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India: tribali e cristianità, una questione complessa se non proprio indecifrabile

Tra conversioni e “riconversioni” più o meno forzate, scontri tra comunità religiose e ripresa delle azioni della guerriglia maoista, la questione delle popolazioni tribali in india rimane prioritaria

di Gianni Sartori

Naxaliti, maoisti, evangelici, avventisti, cattolici, animisti, induisti…chi più chi meno, un gran numero di “agenzie” (qualcuna magari anche legittimamente…) cerca di mettere il cappello sulle sofferenze e sulle ingiustizie subite dai popoli indigeni in particolare e dalle classi subalterne in generale.

Anche se, come da manuale, alla fine sembra che chi ci guadagna siano soprattutto le compagnie, le multinazionali (in particolare quelle dedite all’estrattivismo) e i governanti di turno.

Non rientra nelle mie possibilità (e nemmeno nelle mie intenzioni) un’adeguata e completa analisi del ruolo del cristianesimo in India. Soprattutto per quanto riguarda i dalit (paria) egli adivasi (aborigeni), categorie subalterne e oppresse.

Semplificare troppo la questione focalizzando soprattutto l’utilizzo della religione per ben altri scopi (controllo sociale, alienazione etc.) non sarebbe corretto. Ma nemmeno farne una questione assoluta, trascendentale. Si rischierebbe di alimentare ulteriormente quella certa dose di vittimismo che – a mio avviso – sembra contraddistinguere le autorità religiose e quelle cristiane in particolare.

Riporto qualcuno degli episodi di cui si è venuti a conoscenza.

Nel novembre 2020 l’accampamento costruito da tribali convertiti al cristianesimo (per una riunione di preghiera pre-natalizia) in un villaggio del Chhattisgarh, a Sindhwaram, veniva assaltato da persone “armate e ubriache”. Non meglio identificate, ma probabilmente legate al nazionalismo indù. Sul momento non si registravano uccisioni anche se molte persone risultavano ferite, alcune gravemente (secondo il Chhattisgarh Christian Forum). Motivo dell’aggressione, riportare i tribali convertiti al culto tradizionale, induista o animista. Episodi analoghi (una ventina) si erano già registrati nel Chhattisgarh nei mesi precedenti. Cosi come nell’Uttar Pradesh con una trentina di attacchi.

E’ invece di questi giorni (aprile 2023) la notizia che sono stati rimessi in libertà (per quanto provvisoria) dieci esponenti protestanti delle comunità tribali.

Erano stati arrestati in gennaio a seguito degli scontri con altri tribali di religione animisti. Scontriche avevano coinvolto una trentina di villaggi nei distretti di Narayanpur e Kondagaon.

I dieci rimangono comunque a disposizione delle autorità e rischiano almeno dieci anni di carcere. Sono accusati di sommossa, detenzione di armi, danni volontari a funzionari pubblici in servizio, intimidazione e aggressione.

Per Victor Thakur, arcivescovo di Raipur e presidente del Consiglio dei vescovi cattolici del Chhattisgarh (CBCG) ha espresso “gratitudine all’Alta Corte di Bilaspur “ denunciando nel contempo quella che a suo avviso era “una campagna pubblica contro i cristiani da parte di vari gruppi affiliati alla destra nazionalista per attuare un boicottaggio sociale ed economico dei cristiani e dei musulmani”.

Da tempo le comunità cristiane in Andrea Pradesh denunciano la campagna di “Ghar wapsi” (“Ritorno a casa”) da parte del Btp (Bharatiya Janata Party, partito nazionalista indù al governo) e le “riconversioni di massa” di tribali e dalit.

Riconversioni che sarebbero imposte, non spontanee. Un caso emblematico quello registrato nel mese di ottobre 2019 a Meherat (Rajasthan) con oltre 500 dalit che promettevano pubblicamente di non andare più in chiesa e di tornare ai rituali della fede indù. Se da parte del Bip si accusano i missionari cristiani di “invasione”, da parte delle autorità religiose cristiane si punta il dito sul fatto che “dalit, adivasi e altre classi svantaggiate vengono minacciate, terrorizzate per scopi politici”.

In particolare nel caso dei 500 dalit “riconvertiti”, oltre al fatto che secondo alcune fonti non erano cattolici, ma evangelici pentecostali (così come probabilmente in origine non erano induisti, ma animisti) si rinfacciava alle autorità locali di “averli presi per fame”. L’operazione sarebbe stata condotta direttamente dal Vishwa Hindu Parishad (Vhp, una formazione paramilitare giovanile dei nazionalisti indù). In effetti, tali gruppi sociali che in passato erano emarginati, considerati “intoccabili’, attualmente vengono, anche forzatamente, spinti a partecipare a questi progetti e programmi governativi.

Per quanto riguarda l’altra sofferta questione indissolubilmente legata a quella dei tribali (la pluridecennale guerriglia naxalita, comunista), il 26 aprile 2023 è avvenuto il fatto più grave da molti annia questa parte.

Dieci paramilitari della DRG (District Reserve Guard) e un autista hanno perso la vita nell’esplosione di un IED (Improvised Explosive Device) nel Chhattisgarh al rientro da un’operazione di contro-guerriglia. Il veicolo dove si trovavano è stato letteralmente polverizzato e sul luogo si è aperto un ampio cratere.

L’attentato è stato rivendicato dalla guerriglia maoista del distretto di Dantewada.

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