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Genova: Manganellate in carcere, tra i medici indagati c’è la dottoressa del G8

Marassi sarà anche “una scatola di vetro”, come assicura il direttore Salvatore Mazzeo, ma all’interno del carcere genovese è accaduto qualcosa che fa tornare alla memoria il G8 e la morte di Stefano Cucchi a Regina Coeli. Per due ragioni: il pestaggio di un detenuto da parte di una guardia; il coinvolgimento di un medico coinvolto nelle torture di Bolzaneto,

La prima ragione: il pestaggio di Ferdinando B., detenuto di 36 anni, a quanto pare manganellato da un agente. Da Dario Pinchiera, di 30 anni, indagato per lesioni e ieri sospeso per un anno dal Dipartimento della Amministrazione Penitenziaria. La seconda ragione: uno dei 5 medici della Asl-Tre indagati per “omissioni” (non avrebbero refertato il detenuto) e “favoreggiamento”, si chiama Marilena Zaccardi, nota per essere stata processata per le torture a Bolzaneto. I reati sono andati in prescrizione, ma ritenuta responsabile in sede civile. Su lei rimane l’immagine della “condanna”, tanto che all’epoca l’Ordine dei Medici la sospese per 2 mesi. Ciò nonostante, due mesi fa la Asl l’ha indicata come relatrice in un convegno sulla salute nelle carceri.

La vicenda di Marassi, sulla quale è aperta un’inchiesta da parte del pm Giuseppe Longo, ieri ha avuto una svolta: la notifica di 10 avvisi di garanzia ai 5 medici della Struttura di Medicina Penitenziaria. Oltre a Zaccardi figurano i colleghi: Ilias Zannis, Giuseppe Papatola, Silvano Bertirotti e Silvia Oldrati. Più altri 3 medici. Più un paio di guardie carcerarie. Va detto che a ciascuno sono addossate responsabilità diverse, e le iscrizioni servono a chiarire le posizioni, anche a tutela. Oldrati, infatti, è la psichiatra che il 14 aprile scorso durante la visita alla quarta sezione del carcere, ha visto il detenuto (per reati di droga) tumefatto, lo ha medicato e lo ha segnalato “con lesioni sospette” al medico responsabile, Bertirotti.

Cosa è accaduto il giorno prima, in parte è da ricostruire. Sembra, però, che il carcerato sia stato massacrato da Pinchiera. Il condizionale è d’obbligo. Quest’ultimo, infatti, avrebbe riferito al suo comandante, Massimo Di Bisceglie, che prima sarebbe stato aggredito dal detenuto, si sarebbe difeso e ci sarebbe stata una colluttazione; il recluso sarebbe scivolato, avrebbe avuto la peggio. All’aggressione non avrebbe assistito nessuno e la zona in cui si è verificata, non è coperta da telecamere.

Il direttore Salvatore Mazzeo ha segnalato la vicenda alla Procura della Repubblica ed al Provveditore alle Carceri, Carmelo Cantone. E tempestivamente ha “invitato” la guardia carceraria a mettersi in ferie forzate. Dichiarando a Repubblica: “Chi ha sbagliato deve pagare, non facciamo sconti a nessuno; i manganelli si usano soltanto se autorizzati dal direttore o dal comandante delle guardie. Solo in caso di rivolta”.

da Repubblica.it

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