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Genova G8: Processo Bolzaneto «Detenuti costretti ad abbaiare come cani»

Nell´aula-bunker del tribunale di Genova è incominciata (e si protrarrà per altre quattro udienze) la seconda parte della requisitoria dei pubblici ministeri Vittorio Ranieri Miniati e Patrizia Petruzziello al processo per le violenze avvenute nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del 2001.Gli imputati sono 45, tra medici e personale (di vario grado) di polizia Penitenziaria, di Stato e carabinieri.I Pm hanno elencato le vessazioni subite dagli arrestati, che sarebbero stati costretti a stare in piedi per ore o a fare la posizione «del cigno» e «della ballerina», ad abbaiare come cani per poi essere insultati con minacce di tipo politico e sessuale; molti avrebbero ricevuto schiaffi a mano aperta e colpi alla nuca, soprattutto quando venivano portati a due a due nelle celle di destinazione.La presenza di più forze dell´ordine avrebbe comportato due perquisizioni: una nell´atrio e un´altra nell´infermeria; perquisizioni che, secondo i Pm, provocarono ai detenuti ulteriore stress, in aggiunta a quello causato dall´arresto.La caserma di Bolzaneto, descritta oggi dai pm, è sembrata un girone infernale e un luogo di tortura fisico e psicologico: ragazzi e ragazze picchiate, tenuti ore e ore in piedi con le mani alzate, accompagnati in bagno e lasciati con le porte aperte, insultati, spogliati, derisi e minacciati di guai peggiori.Il pm Ranieri Miniati ha fatto un riepilogo delle testimonianze più salienti delle parti lese durante il processo, tutte avallate dai ricordi di altri detenuti presenti nella caserma. Tra queste quella di Massimiliano A., 36 anni, napoletano, disabile al cento per cento.«Gli agenti mi hanno preso in giro – aveva raccontato al processo – per la mia bassa statura, insultandomi.Il pm ha anche ricordato che Massimiliano per un´ora non riuscì a farsi accompagnare in bagno, per cui si fece addosso i suoi bisogni e rimase sporco a lungo perché gli impedirono di pulirsi. Un altro episodio ricordato oggi riguarda Katia L., minacciata dagli agenti di farle fare la stessa fine di Sole (Maria Soledad Rosas), l´anarchica argentina che si suicidò in carcere dopo la morte del compagno, entrambi arrestati nell´ambito dell´inchiesta sugli attentati contro la Tav in Valle Susa.La ragazza si sentì male e vomitando sangue venne portata in infermeria dove un medico le somministrò dell´ossigeno. Al rifiuto della ragazza di sottoporsi ad una iniezione il medico la liquidò:«Vai pure a morire in cella». I pm hanno poi concluso la seconda parte della requisitoria elencando i vari elementi probatori raccolti, sostenendo l´attendibilità di tutte le dichiarazioni delle parti lese sottoposte a varie tipologie di riscontri. La requisitoria proseguirà domani.

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