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Grecia: la militarizzazione del quartiere Exarchia a Atene

Con la scusa della nuova metropolitana il governo ha militarizzato il quartiere cuore del movimento degli studenti di Atene. Il centro della piazza è dominato da un enorme cubo di lamiera e filo spinato mentre un corpo speciale creato ad hoc provvede a reprimere il dissenso con metodi violenti

di Dimitri Deliolanes

Il governo greco ha dichiarato guerra a un intero quartiere al centro di Atene. Ha scatenato la violenza poliziesca per una settimana, con decine di feriti e di fermati. Casalinghe e pensionati malmenati per strada. Una pioggia di pesanti denunce contro chi osava protestare. Agenti che assaltano i manifestanti con la pistola in mano. Duecento poliziotti a presidiare giorno e notte, droni della polizia scorrazzano dall’alto e tutt’attorno blindati parcheggiati, pronti a intervenire.

IL QUARTIERE sotto occupazione poliziesca è Exarchia, il cuore del movimento degli studenti ateniesi. Quartiere popolare che già piange una ventina di alberi abbattuti nella piccola ma accogliente piazzetta centrale, dove ora domina un orrendo quadrato di circa 180 metri quadri di lamiere e filo spinato. Un mostro nel cuore della città. Rimarrà là per almeno un decennio, prima che la nuova linea della metropolitana sia pronta.

CHE IL PREMIER Kyriakos Mitsotakis nutrisse sentimenti di odio verso Exarchia era noto. Da tempo aveva personalmente intonato una campagna di diffamazione contro il quartiere ribelle, alimentando quotidianamente con false notizie e calunnie le emittenti tv al suo servizio.

Subito dopo la vittoria elettorale della destra, il premier aveva creato un corpo di polizia appositamente per Exarchia. Si chiama “Drasi” (Azione) ed è composto da giovani clientes del partito di governo, assunti senza concorso, senza controlli sulla fedina penale e addestrati per soli tre mesi. Di fatto è stata data loro carta bianca: sono anni che pestano a sangue a volontà, assaltano riunioni pubbliche, concerti e feste, irrompono senza mandato nei caffè e nei momenti di riposo, molestano le ragazze per strada. Veri teppisti in divisa, ora, per l’occasione, coadiuvati da centinaia di agenti, accorsi per la bisogna.

MITSOTAKIS VUOLE la distruzione totale di Exarchia. La sua arma è questa stazione della metro che dovrebbe occupare tutta la piazza, per dare spinta alla gentrificazione e distruggere il principale luogo di aggregazione degli abitanti. Parallelamente, il sindaco di Atene, Kostas Bakoyannis, nipote del premier, ha dato in concessione la collina Strefis, l’area verde proprio sopra Exarchia, a una oscura società immobiliare i cui dirigenti sono sotto processo. Nessuno sa esattamente cosa stiano facendo a Strefis, nessun progetto approvato dal consiglio comunale e c’è il fondato sospetto che il colle sia stato privatizzato di nascosto.

NEGLI ANNI PRECEDENTI alcune delegazioni di abitanti, consigliate da Nikos Belavilas, professore di Architettura del Politecnico di Atene, avevano cercato di convincere il ministro dei Trasporti Kostas Karamanlis a spostare la stazione di appena poche centinaia di metri, vicino al Museo Archeologico. Il ministro ha risposto che la piazza di Exarchia è stata scelta per ragioni politiche.

Ragioni non politiche ma appalti per favorire agli amici sembrano d’altronde nascondersi dietro tutto il progetto della nuova linea della metropolticana ateniese. Non si spiega altrimenti la costruzione di nuove stazioni, compresa quella di Exarchia, a cinque minuti di cammino da altre stazioni già funzionanti. Non per caso il progetto di questa nuova linea della metro di Atene era stato bocciato dal precedente governo di Alexis Tsipras.

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Il «quartiere di ribelli», un marchio da vendere al turismo di massa

I canoni di locazione sono cresciuti del 30%. Oggi il 58% delle case di Exarchia è su Airbnb

di Sarah Gainsforth

A fine luglio in Piazza Exarchia alcuni striscioni denunciavano l’imminente avvio del cantiere della metropolitana. «Gli attacchi avvengono sempre ad agosto» commentava un attivista dello spazio occupato K-Vox, a un angolo dell’unica piazza del quartiere. La costruzione della quarta linea di metropolitana ad Atene, un progetto di cui si parla da quindici anni avviato a febbraio scorso, cambierà tre piazze alberate di Atene a Exarchia, Kipseli e Kolonaki, adesso occupate militarmente. Exarchia è già ben collegata: la sua piazza a cinque minuti dalle fermate di Omonia e Panepistimio. La nuova fermata non è insomma pensata per i residenti quanto per conquistare definitivamente un quartiere considerato fino a poco impenetrabile. «Il messaggio è chiaro» afferma la studiosa Anna Giulia Della Puppa. Lo spazio pubblico ad Atene e Piazza Exarchia in particolare ha giocato un ruolo centrale nel conflitto tra democrazia e dittatura prima, tra democrazia e austerità poi. «Cancellarlo è un atto politico».

L’aumento della mobilità internazionale, favorita da nuove connessioni e infrastrutture materiali, dai voli low-cost e dall’avvento di Airbnb, ha già svolto un ruolo importante nella gentrificazione di Exarchia, quartiere simbolo della resistenza. Tra il 2015 e il 2018 gli annunci su Airbnb ad Atene sono aumentati del 475%; a Exarchia i canoni di locazione sono cresciuti del 30%. Oggi il 58% delle case nel quartiere è su Airbnb. Un bilocale può costare anche 650 euro al mese, contro la media di 300 del 2016, in un paese in cui lo stipendio medio è di 600 euro al mese. Ma la regolamentazione degli affitti turistici non è una priorità dell’amministrazione e gli annunci immobiliari a Exarchia già menzionano la futura fermata della metropolitana.

Teatro nel 2008 di durissimi scontri con la polizia innescati dall’uccisione di Alexis, Exarchia è stato l’epicentro della crescita dei movimenti anti-capitalisti sfociata negli imponenti cortei che hanno attraversato la città tra il 2010 e il 2014. La crisi dei migranti, che ha toccato il picco nell’ottobre del 2015 con una media di 7mila arrivi al giorno, ha visto l’arrivo da fuori di moltissimi attivisti e volontari. «Dopo il 1975 la presenza di tante persone senza tetto nelle piazze vicino al Politecnico, che era un luogo sicuro, era del tutto normale, i ristoranti li nutrivano». Durante la crisi dei migranti le piazze sono tornate a riempirsi di persone senza casa che arrivavano sulla linea verde della metropolitana, quella che collega il porto alla città.

Non lontano da Exarchia, a Victoria e nel parco di Pediou Tou Areos, sono spuntati accampamenti informali e con questi reti di solidarietà che hanno fornito cibo e beni di prima necessità, assistenza legale e sanitaria. L’arrivo dei volontari ha segnato una nuova stagione di attivismo con le occupazioni abitative di edifici in disuso – molte poi sgomberate a partire dall’estate del 2019. «Era una novità: l’attivismo politico aveva sempre interessato il quartiere con iniziative per la sussistenza alimentare, più recentemente con l’idea di creare comunità energetiche. L’autogestione riguardava più la gestione dello spazio pubblico che singoli edifici».

L’arrivo di volontari ha cambiato il volto di Exarchia. Se la ‘creatività’ e la capacità di resistenza dal basso hanno attirato attivisti, artisti, intellettuali e lavoratori da remoto, il carattere alternativo del quartiere è stato sfruttato dal comune di Atene per promuovere il turismo. Sul portale turistico ufficiale, Exarchia è descritta come “quartiere di ribelli”.

Tra il 2013 e il 2016 gli arrivi turistici in Grecia sono aumentati del 56%. Lo spazio comune liberamente fruibile, intanto, è diminuito con il consumo di suolo di tavolini dei bar. Una seconda ondata di turistificazione, iniziata nel 2017, deve molto a Documenta 14, il festival di arte contemporanea europeo che ha scelto Atene come sede più per i suoi movimenti politici che per la sua arte, contribuendo a commercializzare le lotte che come i murales e i graffiti di Exarchia sono diventate uno spettacolo per turisti in cerca di esperienze ‘autentiche’. La nuova fermata della metropolitana è solo l’ultimo atto di questo assalto.

da il manifesto

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