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La caserma “Levante a Piacenza era una zona franca, con carabinieri come pusher

“La caserma di Levante è una zona franca di prassi degenerate” così il Gup Fiammetta Modica motiva le condanne per i carabinieri della Caserma Levante di Piacenza

La sentenza sulla caserma Levante dei carabinieri di Piacenza: fotografia di un microcosmo fatto di “arroganza, violenza e sistematica violazione delle regole”. Pestaggi nei confronti di chi non collaborava e vessazioni, ruberie e droga.”.

Discorso a parte merita l’aberrante meccanismo della progressione di carriera degli appartenenti alle forze dell’ordine: “La giudice però critica anche la logica dei numeri, che impone alle forze dell’ordine di fare quanti più arresti possibile: “Il dato statistico da perseguire a ogni costo (…) da sciorinare in occasioni istituzionali, per avanzamenti di carriera e per avere piccoli benefici è stata e resta la vera aberrazione che il sistema dovrebbe emendare, per restituire una risposta effettiva della presenza dello Stato, indispensabile al reale contrasto dei fenomeni criminali“.

Una domanda rimane inespressa, sottotraccia, allontanata, indicibile: ci sono altre caserme o commissariati Levante in Italia?
I protagonisti di questo processo erano quasi tutti carabinieri semplici e appuntati, la ‘truppa’ come provocatoriamente sostenuto da alcuni difensori, uomini che ormai avevano sdoganato un modo di agire al di fuori delle regole, in una zona franca dove erano ammesse prassi degenerate“. Questa la chiosa delle 488 pagine relative alla sentenza – pronunciata il primo luglio in abbreviato dal tribunale, dopo che la pm aveva chiesto una condanna a 16 anni – con cui il Gup di Piacenza Fiammetta Modica motiva le condanne per i carabinieri della stazione Levante.

La più importante, 12 anni per l’appuntato Giuseppe Montella, considerato il leader del gruppo della caserma sequestrata nell’estate 2020. Ha “intrapreso una scelta criminale netta e irreversibile, avendo asservito la divisa a finalità delinquenziali finalizzate al mero arricchimento personale, senza alcuno scrupolo”, è uno dei passaggi contenuto nelle motivazioni della sentenza di primo grado firmate dal gup Fiammetta Modica.
Quello di Montella è un profilo “criminale di spessore, di un uomo scaltro ormai radicato nel contesto delinquenziale piacentino ove la divisa era assurta a strumento di scambio e di rassicurazione per i suoi sodali. La sua personalità viene tratteggiata dagli informatori e dal tenore delle intercettazioni che dipingono le sue stabili attività illecite, ma soprattutto la sua indole violenta e la mancanza di scrupoli”, chiosa il giudice.

Le altre condanne

Condannati – sempre a pene inferiori alle richieste dell’accusa – l’appuntato scelto Salvatore Cappellano a 8 anni (la richiesta era di 14 anni, 5 mesi e 10 giorni), 6 anni per il collega Giacomo Falanga (13 anni la richiesta di pena), 4 anni per Marco Orlando (5 anni la richiesta) all’epoca comandante della stazione di via Caccialupo. Per Daniele Spagnolo la pena più bassa a 3 anni e 4 mesi (richiesta della procura 7 anni e 8 mesi).

 

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