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Emiliano aggredito e ai domiciliari. Colpevole di difendere la vita

ll giudice monocratico ha convalidato i fermi dei sei fermati in seguito all’aggressione di ieri mattina alla Sapienza a Roma. Nei confronti dei due militanti di Forza Nuova Gabriele Acerra e Martin Avaro sono stati disposti gli arresti domiciliari. Medesima misura per Emiliano Marini, che è uno degli aggrediti e che ha solo difeso i suoi compagni dalla violenza dei fascisti. Per gli altri tre, Federico Ranalli ed Andrea Fiorucci, di Forza Nuova, e per Giuseppe Mercuri, anche lui tra gli antifascisti aggrediti, è stato convalidato il fermo ma disposta l’immediata remissione in libertà. Il processo è stato aggiornato al 2 luglio. Il giudice ha deciso in base ai precedenti penali. Ma tutti sanno com’è andata. Lo sanno quelli che c’erano, lo sanno quelli che se lo sono fatto raccontare, lo sanno quelli che, a vario titolo, conoscono i soggetti coinvolti. Lo sanno la polizia e i magistrati, lo sanno i politici della palude equidistante e i giornalisti che parlano di «rissa». Lo sa persino Roberto Fiore, il leader di Forza nuova che qualche giorno fa è entrato al parlamento europeo grazie all’accordo sotterraneo con la berlusconiana Alessandra Mussolini causando il ribrezzo dei suoi colleghi. Solo la generosità di Emiliano, Giuseppe e degli altri studenti aveva impedito che la par condicio tra barbarie e vita contagiasse anche l’università e Fiore entrasse alla Sapienza. I fascisti hanno reagito rabbiosamente assaltando, armati e senza nessuno scrupolo, gli studenti. Avevano cercato lo scontro fin dalla sera precedente. Se i ragazzi non si fossero difesi, se la gente che si trovava lì per caso, di passaggio non gli avesse dato un mano, se non avessero trovato delle sedie da lanciare per tenere lontani i coltelli degli assalitori, sarebbe andata anche peggio. Gli studenti hanno organizzato nel primo pomeriggio un’assemblea sulla scalinata della facoltà di lettere della Sapienza per discutere di quanto è accaduto negli scorsi giorni. Per connettere la xenofobia degli assalti ai negozi dei bengalesi al Pigneto all’attacco di ieri alla Sapienza. “Il provvedimento del giudice del tribunale di Roma ci lascia perplessi perchè trasforma l’assalto organizzato di un gruppo di fascisti ai danni degli studenti dei collettivi in una rissa tra balordi”. Lo ha dichiarato Simone Sallusti, membro della segreteria romana di Rifondazione comunista. «Non è la prima volta che la violenza politica della destra – continua Sallusti – e gli attacchi che ininterrottamente i militanti della sinistra subiscono da anni in questa città vengono derubricati a risse. ». L’assemblea di questo pomeriggio sarà l’occasione anche per organizzare il presidio che domani mattina gli studenti metteranno in atto nella Sapienza nella giornata in cui era previsto il convegno organizzato da Forza Nuova nella facoltà di Lettere sulle Foibe poi annullato dal prorettore. “C’è chi gira per Roma con le spranghe in macchina e chi quotidianamente cerca di costruire risposte sociali ai bisogni dei ceti popolari – continua Sallisti – Mettere sullo stesso piano i due atteggiamenti ci sembra francamente sconcertante. Esprimiamo quindi la nostra vicinanza e solidarietà ad Emiliano certi di riaverlo quanto prima al nostro fianco. Emiliano, Giuseppe e i loro compagni non hanno nessuna intenzione di perdere tempo giocando alla guerra fra bande. Hanno ben altro da fare”. La Rete per l’autoformazione in questi anni ha fatto molto di più, ha riempito la macchina autoreferenziale dell’accademia con seminari e corsi di primo piano, con nomi di punta della cultura internazionale. Tutto gratuito, offrendo ai loro colleghi che sono costretti a indebitarsi per pagare migliaia di euro per inutili master post-lauream un’alternativa. Emiliano, Giuseppe e gli altri della Rete hanno trasformato con anni di presenza il linguaggio stesso dei movimenti, hanno messo in pratica la commistione tra ricerca e politica, tra inchiesta e attivismo. Non hanno fatto altro che difendere l’autonomia dei saperi da chi odia l’intelligenza. E chi odia l’intelligenza, al tempo dell’intellettualità diffusa e dell’autoformazione, odia la vita.

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