Francia: Il ministro degli interni mette “fuorilegge” gruppi antifà e pro-Pal

Bruno Retailleau, ministro degli interni francese, annuncia in diretta su una tv di estrema destra la messa a “fuorilegge” nei confronti del movimento antifascista di Lione La Jeune Garde e di Urgence Palestine. France Insoumise e il collettivo ebraico Tsedek! accusano: «Deriva autoritaria»

di Filippo Ortona da il manifesto

«Bisogna colpire gli islamisti»: con questa giustificazione il ministro degli interni francese Bruno Retailleau ha motivato ieri la sua volontà di procedere alla dissoluzione di Urgence Palestine, la piattaforma nazionale che dall’ottobre 2023 coordina le mobilitazioni per la Palestina in Francia. Un annuncio fatto alla vigilia del primo maggio e in diretta tv sul canale di estrema destra CNews.

«Nel momento in cui si vuole distruggere e annientare il popolo palestinese, che fa il governo francese? Vuole dissolvere il nostro collettivo, è insopportabile», ha detto Omar Al Soumi, figura di riferimento di Urgence Palestine, in un video postato sui social del movimento. «Questa è la realtà di una Francia che è complice del genocidio», ha aggiunto.

Il giorno prima, Retailleau aveva annunciato – questa volta davanti all’Assemblée Nationale – un’altra procedura di dissoluzione, nei confronti del movimento antifascista di Lione La Jeune Garde, fondato nel 2018 per contrastare l’influenza crescente dell’estrema destra in quella città.

IL TENTATIVO di disciogliere il collettivo antifascista arriva «nel bel mezzo di un’ondata islamofoba, e su richiesta del Rassemblement National», ha scritto su X il deputato de La France Insoumise (e portavoce de La Jeune Garde) Raphaël Arnault, per il quale le organizzazioni antifasciste sono «uno strumento indispensabile, l’estrema destra l’ha ben capito e cerca di distruggerci».

Per l’eurodeputata della France Insoumise Rima Hassan, l’attacco in piena regola contro La Jeune Garde e Urgence Palestine mostra che «la deriva autoritaria di Macron» è «reale, tangibile». «Al più alto livello dello Stato, un ministro islamofobo applica dei metodi fascisti per tentare di far tacere le voci della pace e dell’antifascismo», ha scritto il deputato Lfi Thomas Portes.

Gli annunci di Retailleau – che, pur non essendo membro del Rassemblement National, è noto per incarnare una linea dura contro migranti e cittadini razzializzati arabi – sono giunti a meno di una settimana di distanza dalla morte di Aboubakar Cissé, vittima di un omicidio islamofobo venerdì scorso in una moschea nel sud del paese.

Le due organizzazioni, La Jeune Garde e Urgence Palestine, sono divenute negli ultimi tempi alcuni tra i bersagli preferiti dei media dell’estrema destra francese. Una galassia di magazine, radio e tv che da mesi accusa le due realtà di essere organizzazioni violente e «islamiste», se non antisemite.

Alcune realtà attive nell’organizzazione del sostegno alle politiche israeliane hanno espresso la loro soddisfazione. La dissoluzione del movimento pro-pal «è la République che riprende i suoi diritti e riafferma che non si può essere antisemiti impunemente nel paese», ha detto all’Afp Sarah Aizenman, presidente del collettivo pro-israeliano Nous vivrons.

IL COLLETTIVO EBRAICO antisionista Tsedek!, invece, ha dato il proprio «sostegno» a entrambe le organizzazioni minacciate. Tale dissoluzione, ha scritto Tsedek!, mostra come «il fascismo non è più solo alla porta, ma è ormai ciò che costituisce il quadro politico in cui siamo costretti già ora a muoverci».

In Francia la dissoluzione di un’associazione è pronunciata unilateralmente dal consiglio dei ministri, dopo che le associazioni oggetto della procedura hanno avuto l’opportunità di rispondere a delle domande formulate dalle autorità. Le organizzazioni dissolte in questo modo hanno la possibilità di far ricorso in tribunale. Nel 2023 il Consiglio di Stato, la più alta corte amministrativa del paese, aveva annullato la dissoluzione del movimento ecologista Les soulèvements de la terre, voluta dall’allora ministro degli interni Darmanin, che aveva paragonato il movimento a un’organizzazione «eco-terrorista».

 

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