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Federico, Marcello, Aldo, Stefano

La notte del 25 settembre 2005, dopo una chiamata al 113 di una signora che segnalava un ragazzo «che sbatteva dappertutto» dalle parti dell’ippodromo di Ferrara, una pattuglia della polizia fermava Federico Aldrovandi, 18 anni. Secondo il rapporto della questura, all’arrivo della volante Alfa 3, ci fu una colluttazione tra il ragazzo e gli agenti. Dopo l’arrivo di una seconda volante, Alfa 2, alle 6.04 la prima pattuglia richiedeva l’invio di un’ambulanza, per «sopraggiunto malore». Il personale del 118 trovava il paziente «riverso a terra, prono con le mani ammanettate dietro la schiena, incosciente». L’intervento si concluse, dopo numerosi tentativi di rianimazione cardiopolmonare, con la constatazione della morte del giovane, per «arresto cardio-respiratorio e trauma cranico-facciale».Marcello Lonzi muore in una galera livornese nel 2003 per «arresto cardiocircolatorio»: il suo corpo era sfigurato e sua madre cerca ancora la verità. Aldo Bianzino, falegname, arrestato il 12 ottobre 2007 e condotto nel carcere Capanne di Perugia, viene trovato morto in cella il 14. A due anni di distanza, ieri c’è stata l’udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio nel procedimento nei confronti di un agente della polizia penitenziaria addetto alla sorveglianza nella sezione 2 B. Pochi mesi fa Roberta, la sua compagna, se ne è andata per sempre senza riuscire a conoscere la verità. Stefano Cucchi aveva 31 anni e faceva il geometra nello studio che divideva con il padre e la sorella. È morto nel reparto detentivo dell’ospedale Pertini di Roma il 22 ottobre scorso con il viso pestato e due vertebre rotte. Era stato arrestato il 16. Crimini «di pace» che «normalmente» si consumano nelle carceri italiane e nei tanti luoghi in cui la legalità è sospesa.

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