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Guatemala: proposta di legge per l’impunità ai militari

Arriva dal partito di destra Valor, i cui deputati mirano apertamente a negare il genocidio maya e le sparizioni forzate compiute in 36 anni di guerra civile: chiedono che i processi ai militari accusati di aver violato i diritti umani vengano immediatamente sospesi e che gli esponenti delle forze armate tuttora in carcere siano liberati tramite l’annullamento delle sentenze già emesse.

Dal Guatemala arriva la notizia di un nuovo oltraggio alle vittime del conflitto armato che ha provocato centinaia di migliaia di morti tra il 1960 e il 1996. Ana Lucrecia Godoy Marroquín e Antonio Fernando Arenales Forno, deputati del partito di destra Valor, hanno infatti presentato una proposta di legge volta a sollevare i militari da qualsiasi responsabilità di tipo penale per i delitti commessi durante i 36 anni di guerra civile.

Fondato nel 1994 con il nome di Partido Libertador Progresista (apertamente conservatore, a dispetto della denominazione), nel 2015 Valor ha avuto come ex deputata e candidata presidenziale Zury Ríos Montt, la figlia del sanguinario dittatore Efraín Ríos Montt, presidente del paese tra il 1982 e il 1983 e responsabile del genocidio maya tramite l’Operazione Tierra Arrasada, che permise ai militari di compiere atrocità di ogni tipo nella più completa impunità. Si capisce facilmente, quindi, il motivo per cui provenga dai deputati del partito Valor questa proposta di legge che rappresenta un vero e proprio insulto ai familiari delle vittime dei militari guatemaltechi fin dalla sua denominazione: Ley de consolidación de la paz y la reconciliación.

Ana Lucrecia Godoy Marroquín e Antonio Fernando Arenales Forno, insieme ad un drappello di sette deputati del loro partito, hanno proposto inoltre che i processi ai militari accusati di aver violato i diritti umani vengano immediatamente sospesi e che gli esponenti delle forze armate tuttora in carcere siano liberati tramite l’annullamento delle sentenze già emesse.

Di fronte a questa provocazione, la Plataforma Nacional de organizaciones de víctimas del CAI – Conflicto Armado Interno ha fatto notare che la proposta di legge di Antonio Fernando Arenales Forno e Ana Lucrecia Godoy Marroquín viola il diritto nazionale e internazionale, si basa su una serie di menzogne e rappresenta un ulteriore tentativo di mettere sullo stesso piano le vittime (circa 250.000) e i carnefici, il vero obiettivo a cui hanno sempre puntato l’oligarchia guatemalteca e lo stesso Efraín Ríos Montt, finché è stato in vita, utilizzando la solita e ormai stantia giustificazione della necessità di “riportare l’ordine nel paese di fronte alle azioni della guerriglia a cui le comunità maya offrivano sostegno, ospitalità e rifugio”.

Come se non bastasse, in occasione della protesta della Plataforma Nacional di fronte al Congresso, l’ex militare Borys Arcely Lemus Contreras, che lo scorso 21 giugno si era fatto fatto fotografare insieme ad altri ex commilitoni mentre chiedevano allo Stato di essere pagati per i servizi resi al loro paese all’epoca del conflitto armato (leggi torture, violazioni dei diritti umani, rapimenti e molto altro), ha provocatoriamente fotografato i partecipanti alla manifestazione spacciandosi per giornalista allo scopo di intimidirli e far capire che lo Stato di certo non ascolterà le voci della contestazione.

La Fundación Mirna Mack ha ricordato che Arenales Forno è uno dei politici che si è maggiormente battuto per affossare la Comisión Internacional Contra la Impunidad en Guatemala e cacciarla dal paese, come poi del resto è accaduto, oltre ad essersi reso protagonista di interventi apertamente negazionisti a proposito del genocidio maya, nonostante ci siano ben due sentenze, del 2013 e del 2018, che condannano lo Stato guatemalteco.

La proposta di legge arriva, non casualmente, nello stesso momento in cui il paese è scosso per il caso del cosiddetto Diario Militar, definito anche Dossier de la muerte, in cui emergono le responsabilità dei militari guatemaltechi nelle sparizioni forzate ai danni di coloro che erano ritenuti vicini alla guerriglia e a seguito dell’arresto, avvenuto il 27 maggio scorso, di 11 militari coinvolti nella guerra sporca contro gli oppositori politici: Gustavo Adolfo Oliva Blanco, José Daniel Monterroso Villagrán, Edgar Corado Samayoa, Marco Antonio González Taracena, Enrique Cifuentes de la Cruz, Víctor Augusto Vásquez Echeverría, Juan Francisco Cifuentes Cano, Eliseo Barrios Soto, Edgar Virgilio de León Sigüenza, Mavilio Aurelio Castañeda Betancourth e Rone Rene Lara. Alcuni di loro sono stati coinvolti anche negli scandali di corruzione che, nel 2015, hanno finito per travolgere l’allora presidente Otto Pérez Molina, noto per farsi denominare “Mano Dura” e anch’esso un ex militare che ha rivestito un ruolo di primo piano nella repressione e nel genocidio maya, nonostante insista nel presentarsi come uno degli uomini che più si era adoperato per gli accordi di pace del 1996.

Nel Diario risultano i nomi di 183 desaparecidos, tra cui 27 donne, all’epoca del governo di Óscar Humberto Mejía Víctores, presidente del paese dal 1983 al 1986. La maggior parte di loro fu arrestata, torturata e uccisa per aver avuto contatti con le organizzazioni della lotta armata guatemalteca, tra cui l’Organización del Pueblo en Armas – Orpa, le Fuerzas Armadas Rebeldes – Far, l’Ejército Guerrillero de los Pobres – Egp e con il Partido Guatemalteco del Trabajo.

Nel Diario, scoperto nel 1999, tre anni dopo la stipula gli accordi di pace, erano elencati S nomi di studenti, docenti universitari, sindacalisti ed esponenti delle organizzazioni popolari che lo stato aveva individuato come possibili alleati della guerriglia.

La la Plataforma Nacional de organizaciones de víctimas del CAI ha ricevuto la solidarietà da parte del Grupo de Estudios sobre Centroamérica (GECA) del Instituto de Estudios de América Latina y el Caribe de la Facultad de Ciencias Sociales dell’Università di Buenos Aires, che ha ricordato come in Argentina, al pari del Guatemala, la sparizione forzata è stata utilizzata come mezzo di repressione politica sistematica.

David Lifodi

da La Bottega del Barbieri

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