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Il DASPO cittadino nelle teste sicuritariste del duo Renzi/Alfano

Abbiamo letto in questi giorni notizie inquietanti su nuove proposte di svolte sicutariste. Le proposte sono così surreali da rasentare il grottesco. Come è noto a tutti il problema dell’Italia non sono la parte importante del PIL che è connesso direttamente o indirettamente con le mafie, le picconate continue al lavoro stabile e ai diritti dei lavoratori, l’impestamento di acqua e di aria ad opera dei trivellatori di turno, le congreghe che bypassano il Parlamento con la loro rete corruttiva degna della Spectre.

I giornali ci informano invece che il problema è la mancanza di misure come il Daspo cittadino per allontanare chiunque commetta reati contro la cosiddetta sicurezza nelle città. Per fortuna il Governo ci sta pensando: meno male che Renzi c’é. In effetti Renzi, in una intervista recente al Resto del Carlino, ha detto che «a maggio il governo interverrà con una legge sulla sicurezza nelle città», argomento che è un vecchio pallino di Alfano. Alfano quel ministro che ha sopperito genialmente alla mancanza di poliziotti e carabinieri la notte nelle città con l’istituzione degli SMS alle forze dell’ordine, coi successi che lasciamo immaginare.

Scrive così il Sole 24 ore il 17 aprile: Il valore politico del provvedimento è testimoniato, per esempio, da una riunione svoltasi il 5 marzo 2015 al Viminale tra tutti i vertici del ministero, compreso il ministro Angelino Alfano, con il numero uno dell’Associazione nazionale comuni d’Italia, Piero Fassino. I contenuti (www.interno.it) li indicò proprio il ministro dopo l’incontro con l’Anci: «La priorità è fare, delle nostre città, città più sicure» ma anche «garantire ai cittadini la percezione della sicurezza». Davanti a fenomeni come «i writer, i parcheggiatori abusivi, contraffazione e abusivismo commerciale, racket dell’accattonaggio» Alfano disse che «si intende individuare altre fattispecie di reato». Previsti anche più poteri ai sindaci attraverso le loro ordinanze. La bozza del disegno di legge è stata definita dai tecnici di Alfano e contiene una formulazione suggestiva: il «Daspo cittadino». Il divieto cioè di soggiorno nei luoghi dove il soggetto ha ricevuto le contestazioni di violazione delle norme. Nel mirino del provvedimento ci sono, per esempio, gli ambulanti – soprattutto immigrati – che vendono merce contraffatta. Ma anche negozianti di “croste” e quadri da quattro soldi in luoghi di particolare valore artistico. In analogia con il «Daspo» calcistico – il divieto di accedere alle manifestazioni sportive disposto dal questore contro chi ha commesso violenze e altri illeciti prima, durante e dopo le partite – il «Daspo cittadino» dovrebbe costituire un deterrente più generale: nel caso della vendita di merce contraffatta, per esempio, violare la disposizione del questore tornando nelle zone di quel commercio illegale trasforma una violazione amministrativa in un reato. Nelle bozze, poi, erano state ipotizzate una serie di aggravanti su furti e rapine. E norme più severe se le violenze e i danneggiamenti sono commessi durante una manifestazione pubblica.

Notiamo alcune chicche di queste anticipazioni del Sole 24 ore. Bisogna tranquillizzare i cittadini non tanto sui rischi reali quanto addormentarli con la fuffa sulla loro percezione della sicurezza: propaganda pura, perciò! Prendiamo Roma, il problema non è la Banda Carminati/Buzzi che controllava con violenza il territorio in alcuni quartieri metro per metro; sempre della stessa banda non deve interessare la loro cappa mafiosa sulla manutenzione stradale inesistente o sulla raccolta differenziata farsa con i cassonetti ricolmi di melme varie e ratti.

I problemi sono chi fa l’elemosina e i writer dei muri. Così se elemosini a Milano e ricevi il Daspo cittadino potrai andare a Pistoia o a Roccacannuccia. Intervenire per attenuare il disagio sociale non si può e non si deve fare, si sposta il problema altrove. Diceva qualche secolo fa in Francia la putain autrichienne la regina Maria Antonietta di fronte a chi urlava per il costo e la carenza del pane “ perché non mangiano le brioches?”

Ancora più gravi e indegne di un paese democratico (molto simili alle norme vigenti nella Turchia di Erdogan e nell’Ungheria di Orban) sono le impostazioni che abbiamo letto sull’ordine pubblico. Se vieni fermato e imputato di manifestazione non autorizzata o di quel mostro giuridico che è l’oltraggio a pubblico ufficiale (già in precedenza soppresso dal codice penale e poi ricuperato) e sei nelle vicinanze di un vetro rotto di un negozio, vieni allora sottoposto a Daspo cittadino e nella stessa città non puoi più partecipare a manifestazioni. Ovviamente il tutto prima della sentenza definitiva. Almeno i daspizzati sportivi hanno oggi il solo divieto di frequentare zone nei pressi dello Stadio. La Costituzione viene messa sotto i tacchi delle scarpe nella sua tutela prevista dei diritti politici, in primis quello di poter manifestare.

Proviamo a pensare in maniera provocatoria per una volta: nessuno pensa mai invece al Daspo per i colletti bianchi colpevoli di reati di “devastazione sociale, parliamo dei corrotti indagati ovvero condannati per reati di corruzione, concussione, truffa ai danni dello Stato, frode fiscale, malversazioni nella sanità e negli ospedali? Perché non si proibisce a questa schiuma di tornare a frequentare il Palazzo, perché non si proibisce loro di esercitare le loro professioni di faccendieri e di mezzani? Perché, leggiamo da Il potere dei segreti di Marco Lillo, indagati famigerati di reati gravi contro la Pubblica amministrazione vedono a cena nelle loro magioni i generali ai vertici delle Forze Armate?

Quali saranno le prossime mosse del trittico Renzi Alfano Boschi, la reintroduzione forse del reato di incitamento all’odio di classe?

Claire Lacombe

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