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Israele: arrestato lo street artist napoletano Jorit

Il fermo è scattato quasi certamente per il grande murale che Jorit ha dedicato all’adolescente palestinese Ahed Tamimi che è stata scarcerata oggi dopo otto mesi di detenzione in Israele

«Eravamo entrati nell’auto di un nostro amico quando è arrivata una camonietta israeliana. I ‎soldati ci hanno intimato di seguirli sull’altro lato del Muro (sul versante israeliano, ndr) e ora ‎siamo in attesa di essere interrogati‎». Sono queste alcune delle poche frasi che è riuscito a ‎dirci al telefono Jorit Agosh, street artist napoletano in questi giorni sulle pagine dei giornali di ‎mezzo mondo per il grande murale con il ritratto della palestinese Ahed Tamimi che ha ‎realizzato sul Muro israeliano che divide Betlemme da Gerusalemme. Jorit è stato fermato ‎assieme a un suo amico e collega, venuto con lui da Napoli. Un po’ tutti, a cominciare dal ‎celebre grafittaro Bansky, hanno realizzato murales sul Muro a Betlemme e le autorità militari ‎israeliane non hanno quasi mai reagito. Il motivo ufficiale del fermo ieri sera non era noto ma è ‎probabile che sia scattato a causa del murale con il volto di Ahed Tamimi. L’adolescente ‎palestinese proprio oggi sarà scarcerata, assieme alla madre Nariman, dopo aver scontato otto ‎mesi nel carcere di Hasharon per aver schiaffeggiato lo scorso dicembre due soldati davanti ‎alla sua abitazione nel villaggio di Nabi Saleh, in seguito al ferimento grave del cugino ‎Mohammad colpito alla testa da un proiettile sparato da militari israeliani contro alcuni ‎manifestanti palestinesi. ‎«Ora siamo a bordo di una camionetta blindata ad una certa distanza ‎dal punto dell’arresto. Un funzionario del consolato italiano mi ha chiamato e resto in contatto ‎con lui. Gli israeliani insistono nel volerci interrogare. Non sappiamo per quale motivo sia ‎scattato l’arresto», ci diceva Jorit Agosh nell’ultimo contatto telefonico che abbiamo avuto ‎con lui ieri sera. ‎

‎ La vicenda dello street artist napoletano si è inserita in un clima di tensione in cui domina ‎lo stillicidio di vite palestinesi, spesso giovanissime, lungo le linee tra Gaza e Israele, dove ‎venerdì altri tre manifestanti sono stati uccisi dai colpi sparati dai tiratori scelti dell’esercito ‎israeliano. Uno dei tre, Moumin al Hams, di 17 anni, si è spento ieri in ospedale mentre si ‎svolgevano i funerali di Majdi al Satari, 11 anni, e Ghazi Abu Mustafa, 43 anni, le altre due ‎vittime di venerdì. Alaa Abdel-Fattah, un giovane, ha detto di essere stato testimone ‎dell’uccisione di al Satari. Ha precisato che il bambino era a circa 100 metri dalla recinsione ‎alla quale si stava avvicinando un gruppo di manifestanti. ‎«Ad un certo punto – ha raccontato ‎ai giornalisti – ci sono stati due spari da parte di un cecchino, il primo ha colpito alla gamba ‎uno di queli che erano sotto la barriera, il secondo ha raggiunto il ragazzo (al Satari) alla ‎testa‎». Sono oltre 150 i palestinesi uccisi a Gaza dal 30 marzo, giorno di inizio della Grande ‎Marcia del Ritorno.‎

Michele Giorgio

da il manifesto

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