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La dignità dimenticata nel carcere di Reggio Calabria

Appello dei carcerati – Noi detenuti del reparto dell’alta sorveglianza del “Panzera” siamo costretti a dover far emergere pubblicamente il trattamento che a noi è riservato, anche rispetto ai detenuti che nella nostra stessa condizione occupano le altre case circondariali. Ci sentiamo completamente abbandonati, in spregio alle garanzie più elementari che lo Stato e L’Europa impone nel trattamento dei detenuti.

Vogliamo ribadire, comunque, che questa lettera non ha l’intento di essere una protesta generica, ma ha l’aspirazione di voler cambiare la nostra condizione carceraria divenuta insostenibile. A tal proposito rappresentiamo di seguito solo alcune delle situazioni che riteniamo necessario modificare: Le celle restano sempre chiuse, e questo rende impossibile socializzare, provocando uno stato permanente di tensione in noi.

Non abbiamo una stanza dove stendere i panni lavati, una palestra, un’area verde, un luogo, dove nei giorni di pioggia o di forte maltempo, poter passare l’ora d’aria, un frigo in cella, il pane fresco nei giorni festivi, non possiamo nemmeno organizzarci la spesa per la settimana, perché non conosciamo il saldo disponibile, oltre al fatto che la consegna della spesa avviene ogni 15 giorni, abbiamo bisogno del nullaosta per avere la coperta personale, non possiamo partecipare a nessun tipo di corso (es. teatrale), utile anche per un possibile e sperato reinserimento nel tessuto sociale.

Per questo vorremo rivolgere un appello a chi di competenza, affinché possa adottare soluzioni rapide ed efficienti per risolvere la grave situazione di disagio e umiliazione in cui versiamo. Tutti noi detenuti siamo consapevoli che dobbiamo scontare la nostra pena, ma chiediamo solo di scontarla in modo dignitoso e soprattutto umano, augurandoci, così, che chi di dovere provi a migliorare le nostre condizioni carcerarie, anche nell’ottica di un recupero di ogni individuo presente nella struttura, senza distinzione alcuna, così come prevede la Costituzione.

I detenuti del carcere Panzera di Reggio Calabria

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