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Francia: Manifestazione in difesa dell’acqua. La polizia spara granate. Molto grave il bilancio dei feriti

Manifestazione internazionale in difesa dell’acqua a Saint-Soline. I manifestanti ecologisti protestano contro la costruzione di un grande bacino idrico, ma le proteste si inseriscono nella più ampia mobilitazione contro la riforma pensionistica che agita la Francia da dieci giorni. La polizia ha caricato il corteo con lanci di granate e gas lacrimogeni. Molto grave il bilancio dei feriti: 250, di cui 10 in ospedale, 2 a rischio disabilità e 1 persona in pericolo di vita

A Sainte-Soline, nel dipartimento delle Deux-Sèvres nella regione della Nuova Aquitania nell’Ovest del Paese,  si sono riunite migliaia di manifestanti ecologisti.

L’obiettivo è una protesta contro il progetto del mega-bacino idrico in costruzione. Progetto voluto da una cooperativa di agricoltori e sostenuto dal governo.

Almeno 25mila persone, tutta l’area del bacino artificiale era stata militarizzata, con l’arrivo dei dimostranti gli agenti hanno innescato violenti scontri, durati almeno due ore, con utilzzo di lacrimogeni idranti e granate GM2L. Molto grave il bilancio dei feriti: 250, di cui 10 in ospedale, 2 a rischio disabilità e 1 persona in pericolo di vita

La cronaca di Radio Onda d’Urto con Federica del cento sociale Morion. Ascolta o scarica

 

 

La Francia brucia da dieci giorni, la protesta più ampia è quella contro la riforma che alza l’età da 62 a 64 anni. Ieri annullati anche voli su Parigi e Lione a causa dei disagi.

Mentre il Paese si solleva per difendere le pensioni, noi contemporaneamente ci alziamo per difendere l’acqua” , affermano gli organizzatori, come riporta il quotidiano Liberation. I manifestanti cantano slogan che sentiamo ripetersi in tutte le manifestazioni contro la riforma pensionistica in ogni città francese.

aggiornamenti:

Il corteo è rientrato in campeggio e si sposterà in un altro accampamento per le assemblee conclusive di domani. Nel tardo pomeriggio un gruppo è riuscito a sabotare le infrastrutture che portano l’acqua al bacino. Molto grave il bilancio dei feriti: 250, di cui 10 in ospedale, 2 a rischio disabilità e 1 persona in pericolo di vita

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Comments ( 1 )

  • Gianni Sartori

    PROBLEMI AMBIENTALI IN CAMBOGIA TRA DELFINI A RISCHIO ESTINZIONE E DEFORESTAZIONE ILLEGALE

    Gianni Sartori

    Segnali contraddittori in materia ambientale dalla Cambogia. Mentre sono state annunciate misure protettive per salvaguardare una rarissima specie di delfino, l’orcella asiatica, conosciuto anche come delfino di Irrawaddy (dal nome di un fiume birmano in cui venne individuato nell’’800), si scoprono traffici illegali di legname proveniente dalle aree protette, dal disboscamento delle foreste primarie. Traffici in cui sarebbero coinvolti personaggi legati al governo.

    Cominciamo dal delfino. Anche se poi più che con i delfini, l’Orcaella brevirostris risulterebbe imparentata con le orche. Da adulto supera abbondantemente i due metri di lunghezza e può raggiungere 130 kg. di peso. In passato era reperibile in prossimità delle coste dal Bengala alla Nuova Guinea e nei fiumi che risaliva abitualmente. In particolare nel Gange e nel Mekong. Quello devastato nel secolo scorso dai bombardamenti USA al diserbante, più recentemente dagli scarichi delle aziende inquinanti (v. concerie) in trasferta dall’Europa. Ma ormai è alla soglia dell’estinzione, in passato cacciato soprattutto per il suo olio, attualmente la maggior parte perisce o a causa degli esplosivi usati per il bracconaggio ittico o – soprattutto – per essere rimasti intrappolati nelle reti. Se alla fine del secolo scorso in Cambogia se ne contavano circa 200, al momento i sopravvissuti non sarebbero più di una novantina. Anche recentemente (dicembre 2022) aveva suscitato una certa indignazione il reperimento di ben tre giovani esemplari – deceduti – in una rete da pesca. Un’altra decina, secondo il WWF, era morta in circostanze analoghe nel 2022. Del resto si calcola che siano almeno una trentina quelli deceduti a causa delle attività umane negli ultimi tre anni.

    Consapevole del rischio di una prossima estinzione, in gennaio il governo cambogiano aveva ordinato la creazione di zone di conservazione nel Mekong, dove sopravvivono – in un tratto di soli 190 km nella parte nord-orientale del Paese – gli ultimi esemplari accertati.
    Tra le richieste degli ambientalisti, oltre al divieto di pesca nell’area protetta, l’istituzione di pattuglie sia diurne che notturne per proteggere i delfini dai bracconieri.

    Più recentemente, seconda metà di marzo, si assisteva ad un contenzioso tra il generale Hun Manet (figlio del primo ministro Hun Sen, comandante dell’esercito e presumibilmente destinato a governare la Cambogia in un prossimo futuro) e il Cambodia Daily.

    Il giornale lo aveva citato in quanto coinvolto nel commercio illegale di legname. Attaccato anche dal premier (padre di Hun Manet ) il Cambodia Daily ha forse rischiato di fare la stessa fine del Voice of Cambodia (fatto chiudere in febbraio).
    Schierati totalmente con il governo invece altri giornali legati al Partito popolare cambogiano.

    L’articolo pubblicato dal Cambodia Daily riprendeva una recente inchiesta già pubblicata sul sito ambientalista Mongabay.
    L’inchiesta documentava la deforestazione illegale nei distretti di Siem Pang e Sesan (provincia di Stung Treng, al confine con il Laos) da parte della TSMW, una società che – secondo Mongabay – sarebbe legata a un misterioso personaggio: “Oknha Chey” (“magnate vittorioso” in lingua khmer). Il nome, stando alle dichiarazioni dei residenti, veniva pronunciato regolarmente dai boscaioli e dai camionisti impegnati nell’abbattimento e nel trasporto dei tronchi.
    All’inizio del 2022 in questa regione veniva costruita una strada poi utilizzata nottetempo da centinaia di camion che trasportavano legname.
    Legname carpito illegalmente da una vasta area di seimila ettari di foresta pluviale primaria. Non ancora adeguatamente protetta, ma comunque classificata come terreno demaniale e inserita in un corridoio ecologico gestito dal Ministero dell’Ambiente. Ossia non disboscabile senza permessi governativi.
    Quanto a “Oknha Chey” si tratterebbe di “un generale a tre stelle impegnato anche come alto funzionario del ministero dell’Interno” e
    già coinvolto in precedenti indagini (sempre legate a pratiche illegali di disboscamento). Identificato grazie ai giornalisti che hanno mostrato la foto del generale Meuk Saphannareth ad alcuni acquirenti vietnamiti che lo hanno riconosciuto come l’Oknha Chey da cui compravano il legname. Appunto un “generale a tre stelle”, legato sia alla TSMW che al primo ministro Hun Sen e suo figlio Hun Manet (oltre che vicedirettore del Dipartimento generale delle carceri presso il ministero degli interni). 
    Alcuni militanti ambientalisti ritengono che “Oknha Chey” guadagnerebbe circa 3,75 milioni di dollari per ogni mese di attività di disboscamento.

    Gianni Sartori 
     
     
     

     
     

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