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G8 Gevova: I magistrati genovesi svelano un piano dei vertici di polizia per screditarli

Anche il nuovo capo della polizia nelle intercettazioni dell’ex-questore Colucci. De Gennaro e Manganelli contro il Pm. Ma Amato tace
Madonna che silenzio c’è intorno a ‘sto brusio di intercettazioni che vengono da Genova. Il questore dei tempi del G8 dice e stradice al telefono con il capo della digos, sempre quello dei giorni gloriosi del blue block. E tirano in ballo il capo dei capi della polizia di quei tempi e quello del tempo nuovo. E secondo i magistrati di Genova tutti insieme avrebbero messo in pratica un piano preciso per depistarli, e sputtanare soprattutto Zucca, il pm del caso Diaz e le «sue ipotesi del cazzo». Uno legge le anticipazioni e s’immagina chissà quale diluvio di dichiarazioni. Invece no. Zitti tutti. Tranne Haidi Giuliani. La madre di Carlo parla perché non ha altro da perdere dopo l’archiviazione dell’omicidio di suo figlio che un altro pm, quello che cerca di inchiodare 25 manifestanti, vorrebbe sconnettere dalle feroci quanto illegittime cariche dei carabinieri che l’hanno preceduto. Giuliani, ora senatrice del Prc, dice che un Paese democraticamente sincero avrebbe dovuto sospendere e tenere da parte un capo della polizia che non ha saputo (o non ha voluto) evitare disastri. Così non è stato. De Gennaro ora è capo di gabinetto del ministro Amato. Da capo della polizia avrebbe fatto pressioni su Colucci, l’ex questore di Genova, perché mutasse la prima deposizione e dicesse che a convocare Sgalla alla Diaz fu lui e non il suo capo. Sgalla, capo della pubbliche relazioni del Viminale, era quello che stoppava legali e parlamentari al cancello della Diaz stupito di tutto quel can can per una «normale perquisizione». Fu quello che, l’indomani, mostrò esultante il bottino di guerra: gli attrezzi dei muratori che restauravano la scuola e le molotov portate apposta dalla questura. Bella prova. Se l’avesse spedito De Gennaro alla scuola dei noglobal proverebbe che la catena di comando del blitz cominciava da Roma come sospettano i sovversivi senzapatria. Meglio far ritrattare. Colucci è contento dopo aver corretto il tiro: dice che ha sbaragliato tutti. E’ disinvolto come quel giorno in parlamento, la blanda indagine senza poteri che concesse Berlusconi. Gli dissero che poteva dire quello che gli pareva. E lui parlò di black bloc imprevedibili che scendevano da nord verso il mare quando in eurovisione s’era visto il contrario. «Il capo mi ha ringraziato», riferisce a Mortola, quello della digos, dopo la nuova deposizione. Ma un mese tutti e tre vengono iscritti al registro degli indagati. E in questi giorni i postini si stanno dando da fare con gli Acip, gli avvisi di fine indagine preliminare. E per De Gennaro il fatto è aggravato, secondo i pm, per aver indotto alla falsa testimonianza un subalterno con abuso della funzione pubblica esercitata. E dalla procura escono i testi delle intercettazioni. Se De Gennaro fa la figura di quello che preme per cambiare la versione dell’allora testimone Colucci, il suo successore, Manganelli, fa la figura del duro: «Manganelli mi ha detto dobbiamo dargli una bella botta a ‘sto magistrato», continua Colucci con Mortola proprio nei giorni in cui i legali della polizia si scatenavano contro i magistrati che avrebbero speso troppo e male nell’inchiesta sulla notte cilena della Diaz. Era maggio, un mese prima della successione al vertice del Viminale. «E’ stato un tradurre liberamente e con un linguaggio inappropriato la mia manifestazione di vicinanza e affetto a un collega in difficoltà», fa sapere Manganelli alle agenzie. Berlusconi avrebbe detto: fui frainteso. Ma ci sarebbero altre parole forti, riferite dagli intercettati e attribuite al nuovo e al vecchio capo della polizia. E il figurone si accresce con le intercettazioni del superispettore del ministero che indaga sulle molotov sparite dai depositi della questura che telefona a Mortola, sotto controllo proprio per quell’affaire, e gli spiffera quello che gli hanno riferito i magistrati e la questura. Il cronista spulcia febbrilmente le agenzie. Nessuna reazione. Muta la politica. Muti i difensori d’ufficio di ogni divisa, specie in campagna elettorale salvo poi scordarselo quando scrivono le finanziarie. Muti i sindacati della polizia, tutti, anche quelli con la penna facile sulla famiglia di Federico Aldrovandi, ucciso da un controllo di polizia, quelli che s’erano spalmati su De Gennaro come se la Fiom si spalmasse su Marchionne. Zitto il Viminale. Amato. Che pensa di fare il ministro degli Interni di fronte di fronte al dubbio feroce di un piano del suo braccio destro contro quei magistrati che lo indagano? Una commissione d’inchiesta potrebbe servire a tutti per capire come è stata possibile la più grande sospensione dei diritti umani in Occidente dalla fine della II guerra mondiale. O dobbiamo attendere una fiction in tv tra vent’anni?

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