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In molti a Genova per costruire l’unità

E’ risuonato in questi giorni uno spontaneo appello: tutti a Genova il 17 novembre . A mio avviso è ancora una volta indispensabile una unità di intenti,voglia di linguaggi comprensibili, voglia di sentirsi comunità, la parola non è solo «compagni» ma spesso si usa anche «fratelli».C’è voglia di solidarietà e di larga partecipazione.La parola speranza è come se modificasse la vecchia utopia al vivere precario dei nostri giorni.C’è un bisogno impellente di trovare nuovi sbocchi di costruzione della polis democratica, perché la violenza e la distruzione la stanno mettendo in atto i potenti.Certamente 300.000 persone, Carlo ucciso e archiviato, un mese di terrorismo mediatico, i lenti processi, le richieste di condanne esemplari ai 25 capri espiatori, la promozione di molti funzionari, la bocciatura della commisione parlamentare (addio articolo 82 della Costituzione), e il rumore ossessivo delle catene (repressione e galera) proveniente dal Palazzo in queste ore, ci chiedono una risposta a dimensione umana, una risposta chiara, lucida, senza tentennamenti e distinguo inopportuni.Una risposta a chi vuol isolare per renderci individui individualizzati, sempre più individualisti facili prede da colpire.L’unità non è solo questione di strategia, è profondo desiderio di ricomposizione, che non è calcolata, una volontà intrinseca di una moltitudine di solitudini.Chi se non chi era a Genova può rilanciare la politica dell’inclusione partecipativa per opporsi al meccanismo produttivo globale che ci esclude non solo dai diritti, ma dalla nostra stessa vita e di quella di miliardi di persone in tutto il mondo. Ritroviamoci gioiosi a Genova.Nel 2001 Genova umiliata, militarizzata. Porto chiuso, aeroporto presidiato, stazioni ferroviarie bloccate, negozi barricati.E soprattutto è saltata la «legalità» con numerosi e inaspettati episodi di «squadrismo di stato» culminato nella tortura degli arrestati.Riscopriamo Genova con cortei,dibatti incontri musica…ecologia,lavoro, precarietà, rapporti umani controllo dei media, controllo delle menti, la pace, la giustizia, la verità.Un movimento che si globalizza e si interroga ormai in tante parti del mondo: la resistenza indio-afro-popolare.Vogliamo tornare a parlarci, a raccontarci, a organizzarsi, dove le differenze si riconoscano legittime, in cui la pluralità sia esplicitata per edificare gioiosi divenire collettivi.Sia ben chiaro: la consapevolezza di partire da un momento di grande indignazione e di resistenza attiva.La «gente» di Genova non può perdere questa grande opportunita’! Donne, uomini, ragazze, ragazzi che non vogliono più sentire parlare dell’onnipotenza del mercato, dei valori di scambio e della guerra continua.Vogliamo con tutto il cuore impegnarci nello stare insieme, sperimentando il costruire comune: l’essere comuni e pacifici. Questo vecchio prete partigiano, persuaso di far cosa utile, invita per martedì 6 novembre alle ore 10.30 nella comunità San Benedetto in Genova gli animatori di quelle giornate per mettere le basi dell’organizzazione. Se questa condizione è condizione di molti dobbiamo parlare fra molti.
Don Andrea Gallo

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