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Francia: I sindacati vincono brillantemente il secondo turno

I sindacati, ancora uniti, hanno vinto martedì la loro scommessa, dopo una prima mobilitazione già riuscita il 19 gennaio. Secondo i dati dello stesso ministero dell’Interno, il numero dei manifestanti non si vedeva da trent’anni. La resa dei conti continuerà il 7 e l’11 febbraio.

di Dan Isarel

Martedì 31 gennaio, Elisabeth Borne ha accusato gli oppositori della riforma delle pensioni di essere in “negazione”. Ma visto il clamoroso successo in tutta la Francia della seconda giornata di manifestazioni contro il piano del governo, l’accusa rischia di rivoltarsi contro l’esecutivo.

Secondo BFMTV, è stato durante una riunione dei deputati della maggioranza all’Assemblea nazionale che il presidente del Consiglio ha accusato di non vedere la realtà coloro che “vorrebbero alimentare una lite sui dati sui bilanci del regime”. Allo stesso tempo, ha chiesto di “rispettare le opinioni di coloro che manifestano”. Ma questa duplice posizione rischia di diventare insostenibile molto rapidamente.

Questa giornata del 31 gennaio segna un netto irrigidimento di opposizione al progetto voluto da Emmanuel Macron di abbassare l’età legale di partenza da 62 a 64 anni, e di portare il periodo contributivo a 43 annualità più velocemente del previsto, necessario per ottenere il “tasso pieno” (di contributi).

L’unità sindacale regge bene, e il rifiuto della riforma è stato espresso all’unanimità, e in tutti i modi possibili, nei cortei che Mediapart ha seguito in tutta la Francia.

Il ministero dell’Interno ha contato almeno 1,27 milioni di manifestanti in tutta la Francia, ma per la CGT sono stati 2,5 milioni. Il 19 gennaio, per la prima mobilitazione, erano 1,12 milioni, secondo la polizia. A Parigi la questura ne contava 85.000, contro 80.000 del 19, e la CGT 500.000, contro 400.000.

Se avevamo parlato di impennata popolare per il primo giorno di manifestazioni, stavolta non siamo lontani dal maremoto: per tutta la Francia le cifre annunciate dalle autorità sono le più alte degli ultimi trent’anni per le mobilitazioni sindacali. Sopra anche quelle delle proteste del 1995, 2003 e 2010, che hanno tutte superato di poco il milione di persone, con un picco di 1,25 milioni il 12 ottobre 2010.

Consapevoli dei rapporti di forza che stanno diventando sempre più favorevoli a loro, i sindacati hanno convocato in serata due nuove mobilitazioni, martedì 7 febbraio, poi sabato 11 febbraio. La marcia di sabato è stata una richiesta ricorrente della CFDT e di altre organizzazioni tradizionalmente più combattive come la FSU, per poter coinvolgere i dipendenti che non desiderano perdere lo stipendio scioperando.

I cortei riprenderanno quindi a gran voce, quando il testo sarà discusso in seduta all’Assemblea nazionale (dal 6 febbraio). Il testo del sindacato intersindacale invita anche “per allora, a moltiplicare le azioni, iniziative, riunioni o assemblee generali ovunque sul territorio, nelle aziende e nei servizi, nei luoghi di studio, anche attraverso lo sciopero”.

Questa volta è una concessione alla CGT, le cui truppe battono i piedi e vogliono moltiplicare le azioni tra i giorni di manifestazione. Per il momento non è stato comunque lanciato alcuno slogan nazionale che invochi uno sciopero rinnovabile, mentre i battaglioni sindacali più “duri” non nascondono la volontà di tentare questa opzione, per bloccare il Paese. La giornata del 7 febbraio era già prospettata da alcuni come un trampolino di lancio per iniziative del genere.

Più persone in manifestazione, scioperi meno forti

Questo martedì nella capitale, il corteo si è allungato per più di 4 chilometri, e le persone che sono partite per ultime da Place d’Italie (13° arrondissement) hanno dovuto aspettare quasi 4 ore prima di partire per Place des Invalides (7° arrondissement). Per sbloccare la piazza è stato necessario aprire un percorso alternativo, in accordo con la Questura.

Ma per la seconda volta consecutiva, la folla ha colpito soprattutto tutta la Francia. Molte città hanno mostrato un aumento della mobilitazione, secondo i dati delle stesse autorità. Con un incremento di presenze particolarmente notevole a Marsiglia, dove la prefettura ha contato 40.000 manifestanti, contro i 26.000 del 19 gennaio. Un livello di mobilitazione che non si vedeva da quasi vent’anni. Possiamo anche notare un forte balzo a Montpellier, con 25.000 persone contate dalla polizia, contro le 15.000 del 19 gennaio. La partecipazione è ulteriormente migliorata a Nantes (28.000 persone) o Rennes (10.000), ma anche in piccoli centri come Calais (5.000), Guéret (4.300) o Sète (4.500).

C’erano anche le folle dei grandi giorni, allo stesso livello del giorno precedente, a Tolosa (34.000), Clermont-Ferrand (17.000), Bordeaux (16.500), Rouen (14.000), Strasburgo (10.500) o Nizza ( 7.000). Le immagini sono spesso impressionanti, come questa folla riunita a Quimper.

Alla SNCF (ferrovie dello stato), il tasso di scioperanti è sceso dal 46,3% al 36,5%. Ma secondo i dati pubblici esaminati da AFP, la compagnia ferroviaria ha ancora cancellato tre quarti dei suoi treni al di fuori dell’Île-de-France.

Altro segnale gradito per i sindacati: anche i giovani stanno aderendo al movimento di protesta. Circa duecento scuole superiori (contro le settanta del 19) hanno lanciato operazioni di blocco o sciopero martedì mattina. Alcune facoltà hanno anche organizzato movimenti di sciopero. A Parigi, gli studenti di Sciences Po hanno occupato i locali durante la notte.

I numeri degli scioperi sono invece inferiori a quelli del 19 gennaio, in tutti i settori, anche se sono tutt’altro che insignificanti. Alla SNCF, il tasso di scioperanti è sceso dal 46,3% al 36,5%. Ma secondo i dati pubblici esaminati da AFP, la compagnia ferroviaria ha comunque cancellato tre quarti dei suoi treni al di fuori dell’Île-de-France (7.199 treni cancellati su 9.633 previsti).

Nella Pubblica Istruzione, la metà degli insegnanti della scuola primaria si è dichiarata scioperante il 31 gennaio, contro il 70% il 19, secondo il conteggio di SNUipp-FSU, il primo sindacato della scuola primaria. A La Poste, l’8,79% dei dipendenti era in sciopero, secondo la direzione, rispetto al 14,64% dell’ultima volta. Nelle raffinerie e nei depositi di carburante di TotalEnergies, la CGT ha contato dal 75 al 100% degli scioperanti, dove la direzione ha stimato il tasso al 55%, ovvero 1 punto in meno rispetto al 19 gennaio.

In EDF, i dipendenti, molto mobilitati contro questo progetto di riforma, hanno optato per le operazioni Robin Hood piuttosto che per i classici giorni di sciopero: liberare l’elettricità per gli ospedali, accendere i contatori nelle ore non di punta a determinate attività, in particolare i fornai, sembrano essere modalità più efficienti. E le loro azioni sono ampiamente applaudite dal pubblico.

Dialogo dei sordi

La giornata si è svolta come un duello a distanza tra governo e manifestanti. In Assemblea il testo è già all’esame della Commissione Affari Sociali. Durante le interrogazioni al governo, il ministro del Lavoro Olivier Dussopt ha proseguito sullo stesso filone dei suoi colleghi e dei deputati della maggioranza dal fine settimana precedente, quello del lavoro e del merito. “È uno sforzo? Sì. Si tratta di uno sforzo necessario per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico a ripartizione. La volontà del governo è di rendere questo sforzo il più equo possibile”, ha affermato.

In risposta al deputato comunista Pierre Dharréville, il Ministro ha anche affermato: “Se ritirassimo questa riforma, il sistema crollerebbe e le pensioni per i pensionati crollerebbero del 20%”, facendo leva su quanto afferma il Consiglio di orientamento delle pensioni (COR). Tuttavia, se il Comitato prevede un abbassamento del livello delle pensioni a seguito delle riforme già votate, nulla dice che la nuova riforma consentirebbe di correggere questo fatto in modo significativo.

Il Ministro dice semplicemente che lavorando più a lungo i lavoratori contribuiranno più a lungo, e quindi otterranno pensioni migliori… dimenticando di ricordare che chi attualmente lavora oltre l’età legale ha diritto a pensioni migliori, grazie a una maggiorazione che la futura riforma eliminerà.

In crudele eco a queste affermazioni, le persone che hanno marciato ad Annonay (Ardèche), la città da cui Olivier Dussopt è originario e dove è stato sindaco dal 2008 fino al suo ingresso al governo nel 2017, hanno fatto risuonare le parole de L’Opportuniste, la canzone di Jacques Dutronc. Nicole, operaia in una fabbrica di plastica, non ha parole abbastanza dure per il ministro: “Dovrebbe sapere cos’è il duro lavoro. Deve aver dimenticato da dove viene».

A più di 500 chilometri di distanza, a Parigi, Mohamed, 60 anni, ha partecipato alla sua prima manifestazione. Lui, che ripara le attrazioni di Disneyland, conta i gesti professionali che non può più compiere, e smentisce tutte le argomentazioni dei ministri assicurandogli che si potrà lavorare sempre più a lungo: “Ci sono già tante cose che non posso fare: salire in cima alle attrazioni, portare una borsa degli attrezzi da 35 chili, arrancare lungo i binari, non ce la faccio più. Come faranno le persone a 64 anni o più?»

Tra manifestanti e governanti si instaura un dialogo tra sordi. E la situazione di stallo continuerà la prossima settimana per aumentare di intensità.

da mediapart.fr

traduzione a cura di Turi Palidda

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