Genova chiama ancora. Tra giugno e luglio ci saranno trenta giorni di iniziative pubbliche per rilanciare e attualizzare la riflessione intorno a un diverso modello di società, alla luce degli avvenimenti di questi ultimi dieci anni, «con lo sguardo rivolto al futuro», spiega Rita Lavaggi, coordinatrice cittadina degli eventi del decennale. La contestualizzazione di quell’esperienza sta tutta dentro lo slogan scelto dai promotori: “Loro la crisi, noi la speranza”.
Nel 2001, uno dei più grandi movimenti sociali degli ultimi tempi aveva scelto la Genova del G8 per dimostrare l’inconsistenza e l’illegittimità di quelle ricette economiche, prevedendo con largo anticipo i disastri globali che quel tipo di globalizzazione avrebbe portato: una crisi sociale, con oltre un miliardo di persone che muoiono di fame; una crisi economica, causata da un sistema finanziario sganciato dalla vita reale; una crisi climatica, con un pianeta che sta drammaticamente cambiando. Questo ha portato a tensioni, violenze, oppressione: le insurrezioni popolari del Maghreb di questi giorni che ce lo ricordano, rappresentano, altresì, il riscatto, la speranza e la dignità di quelle popolazioni.
Quel movimento pacifico fece paura e fu stroncato a Genova con una repressione senza precedenti:
migliaia di persone pestate, 93 cittadini aggrediti nel sonno alla scuola Diaz, nella caserma di Bolzaneto molti furono torturati, Carlo Giuliani fu ucciso in Piazza Alimonda (e neppure un processo per tentare di fare chiarezza e rendere giustizia a questa morte) e i responsabili di tali violenze pur essendo stati condannati sono ancora al loro posto e molti sono stati promossi. Amnesty International la definì la più grave violazione dei diritti umani dal secondo dopoguerra. Non c’è nessun altro Paese al mondo che abbia i vertici delle polizie e dei servizi segreti condannati in appello.
Ieri, a Tursi, il comitato promotore ha presentato le ragioni del ritorno a Genova: continuare a lavorare per un nuovo mondo possibile, chiedere verità e giustizia, «perché la storia ha confermato e superato nella negatività, purtroppo, le previsioni che facemmo allora». A dimostrarlo ci sarà “Cassandre”, (ispirata dalla figura mitica che, inascoltata, prevedeva il futuro) mostra multimediale che aprirà il 24 giugno al Ducale e chiuderà il 24 luglio, giorno della grande assemblea che concluderà il ritorno fatto dagli appuntamenti rituali, in Piazza Alimonda e sotto la Diaz, dal fitto calendario e dal corteo che si riprenderà il centro allora in balìa della zona rossa degli Otto grandi. La crisi dei cambiamenti climatici, le turbolenze della finanza, le guerre per il controllo del petrolio, i rischi del nucleare, i cambiamenti in America Latina erano tutte questioni già previste dal primo world social forum di Porto Alegre in poi come ha ricordato Vittorio Agnoletto, allora portavoce del Gsf, citando le parole di Walden Bello, sociologo filippino. «Dobbiamo riprendere il filo – esorta Agnoletto – se vogliamo comprendere le rivolte del Maghreb dobbiamo guardare a Chicago dove c’è la borsa dei prodotti agricoli». «Anche il concetto di beni comuni è nato tra Porto Alegre e Genova», insiste il medico milanese mettendo in evidenza la filiazione del popolo dell’acqua da quello che fu chiamato – per la sua vastità – il movimento dei movimenti. All’interno del calendario, il Forum dei movimenti dell’acqua è presente con due workshop, sulla ripubblicizzazione del servizio idrico – i movimenti intendono sperimentare un modello partecipativo – e sul quadro internazionale della gestione del più fondamentale dei beni comuni.
Il percorso, in cui Liberazione figura tra i promotori, è tutt’altro che concluso, è possibile aderirvi e prendere parte alle assemblee nazionali che, da ottobre, scandiscono la preparazione degli eventi (info: wwwgenova2011.org).
Con un messaggio inviato agli organizzatori della conferenza stampa, il leader Fiom, Maurizio Landini, ha annunciato che i metalmeccanici contribuiranno alle inziative anche promuovendo un’assemblea con giovani delegati e studenti «contro la crisi, per il contratto nazionale e la democrazia». Ad aprire le danze, il 24 e 25 giugno, saranno le reti femministe di Punto G con un evento sulla violenza contro le donne, una conferenza sulla laicità contro l’incedere dei fondamentalismi e un confronto tra vecchio e nuovo femminismo.
A ridosso della settimana finale è prevista la maggiore densità di appuntamenti, alcuni generalisti come il ritorno al Carlini, altri autorganizzati da “pezzi” del vastissimo cartello promotore. Anche Rifondazione e i Giovani comunisti saranno visibilissimi sia all’ombra della Lanterna sia nella strada che conduce nella città del primo social forum. Tra le idee già pervenute quella del Legal forum, pronto a tenere un convegno internazionale sulla repressione e quella di Sinistra critica che, come altri soggetti, ha le antenne puntate sul Maghreb (dal primo al 4 aprile ci sarà un forum internazionale in Tunisia a cui prenderanno parte le reti italiane). Titolo della sua iniziativa che proverà a far dialogare le resistenze sociali di questa e quella sponda del Mediterraneo: “La rivoluzione è possibile”.
Sempre sulla strada che porta a Genova, Cgil e Arci svolgeranno un convegno a Roma il 22 marzo alle ore 10.30 (centro congressi Cavour) con Paolo Beni (presidente nazionale Arci) e Enrico Panini (segretario confederale Cgil). La partecipazione della confederazione di Corso Italia è una novità importante a dieci anni dalla diserzione della Cgil (ma non della Fiom e della sinistra sindacale) dall’esperienza del Genoa social forum.
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