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Genova: detenuto pestato, 13 indagati tra agenti, dirigenti e medici

Ferdinando B., 36 anni, ad aprile è stato rinchiuso in un locale della prigione privo di telecamere e picchiato in assenza di testimoni. Il fatto sarebbe stato poi coperto da colleghi e sanitari del Marassi che, in attesa degli sviluppi, lavorano regolarmente nella struttura. Si conclude, provvisoriamente, con l’avviso di conclusione delle indagini spedito a tredici indagati, l’inchiesta della procura di Genova su una delicata vicenda avvenuta lo scorso aprile nel carcere genovese di Marassi.

Un detenuto per questioni di droga, Ferdinando B., 36 anni, vittima di un pestaggio da parte di una guardia penitenziaria, che grazie alle coperture offerte da colleghi e medici del carcere non sarebbe stato denunciato per tempo alla magistratura. La denuncia venne fatta in seguito dall’allora direttore della casa circondariale genovese, Salvatore Mazzeo, recentemente trasferito a Torino.

Secondo il pm titolare dell’inchiesta penale, Giuseppe Longo, il responsabile della polizia penitenziaria di Marassi, il comandante Massimo Di Bisceglie, il suo vice, Cristiano Laurenti, sei agenti della penitenziaria e cinque medici che lavorano nel carcere, a diverso titolo avrebbero nascosto l’episodio. Gli uomini in divisa coprendo il responsabile del pestaggio, l’agente Dario Pincherla, 30 anni, indagato per lesioni personali. Costui avrebbe manganellato il recluso in un locale del carcere privo di telecamere e in assenza di testimoni. Pincherla ha un passato burrascoso alle spalle. Otto anni fa era stato arrestato per una sparatoria e ancora minorenne indagato e quindi archiviato come presunto autore del lancio di sassi da un cavalcavia dell’autostrada. Al suo superiore, Massimo Di Bisceglie, Picherla aveva raccontato di essere stato aggredito e che aveva dovuto difendersi. Ne era nata una colluttazione e il detenuto era rimasto ferito cadendo a terra. Il detenuto aveva denunciato il pestaggio subito, successivamente aveva cambiato versione e sostenuto di essersi ferito cadendo da solo. Pincherla era stato sospeso dal servizio per dodici mesi. Il Dap aveva applicato la sentenza della Corte Europea dei diritti dell’Uomo che aveva censurato il fatto che è i poliziotti coinvolti nella macelleria della scuola Diaz avevano continuato ad esercitare le proprie funzioni.

Sono indagati per favoreggiamento, oltre al comandante e al suo vice, cinque agenti: Giuseppe Cissio, Mario Cutrano, Patrizia Smiraldi, Giuseppe Trinchese e Maurizio Barile. Se saranno rinviati a giudizio dal gip, dovranno rispondere di omissioni di vario genere cinque medici, fra i quali figura la dottoressa Marilena Zaccardi, già indagata per le torture alla caserma di Bolzaneto, durante il G8 genovese del 2001. Il reato si era prescritto, ma la Zaccardi era stata ritenuta responsabile in sede civile e sospesa dall’ordine dei medici per due mesi dalla professione. Il suo nome era tornato alla ribalta come invitata dalla una Asl come relatrice ad un convegno sulla salute nelle carceri. La notizia era finita sui giornali e la sua partecipazione era stata frettolosamente annullata.

Gli altri sanitari coinvolti sono Ilias Zannis, Giuseppe Papatola, Silvano Bertirotti e la psichiatra Silvia Oldrati. Costei aveva visitato e medicato Ferdinando B. e si era accorta che presentava contusioni al volto e segni sul corpo che era possibile far risalire a manganellate. Oldrati aveva segnalato la cosa ai colleghi della Asl 3 in servizio nelle “case rosse” di Marassi ma costoro non avevano redatto alcun referto. Il responsabile medico del carcere, Bertirotti, aveva spedito il detenuto ferito al pronto soccorso dell’Ospedale San Martino dove gli erano state refertate contusioni al cranio, escoriazioni al volto ed ematomi al dorso.

Al direttore del carcere di Marassi all’epoca dei fatti, Salvatore Mazzeo, il 23 novembre scorso è subentrata Maria Milano, che ha accettato di parlare col fattoquotidiano.it . “Il comandante, il vicecomandante e gli agenti (salvo Pincherla, ndr) sono regolarmente in servizio nel carcere. Nessuno di loro è stato ancora rinviato a giudizio e dunque non c’era motivo di sospenderli. Non posso commentare i fatti avvenuti in aprile, ma posso dire, da quel poco che finora ho potuto constatare, che l’atmosfera qui a Marassi è tranquilla. Non si sono verificati episodi di violenza da quando sono entrata in carica. Attualmente a Marassi sono detenut2 789 persone, tutte di sesso maschile. Con un’altra percentuale di stranieri e di tossicodipendenti”.

La dottoressa Milano dal 1994 è nell’amministrazione penitenziaria. Ha ricoperto per sette anni la carica di vicedirettore del carcere di Marassi, altri sette anni li ha trascorsi a Chiavari, tre e mezzo nel carcere genovese di Pontedecimo – l’unico in Liguria dove esiste una sezione femminile – e gli ultimi tre anni e mezzo ha lavorato come vicario del provveditore, Carmelo Cantone che ha risposto al fattoquotidiano.it: “Il carcere di Marassi non è un carcere dove si maltrattano i detenuti né ci sono le squadre di punizione. Ci lavora gente degna, che sa fare il suo mestiere. Se c’è stato un abuso, la magistratura provvederà a punirlo. Ma si tratterebbe di un singolo episodio”.

Il governatore Toti aveva visitato il carcere di Marassi il 17 agosto scorso e aveva dichiarato: “Mi sono fatto l’idea di un carcere che ha i problemi di molti carceri italiani, ma sebbene sia inserito in un contesto urbano, è gestito come un’eccellenza del nostro sistema penitenziario”. Dottoressa Milano, è un giudizio realistico? Marassi sconta le difficoltà di quesi tutte le case di pena italiane: sovraffollamento cronico, strutture vetuste (fu costruito nel 1865), spazi angusti. “Se Toti lo ha detto avrà avuto le sue buone ragioni. Gli spazi di socialità esistono, ci sono laboratori per fare il pane, tipografie, un teatro. Certo siamo ben oltre la capienza regolamentare che di poco oltre i 400 posti e anche rispetto alla capienza massima di 555 posti”.

Renzo Parodi da il Fatto Quotidiano

Comments ( 1 )

  • pellerey mario

    un altro abuso di malapolizia e da uno sbirro che si crede, e non a torto, inftoccabile………abbiamo il nome e cognome, l’indirizzo con pochi clic si ottiene…..cosa aspettiamo? questi servi del potere alla prima pallottola di vendetta si arrenderanno e getteranno la divisa alle ortiche…………polizia del popolo e rilettura del “manual de la gerriglia urbana” che Guevara….no pasaran

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