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Chi è povero è sempre più povero. Il governo del cambiamento nega il reddito di cittadinanza ai senza tetto

Chi vive in uno stato di marginalità estrema è stato tagliato fuori dal Redditto di cittadinanza, il provvedimento bandiera del Movimento 5 Stelle e del governo giallo – verde. Le audizioni alla Camera dei deputati e al Senato hanno respinto le proposte, avanzate dall’Osservatorio sulle gravi marginalità della Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora (fio.PSD).  Restano i 20mln di euro annui, del Fondo Povertà messi a disposizione dal precedente governo, per i servizi sui territori.

Era stato annunciato come il Governo del Cambiamento, quello che sarebbe stato vicino alle esigenze dei più deboli, degli ultimi. Il 28 settembre, dal balcone di Palazzo Chigi, il vicepremier e ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Luigi Di Maio aveva annunciato, urlando al mondo “Abbiamo abolito la povertà”. Sei mesi dopo, il 27 marzo, il provvedimento principe del Movimento 5 stelle, il reddito di cittadinanza, viene negato agli ultimi ai più poveri, a tutte le persone senza una fissa dimora.

Il testo approvato mercoledì 27 marzo a Palazzo Madama (150 voti favorevoli, 107 contrari e 7 astensioni), ha tagliato fuori tutti coloro che vivono in uno stato di marginalità, i senza fissa dimora  dalla possibilità di accedere al reddito di cittadinanza, uno dei provvedimenti bandiera (l’altro riguarda le pensioni con la “Quota 100”) del governo giallo-verde. Respinte le proposte avanzate dall’Osservatorio sulle gravi marginalità della Federazione Italiana per le Persone senza fissa dimora (fio. PSD) che hanno partecipato all’intero iter burocratico dell’approvazione.

Una delle richieste avanzate da fio.PSD  ai membri del Parlamento era quella di dare la possibilità alle persone senza fissa dimora la possibilità di potere accedere, o quantomeno presentare la richiesta, al Reddito di Cittadinanza anche se non in possesso di una residenza continuativa negli ultimi due anni. Per superare questo vincolo, la fio.PSD, aveva chiesto che: “potesse valere, come requisito, una sorta certificazione di progetto sociale rilasciato da un servizio pubblico per dichiarare la persona in carico ai servizi e per dargli un’opportunità di ricevere il Reddito di cittadinanza”.

Respinta, oltre all’accesso del beneficio/sussidio economico, anche la richiesta di predisporre una “dote abitativa” da destinare come sostegno a futura locazione.  “Speravamo in un po’ di lungimiranza – afferma Caterina Cortese, responsabile della fio.PSD , al portale Redattore Sociale Network -, nel senso che qualora una persona senza dimora, con residenza virtuale o fittizia, richieda il Rdc abbia anche la possibilità di ricevere una sorta di quota da usare per una futura abitazione, proprio per facilitare il reinserimento abitativo. Purtroppo queste indicazioni non sono state recepite”.

I senza fissa dimora in Italia, secondo le statistiche ufficiali dell’Istat, sono oltre 50mila persone. Esseri umani che hanno richiesta un’assistenza base (docce, cibo, un letto). Un aumento complessivo della marginalità del 6 per cento tra il 2011 e il 2014. Triennio al quale risale anche l’ultimo rilevamento statistico fatto. Un’indagine svolta da fio.psd in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Istat e Caritas Italiana.

Secondo l’indagine, sono oltre 55 mila le persone senza dimora che vivono in Italia. Più della metà vive al Nord, dove l’offerta dei servizi è maggiore, il 25% vive al Centro e solo il 20% nel Mezzogiorno, dove tuttavia le presenze aumentano del 2%. Sono stranieri (60%), italiani (40%), donne (15%), con un’età media di 45 anni. Vivono soli nel 70% dei casi e frequentano sempre più regolarmente strutture mensa e dormitorio. Diminuiscono i servizi a causa di un alto turn over ma aumentano del 15% le prestazioni erogate rispetto al 2011: circa 900 mila pranzi, cene, posti letto erogati in un mese.

Tuttavia ci sono anche delle buone notizie. La misura di contrasto alla povertà non ha toccato i 20 milioni di euro annui, messi a disposizione dal governo Gentiloni, destinati ai senza fissa dimora. Milioni facenti parte del Fondo Povertà che andranno a finanziare i servizi presenti sui territori, quindi a disposizione delle regioni.

Alessandro Corroppoli

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