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Italia in emergenza da quarant’anni

Pronte all’uso le leggi degli anni di piombo, commenta Italo Di Sabato dell’Osservatorio sulla repressione 

Terrorismo, stato d’emergenza, leggi speciali. Quante volte abbiamo sentito questi termini ricorrere come un mantra in Italia durante i cosiddetti ‘anni di piombo’. Ora questa narrazione si ripropone fatalmente in questi terribili giorni successivi agli attentati di Parigi. Il Presidente François Hollande ha dichiarato lo stato d’emergenza, regolato da una legge del 1955 promulgata in occasione della guerra d’Algeria e ha chiesto una modifica della Costituzione per ridimensionare i poteri della Consulta qualora si vadano a limitare determinate libertà personali. Qui in Italia, invece, non è stata paventata alcuna modifica alla legislazione esistente. E’ un buon segno oppure vuole dire che partiamo già da una situazione straordinaria disegnata per fronteggiare un quadro che possiamo definire speciale? Lo abbiamo chiesto ad Italo Di Sabato, responsabile nazionale dell’Osservatorio sulla repressione.

Qualche giorno fa in televisione il Procuratore nazionale antiterrorismo Franco Roberti ha dichiarato che in Italia non c’è alcun bisogno di introdurre nuove leggi perché basterebbe utilizzare quelle che già sono in vigore? Che cosa vuole dire questo?

Io credo che quando Matteo Renzi ha dichiarato che in Italia non si ricorrerà allo stato di emergenza ha detto un qualcosa che di fatto non è vero.

Perché?

Perché l’Italia è dentro un’emergenza infinita da più di quarant’anni. Quando si dice che non si vogliono nuove leggi è proprio perché ci sono già delle normative ereditate da tutto quell’armamentario di legislazioni speciali approvate durante l’epoca della lotta armata che sono ancora attualissime. E a queste bisogna aggiungere che prima degli attentati di Parigi, circa un mese e mezzo fa, Alfano aveva presentato il ‘ddl sicurezza’ in cui ci sono tutta una serie di misure ulteriormente restrittive e di limitazione delle libertà di movimento in questo Paese. Ddl che sicuramente avrà un’accelerazione in questi giorni con l’approvazione, tanto per fare un esempio, della carcerazione per chi usasse dei petardi. Cosa che sta già accadendo oggi con la psicosi introiettata dalla stragrande maggioranza dei cittadini, con la paura per gli attentati terroristici. Scenario propedeutico ad un ulteriore inasprimento verso quella che è la libertà di movimento e all’organizzazione di manifestazioni di dissenso. Ma anche verso ulteriori limitazioni delle libertà personali. A tutto ciò bisogna aggiungere l’elemento Roma.

Uno scenario ancora più complesso vero?

Certo, perché l’otto dicembre inizierà ufficialmente il Giubileo e in una città commissariata sul piano amministrativo credo che di fatto si vivrà uno stato di eccezione permanente per tutta la durata di questo evento. Quindi ulteriori misure di controllo sociale, e ulteriori misure di divieto. I fatti sono questi.

Insomma l’Italia non ha bisogno di approvare ulteriori leggi…

No perché viviamo da tempo dentro una costituzione materiale che di fatto ha scalzato la costituzione formale.

C’è però il rischio che si vada anche oltre? Per esempio in Francia Hollande pensa ad una modifica della Costituzione nazionale…

Hollande ha dato pieno potere ai Prefetti, ha consentito la possibilità di fare delle perquisizioni senza l’ordine del Magistrato, ma questo per esempio in Italia già c’è. E’ contemplato sia dalla legge Reale che dalla legge Cossiga. Leggi che non sono state mai abrogate e tuttora sono presenti nell’ordinamento penale italiano. E quindi se in Italia si ritiene di dover applicare misure verso chi può essere sospettato di attività terroristica o di appoggio ad iniziative terroristiche possono fare tranquillamente riferimento alla legge Cossiga del 1980 che prevede appunto perquisizioni senza mandato del Magistrato competente.

Così come si può attivare la legge Reale sulla questione degli arresti per 48 ore senza avere diritto a chiamare un proprio avvocato. Ci sono già delle norme che permettono questo. E’ chiaro che tutto ciò fa parte di un quadro inquietante inserito in un Paese dove le garanzie sono sempre più basse e il garantismo viene sempre meno. Oggi se facciamo un sondaggio la stragrande maggioranza dei cittadini italiani riterrebbe giustissime certe decisioni, necessarie purtroppo. Come si evince anche dalle misure adottate da Hollande, si rafforza in Europa l’idea di un neoautoritarismo che era già evidente prima degli attentati di Parigi.

Detto questo, la Francia parte tuttavia da una situazione meno repressiva di quella italiana?

La Francia aveva la possibilità di utilizzare questa legge del 1955 per dichiarare lo stato di emergenza e che era stata applicata nel 2005 durante la rivolta delle banlieue. Era un provvedimento riguardante solo un pezzo di territorio della città di Parigi. Ma non prevedeva misure speciali. La volontà di Hollande che ha annunciato di voler riformare la Costituzione è invece proprio quella di arrivare a quello che è lo stato di eccezione permanente. Un modello di emergenzialismo infinito che dà la possibilità ai Governi di reprimere con più facilità e di attuare un maggiore controllo sociale.

Come possiamo valutare invece la presa di posizione del Papa che ha detto ‘no’ a porte blindate e a misure di emergenza?

Io credo che il Pontefice in questo momento sia veramente l’unica voce fuori dal coro sia nell’ambito strettamente politico che in quello di prospettiva. Ho letto recentemente l’Enciclica papale e credo sia l’unico documento politico ‘di sinistra’ degli ultimi dieci anni. Detto questo le parole di Papa Francesco sono molto importanti, ma fanno il paio con una Chiesa ancora molto molto chiusa e che ha delle sue forti responsabilità verso quello che è oggi lo stato delle cose.

Resta in ogni caso importante guardare con attenzione a ciò che si sta muovendo all’interno di quel mondo. Non solo dunque le parole del Pontefice ma, per esempio, le prese di posizione di un giornale come Famiglia Cristiana sono molto importanti. Danno il segno di realtà e di voci che sono fuori da quel coro unanime di approvazione di quella cultura dell’’occhio per occhio dente per dente’, della ritorsione, di una guerra globale permanente ed infinita dentro la quale siamo da almeno quindici anni. Quello che bisogna guardare con molta attenzione, tornando a quello che dicevamo prima, è vedere come il nuovo scenario che si andrà a costruire all’interno dello stato di emergenza in Francia verrà recepito dagli altri Paesi europei. E se non rischiamo di trovarci di fronte ad un copia e incolla di quello che è stato il Patriot Act dell’amministrazione Bush all’indomani degli attentati dell’11 Settembre.

Guardando un momento alle forze politiche e sociali rispetto a queste tematiche, che giudizio possiamo esprimere?

E’ uno scenario deprimente quello che abbiamo davanti. Nell’ambito di un più ampio quadro europeo, quello italiano è il peggiore perché al di là degli avvenimenti accaduti dopo gli attentati di Parigi, il problema in Italia riguarda l’assenza assoluta di una conflittualità sociale all’interno di una società dove regna la paura, l’insicurezza, il rancore, il razzismo, l’odio verso il diverso. Rischiamo in questo modo una deriva autoritaria realizzata con un largo consenso popolare.

Vittorio Bonanni da L’Indro

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