017 a L’Aquila. Lo strumento del Codice Penale che sanziona tale reato per il PM è quello dell’articolo 18 del decreto regio del 18 giugno 1931 (legge varata in pieno ventennio fascista).

La manifestazione a cui si riferisce il procedimento giudiziario di cui è titolare la Dott.ssa Ciccarelli, è quella tenutasi in solidarietà con la detenuta rivoluzionaria Nadia Lioce che dal 2003 è segregata in regime duro d’isolamento carcerario, regime più che noto dell’articolo 41 bis del codice penitenziario.

La prigioniera Lioce nel 2015, a seguito di una protesta realizzata battendo per un quarto d’ora, per alcuni giorni, una bottiglietta di plastica contro la porta blindata della sua cella, come gesto di denuncia contro l’amministrazione carceraria che le aveva sottratto in modo del tutto gratuito libri e materiali vari che le consentivano di studiare, peggiorandole ulteriormente le già dure condizioni di detenzione, veniva denunciata alla Procura della Repubblica per disturbo alla quiete del personale penitenziario.

Per questa ragione il 24 novembre si svolgeva a L’Aquila il processo alla prigioniera Lioce e per lei accorrevano un centinaio di militanti e attivisti per portarle solidarietà e per denunciare la barbarie della tortura del 41 bis che ormai viene applicato in modo stabile e automatico dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziario e dai Ministri di giustizia dei vari governi di centro destra e centro sinistra, che si sono succeduti in questi ultimi 13 anni.

Contro tale metodo nulla sono valsi i numerosi richiami della Corte europea dei diritti umani di Europa e dell’ONU. A questa misura inumana si aggiungono al caso della Lioce le vessazioni supplementari e gratuite da parte della direzione carceraria e della polizia penitenziaria. E’ evidente che il procedimento penale che è stato avviato contro i/le dieci compagni/e che hanno solidarizzato con la prigioniera da lunghi anni sottoposta alla tortura dell’isolamento, ha lo scopo altresì di intimidire anche quanti hanno in mente di unirsi a questa battaglia di civiltà e giustizia per la dignità dei detenuti contro il 41 bis che va più al di là del singolo caso.

Il diritto di riunirsi pubblicamente e manifestare il pensiero critico è sancito dagli articoli 17 e 21 della Costituzione. Tali articoli cozzano in modo stridente con l’articolo del CP di origine fascista utilizzata dalla Dott.ssa Ciccarelli. Come in una miriade di altri casi tale contrasto mette in luce e conferma una deriva sempre più reazionaria in corso nel nostro paese.

Una reazione che dall’applicazione senza più regole del 41 bis in carcere si estende alla intera società contro le classi subalterne e sfruttate da parte dello strapotere economico, politico e culturale delle classi dominanti che hanno in mano il potere e quindi il monopolio della violenza articolata nei suoi vari apparati polizieschi e giudiziario.

E’ chiaro che il procedimento giudiziario contro chi ha intrapreso la lotta per l’abolizione della tortura dell’isolamento carcerario e quindi del 41 bis, deve essere legato a quanto viene detto a mo’ di allarme politico e sociale nella relazione alle Camere fatta dai servizi segreti a inizio febbraio scorso.

Tale relazione infatti focalizza tra l’altro le attività dell’area del cd “estremismo Marxista Leninista” a proposito della solidarietà con i detenuti politici. A Pag. 101 di questa relazione c’è scritto: “…Il quadro dell’estremismo di matrice marxista-leninista rivoluzionaria non ha subito, nel corso dell’anno, variazioni sostanziali: è infatti proseguita l’attività di propaganda della stagione lottarmatista intesa a tramandare alle nuove generazioni la memoria brigatista, nella prospettiva di contribuire alla formazione di futuri militanti. Il legame con l’esperienza delle organizzazioni combattenti si è sostanziato, altresì, in iniziative di solidarietà ai rivoluzionari prigionieri, vale a dire nei confronti di terroristi detenuti, sia in Italia sia all’estero…”.

In queste righe è chiaro che il relatore dei servizi prova a suggestionare il corpo dei parlamentari della Repubblica in termini di criminalizzazione di quanti portano avanti battaglie di progresso e di emancipazione da un sistema socio economico e politico capitalista che è in se l’origine dei crimini più reali e atroci, crimini fatti di guerre, disoccupazione, super sfruttamento, fame, malattie e via dicendo.

In questa situazione è chiaro per noi che la campagna di denuncia e la mobilitazione contro la tortura dell’isolamento carcerario, per l’abolizione del 41 bis non si può fermare neanche con i divieti di manifestare e le denunce giudiziarie. I 5 maggio ci sarà per Nadia Lioce una nuova udienza presso il Tribunale de L’Aquila e di nuovo la mobilitazione non mancherà.

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