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Egitto: Ancora tortura e prigione per il consulente di Regeni

Prolungata la costudia si Ibrahim Metwaly arrestato il 10 settembre dai militari di Al Sisi con l’accusa di “Eversione”

È stata prolungata di altri 15 giorni la custodia cautelare in carcere inflitta all’avvocato Ibrahim Metwaly, consulente legale al Cairo della famiglia di Giulio Regeni, il ricercatore italiano assassinato nella capitale egiziana lo scorso anno. Lo hanno riferito all’agenzia Ansa fonti giudiziarie.

Metwaly era stato arrestato il 10 settembre all’aeroporto della capitale egiziana mentre si recava a Ginevra per partecipare a una sessione del Consiglio dei diritti umani dell’Onu. Un primo prolungamento di due settimane della custodia cautelare era stato deciso il 20 settembre. In base allo Stato di emergenza proclamato in Egitto, il caso viene gestito a porte chiuse dalla Procura per la Sicurezza dello Stato e non da un normale tribunale.

Metwaly è accusato per una serie di reati tra cui «eversione, formazione e gestione di un gruppo creato contro la legge», secondo quanto rivelato il mese scorso dal suo legale, Ezzat Ghonem. C’è inoltre l’accusa di contatti non- autorizzati con «parti straniere», «cospirazione con un responsabile dell’Onu» e «diffusione di informazioni false».

Nel corso della sua detenzione l’avvocato ha subito abusi, privazioni e torture fisiche e psicologiche nelle famigerate carceri del regime di al Sisi. La condizione dei prigionieri in Egitto è stata denunciata decine di volte nei rapporti delle organizzazioni umanitarie e delle stesse Nazioni Unite. I metodi che i servizi di sicurezza egiziani mettono in atto negli interrogatori per spingere i presunti colpevoli ( quasi sempre oppositori politici o persone sgradite al potere) a confessare o a rilasciare informazioni sono un fatto noto. Nel caso del povero Metwaly c’è anche l’idea di depistare, insabbiare o comunque rallentare l’inchiesta sulla morte di Regeni e sulle sempre più innegabili responsabilità del regime egiziano.

da il dubbio

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