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Il piano di Israele per occupare tutta la Striscia di Gaza

Il gabinetto di sicurezza di Israele ha approvato all’unanimità il nuovo piano dell’esercito per perpetrare il genocidio e occupare tutta la striscia di Gaza

Tra domenica e lunedì il gabinetto di sicurezza di Israele ha approvato all’unanimità il nuovo piano dell’esercito che prevede l’occupazione dell’intera Striscia di Gaza per un periodo di tempo non specificato. Non si sa ancora se e quando verrà messo in pratica dall’esercito, ma il primo ministro Benjamin Netanyahu lunedì ha detto in un video sui social che sarà «intensivo»

Quello che già era nei fatti ora sta scritto anche nero su bianco. Nessuno potrà più usare il 7 ottobre come alibi per giustificare quella che è dichiaratamente un’occupazione militare e un genocidio. Nessuno potrà più dire: noi non sapevamo o non avevamo capito. Perché è la stessa Israele a dirlo, a rivendicarlo, a votarlo.

Chiunque oggi, a partire dal governo Meloni, finge di non vedere in nome di un’alleanza economica prima ancora che politica, è da considerare ufficialmente complice di questo massacro.

Il tentativo di Israele è di protrarre questa guerra e provare a portare avanti fino in fondo il genocidio nel silenzio della comunità internazionale, ma non riuscirà a mantenere l’occupazione: non ce l’ha fatta nei primi del 2000 quando la Resistenza aveva molte meno capacità, non ci riuscirebbe adesso.”  Romana Rubeo, caporedattrice di The Palestine Chronicle, commenta sulle frequenze di Radio onda d’urto il nuovo piano approvato dal gabinetto di guerra israeliano che prevede l’occupazione di estese zone della Striscia di Gaza, la deportazione della popolazione palestinese al Sud e il totale controllo israeliano sugli aiuti umanitari. “Ricordiamo che dal mese di marzo non entra alcun aiuto, acqua potabile, carburante, cibo e medicine, provando l’intento genocidario che è stato dichiarato fin dalle prime battute dopo il 7 ottobre. Abbiamo visto come in 19 mesi di guerra a Israele non sia riuscito neanche uno degli obiettivi militari che si era prefisso -prosegue la giornalista e scrittrice – l’unica cosa che sta dimostrando di essere capace è praticare un vero e proprio genocidio e vere e proprie operazioni di pulizia etnica all’interno della Striscia.”

In Israele il nuovo piano di guerra ha suscitato la contrarietà e le proteste dei famigliari dei prigionieri israeliani ancora in meno delle milizie palestinesi ed oggi ci sono stati anche scontri a Gerusalemme davanti ad edifici governativi. L’intervista a Romana Rubeo si conclude sulla situazione interna allo stato sionista e in Cisgiordania, dove “il punto di rottura è molto vicino ma le condizioni non sono prontissime e dove il collaborazionismo dell’autorità palestinese nella repressione rende difficile l’organizzazione che è necessaria per delle forme di protesta più strutturate, più utili e funzionali.

L’intervista a Romana Rubeo, giornalista e scrittrice, caporedattrice di The Palestine Chronicle Ascolta o scarica

 

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