
Due domande. Una sentenza non dovrebbe prima di tutto essere giusta, cioè equa? Stiamo parlando della vita, concretissima e attuale, di 25 persone. I pm hanno chiesto praticamente il massimo della pena prevista, e stiamo parlando di pene severissime, dai 6 ai 16 anni, come avviene quando si tratta di stupri e omicidi. Sarebbe bene ricordare che gli imputati, se anche fossero colpevoli, non hanno colpito o danneggiato nessuna persona, solo cose inanimate. Non è un dettaglio.
La seconda domanda è veramente terra terra. Se danno dai sei ai sedici anni a chi ha rotto qualche vetrina e rovesciato qualche automobile (cose, per carità, che non vanno fatte), quanto dovrebbero dare a chi ha picchiato selvaggiamente, con un manganello usato a rovescia, delle persone inermi, poi arrestate e accusate di reati enormi sulla base di prove false? E’ la mia esperienza personale, e ho anche la sensazione di avere rischiato qualcosa: gli squarci che avevo sulle braccia, al punto che si vedeva l’osso, potevano colpire la testa, se non avessi avuto la prontezza e la forza di ripararmi… I picchiatori, in aggiunta, erano uomini in divisa, e questa è un’aggravante non da poco.
I pm Canepa e Canciani – gli stessi che m’interrogarono in ospedale, in stato d’arresto, quando anch’io ero accusato di essere un black bloc – parlano di sentenze esemplari da infliggere in tutti i processi scaturiti dal G8. Non sono d’accordo, ma se anche lo fossi, vorrei che si dicesse tutto, senza fingere equanimità: i poliziotti non rischiano quasi nulla. Non sono andati né andranno in galera, e la prescrizione, quasi certamente, salverà tutti.
Una volta di più, il “dopo Genova”, per la nostra democrazia, si rivela peggiore delle tragiche giornate del luglio 2001.
Lorenzo Guadagnucci
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