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Eni denuncia un professore di storia per aver detto la verità

Ultima Generazione rende noto la denuncia da parte dell’Eni contro il professore di storia Giuli per aver detto la verità e invita il presidente Mattarella, non stare a guardare mentre il Governo difende i potenti

di Ultima Generazione

Le chiamano querele temerarie; sono quelle denunce che le grandi aziende e uomini politici fanno a privati cittadini – in genere giornalisti – per intimidirli e zittirli. Ultimamente Eni sembra averci preso gusto. Alla denuncia ad Antonio Tricarico di ReCommon è seguita, nella giornata di ieri, la denuncia a Giuli, un professore di storia aderente ad Ultima Generazione. Qui la sua testimonianza. Le accuse, assurde e strumentali, sono di diffamazione a mezzo stampa per delle affermazioni rilasciate sui social e persino di istigazione a delinquere. Il Prof. Giuli ha denunciato, e continuerà a denunciare, il ruolo criminale di Eni nel aggravare la crisi climatica. I fatti sono chiari: è dagli anni settanta che Eni è al corrente dei rischi derivanti dalle emissioni e continua ad investire nell’estrazione dei combustibili fossili facendo affari con regimi dittatoriali. Querelare chi dice la verità è un attacco alla libertà di espressione. Ma ciò che è ancora più grave e inaccettabile è l’atteggiamento complice di un governo che non solo chiude gli occhi di fronte a questo attacco sfacciato alla libertà di espressione, ma addirittura lo facilita. Il cosiddetto “ddl sicurezza” non è altro che l’ennesimo bavaglio imposto a chi alza la voce. È vergognoso che in un paese democratico si permetta un simile scempio dei diritti fondamentali, mentre i veri responsabili degli abusi e della crisi climatica restano impuniti. Per questo chiediamo al Presidente della Repubblica di non prestarsi a una firma vigliacca del ddl Sicurezza.

Le affermazioni contestate

Quali sono le affermazioni contestate? Sono due:

  1. “Eni continua a portare avanti affari illeciti dettando politiche energetiche all’Italia e sfruttando in modo coloniale le risorse di paesi come Nigeria e Mozambico”
  2. Eni è “colpevole e criminale” affermando che “non sta rispettando alcun accordo internazionale e invece sta aumentando gli investimenti in combustibili fossili” e ancora “ Eni sapeva fin dagli anni settanta perché aveva pubblicato degli studi privati che dicevano, testuali parole che ci sarebbero state delle conseguenze devastanti se avessero continuato ad immettere anidride carbonica nell’atmosfera”

La verità è una sola

Cominciamo dall’ultima affermazione (Eni conosceva i rischi delle emissioni). Da un’ inchiesta di ReCommon infatti sono emersi report del centro di ricerche di Eni che, già negli anni settanta, avvertiva dei rischi derivanti dalle emissioni. Avvertimenti che evidentemente sono stati ignorati. Ancora, dire che Eni: “… sta aumentando gli investimenti in combustibili fossili” è dire la verità. L’organizzazione Oil Change International basandosi su documenti ufficiali di Eni, pubblica un rapporto che riporta che il 90% del capitale investito di Eni riguarda progetti di estrazione ed esplorazioni di nuove fonti fossili. In più, veniamo a scoprire come nell’anno 2022 Eni, a fronte di un miliardo investito in Plenitude (il segmento “rinnovabile delle sue attività”) ha investito 15 miliardi nel segmento legato ai combustibili fossili. Dunque dire che Eni “sta aumentando gli investimenti in combustibili fossili”, fregandosene dei parametri stabiliti in sede internazionali per arrestare la crisi climatica, è dire la verità. Quanto all’accusa di “colonialismo”. Eni ha forti interessi in Africa, nei paesi citati dal Prof. Giuli, Nigeria e Mozambico, ma ha proficui rapporti anche con l’Egitto, cioè con un regime dittatoriale e spietato che, tra i tanti crimini, si è reso responsabile della morte del ricercatore italiano Giulio Regeni; è stata proprio la denuncia di questi rapporti a portare alla denuncia per diffamazione di Antonio Tricarico.

Eni, lo strapotere del fossile

Il maggior azionista di Eni è lo stato Italiano, attraverso il ministero di Economia e Finanza. Eppure si ha l’impressione che il rapporto gerarchico sia al contrario , cioè che sia Eni a dominare l’Italia. Claudio Descalzi è un uomo potentissimo, benvoluto da destra e sinistra (è ad di Eni da dieci anni, “sopravvissuto” a quattro governi), certamente molto più influente del Ministro dell’Ambiente Picchetto Fratin. Eni inoltre ha costruito un’immagine di fiducia con gli italiani, colonizzandone (è proprio il caso di dirlo) l’immaginario, attraverso le pubblicità greenwashing e le sponsorizzazione ai grandi eventi culturali (Sanremo, concerto del Primo maggio) e sportivi.

 

 

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