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Gli effetti dei decreti sicurezza: 670 mila richiedenti asilo e migranti tornati nella clandestinità

La denuncia del Rapporto Idos: «Con le norme salviniane più esclusione sociale»

In Italia tra il 2017 e il 2018 è crollato dell’80% il numero di migranti sbarcati, passato da circa 119 mila due anni fa a 23.370 lo scorso anno. Un trend al ribasso proseguito anche nei primi mesi del 2019, con 7.710 sbarchi registrati. Il dato italiano è 5 volte inferiore ai 39mila migranti arrivati in Grecia e di circa 2 volte e mezzo più basso rispetto ai 19mila approdati in Spagna. È quanto emerge dal Dossier statistico immigrazione 2019, a cura di Idos – Centro studi e ricerche sull’immigrazione. Nonostante i numeri in calo la propaganda politica ha continuato ad agitare il tema dell’invasione fino ad approvare i due decreti Sicurezza, poi convertiti in legge dall’allora maggioranza giallo verde. Quello tra il 2018 e il 2019, spiega il dossier, è stato un «annus horribilis per l’immigrazione».

Il primo decreto Sicurezza ha causato maggiore esclusione sociale, contribuendo a fare aumentare il numero di stranieri irregolari: nel 2018 erano 530mila, entro il 2020 potrebbero arrivare a oltre 670mila. A incidere è stata l’abolizione della protezione umanitaria. L’introduzione di permessi speciali, più labili e difficilmente rinnovabili, hanno reso più precaria la platea dei beneficiari.

Nel 2018 il numero degli ospiti nei centri di accoglienza è calato di circa 51mila unità rispetto al 2017, arrivando a 135.800. Nel primo semestre 2019 è diminuito di altre 27mila persone. In 82.600 si trovano nei Cas, solo 26.200 nei centri Siproimi (gli ex Sprar). Il taglio dei fondi ha cancellato migliaia di posti di lavoro nel settore. Ha anche indotto la diserzione dei bandi prefettizi da parte degli enti che non hanno ritenuto congruo il ridotto massimale economico, rispetto al livello minimo di accoglienza da garantire. I migranti adesso in gran parte restano confinati «in strutture prive di figure per il sostegno e l’integrazione, senza possibilità di fruire di tali percorsi. Destinati a rimanerci per mesi e anni, sono maggiormente esposti al reclutamento della criminalità».

Sul fronte sbarchi, dal 2017 il drastico calo degli arrivi in Italia è stato conseguito a danno dei migranti, afferma il Dossier, a cominciare dagli accordi con la Libia, per proseguire con la riduzione dei salvataggi in mare, sulla scia di una campagna ostile nei confronti delle ong. Nel 2018 un elevato numero di migranti è stato fermato dalla Guardia costiera libica (finanziata da Italia e Ue) oppure riportato nei campi di detenzione libici o ancora sono morti nel Mediterraneo centrale, la rotta più letale al mondo. Dal 2000 ad oggi, i morti e dispersi accertati sono stati più di 25mila, il 50% di tutti quelli calcolati nelle rotte marittime a livello mondiale.

Se nel 2017 il numero di annegati registrato dall’Oim è stato più del doppio (oltre 2.800) rispetto a quello del 2018, con più di 1.300 vittime lungo il tratto di mare italo libico, è invece aumentato il rapporto «morti-partenze», passato da 1 a 50 a 1 a 35. Una conseguenza diretta della riduzione dei salvataggi di ong: ai loro interventi erano ascrivibili, nel 2017, il 35% di tutti i salvataggi; oggi sono circa l’8% per effetto della politica dei «porti chiusi», formalizzata nel decreto Sicurezza bis.

Durante il governo giallo verde si sono registrati 20 casi di navi umanitarie alle quali è stato vietato l’attracco, con a bordo una quota di migranti minoritaria rispetto alle migliaia che, nel frattempo, sono approdate con i «barchini fantasma». Con la politica dei «porti chiusi» l’Italia ha evitato appena 2mila persone sbarcate a Malta e, due volte, in Spagna.

Nel 2018 quasi il 70% delle richieste di asilo sono state respinte: su 95mila domande, solo il 32,2% ha ottenuto protezione. I minori non accompagnati sbarcati in Italia nel 2018 sono stati 3.500, pari al 15,1% degli arrivi. In Italia l’anno scorso la popolazione straniera è cresciuta del 2,2%, con 5,2 milioni di residenti (l’8,7% della popolazione) e da almeno sei anni non è in espansione. Un flusso che solo parzialmente compensa la quantità di giovani italiani che vanno all’estero, al ritmo di 300mila all’anno. Nel 2018 sono stati 112.500 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana, in netto calo rispetto ai due anni precedenti, mentre crescono politiche di esclusione e discriminazione.

Adriana Pollice

da il manifesto

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